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Star Wars Outlaws – Recensione

Chi non ha mai sognato di brandire una spada laser e di diventare l'eroe della galassia lontana lontana? Tutti, o quasi, perché se la forza dell'universo creato da George Lucas risiede (anche) nell'ignoto e nell'incontro tra specie diverse, allora la propria sete di avventura può essere dissetata solo stando molto a terra, tra la gente, oltre che tra le stelle. E se pur è vero che tra la folla di malcapitati e poco di buono non si percepisce un briciolo di Forza, state certi che a persone come Kay Vess non importi proprio nulla.



Dalle strade malate di New York con The Division, Massive Entertainment ha voluto salire fino allo spazio con Star Wars Outlaws, proponendo sì un'avventura originale come Star Wars Jedi di Electronic Arts, ma al contempo allontanandosi dalla più tradizionale storia del prescelto. La loro eroina (poiché tanto dal topos del viaggio dell'eroe non si scappa) è infatti una squattrinata strafalciona in cerca di un bottino via via più grande per diventare la ladra più temuta del circondario.



Eppure, proprio nei suoi inciampi e sbagli, tanto letterali quanto relativi al sistema di gioco, ci racconta un tipo di Guerre Stellari lontano dalle principesse e dai paladini, quello cioè degli emarginati e delle comparse che riempiono gli angoli delle taverne mentre sopra di loro impazza la guerra.



Oltre gli Jedi c'è di più



Siamo dalle parti de “L'impero colpisce ancora” e “Il ritorno dello Jedi” in termini cronologici, uno spazio temporale a dir poco burrascoso oltre i cieli. Sulla terra invece, nei bassifondi, le battaglie arrivano come degli echi lontani, o sotto forma di nuovi controlli imperiali, mentre la gente cerca di sopravvivere giorno dopo giorno. C'è così chi fa il barista, chi si arrabatta vendendo qualche pezzo di metallo di dubbia provenienza e chi salta di furto in furto in attesa del colpo grosso che lo faccia andare in pensione, come Kay Vess.



Stufa di derubare i turisti di Canto Bight, la protagonista accetta di fare un colpo ai danni di Sliro, capo del sindacato criminale di Zerek Besh, ma la missione fallisce ed è costretta a fuggire. Per fortuna tra le chincaglierie del criminale scova la nave Trailblazer, il modello personalizzato di una EML 850 con cui riesce a volare via per mettersi in salvo. La fuga è però solo momentanea, dal momento che, essendo braccata dai nemici, finisce per schiantarsi sulla superficie di Toshara, una luna che Massive ha creato appositamente per Star Wars Outlaws in collaborazione con Lucasfilm Games.



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La nostra non si dà per vinta e anzi, approfitta della situazione per farsi un nuovo nome tra i fuorilegge del posto, mettendosi in contatto con i sindacati criminali dell'Orlo Esterno, fino a quando le arriva la possibilità di formare una squadra ed eseguire un colpo tanto rischioso quanto potenzialmente profittevole.



Se è vero che la scrittura e la crescita di Kay rientrano in una serie di canoni già triti e ritriti, pur funzionali ai toni mediamente leggeri del racconto, a coinvolgere davvero è l'atmosfera di Star Wars Outlaws tutto. Possiamo dire che in questo senso Massive abbia mantenuto la sua promessa, quando cioè in più interviste disse di ambire alla creazione di una storia ispirata a Ian Solo e non a Luke Skywalker, alla creazione di un mondo tanto lurido quanto affascinante.



Se con il secondo si parla di eroi e principesse e imperatori del male, con il primo si parla di amici con cui condividere furti, risse da bar e qualche scorpacciata ai bar di strada. A funzionare nel gioco edito da Ubisoft più dei singoli personaggi sono infatti i rapporti che si instaurano tra gli stessi, primo tra tutti quello tra Kay e Nix, il suo animale da compagnia nonché complice di tanti colpi. Peccato che il gioco non sia doppiato in italiano, considerano la fama che la saga mantiene ancora oggi nel nostro paese e l'importante del fattore immersivo; al contempo però, si tratta di una scelta dettata da cause avulse a quelle del game design e pertanto non può rappresentare un difetto della produzione.



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Stealth, action, adventure e open world: dov'è la Forza?



C'è tanto da esplorare in Star Wars Outlaws, tra i vari pianeti, gli avamposti e i segreti da scovare, che sia a piedi, sfruttando la verticalità delle zone per una bella arrampicata in stile Uncharted, o a bordo dello speeder, una sorta di moto da richiamare a proprio piacimento (tranne quando inspiegabilmente il sistema impone un blocco). Il primo open world a tema Guerre Stellari è tutt'altro che innovativo e anzi, nel suo essere conservativo mostra i limiti di questa reiterata struttura, fatta di attività secondarie che cercano l'attenzione del giocatore.



Quantomeno, rispetto ad altri esponenti del settore Outlaws riesce a trovare una sorta di equilibrio tutto suo, nella misura in cui priva il giocatore di indicatori, segnalini ed eventuali puntelli che coprirebbero lo schermo, oltre che di una mini mappa (per orientarsi basta premere un tasto apposito).



D'altronde il titolo non ha l'ambizione di innovare sotto questo o altri aspetti, incrociando elementi di stealth, azione e avventura già rodati nel tempo. Ancora, a distinguere l'ultima fatica di Massive da altri avversari dello stesso genere è la cura riposta nei bassifondi delle città, con tanti corridoi, stanze, conversazioni da origliare e ancora i mini giochi, come i cabinati vettoriali che rendono omaggio ai classici arcade di Star Wars, le corse dei Fathier e il gioco di carte di Sabacc.



Volendosi fare un nome, la protagonista verrà in contatto con i quattro sindacati criminali, organizzazioni malavitose che operano nei settori dell'Orlo Esterno per contendersi il controllo del territorio. La campagna principale le consentirà di entrare in contatto con ognuna di esse, di fare dei favori a questa o a quell'altra migliorando così la sua reputazione e concedendole qualche vantaggio, come l'accesso a delle aree altrimenti inaccessibili. Seppure non sposti le sorti della trama, scegliere una fazione o un'altra rientra nel contesto di un'avventuriera ladruncola alla ricerca della fama e del successo, contribuendo a immergere il giocatore nel suo mondo.




In quanto ladra, molte missioni richiedono a Kay di insidiarsi in un'area nemica senza mai farsi vedere, sfruttando condotti d'areazione, zone di erba alta e contando su Nix: con una combinazione di tasti banale, il piccolo animale può rubare qualche spicciolo a una guardia, fare da esca mentre la sua amica colpisce o ancora attaccarla lui stesso affinché la protagonista possa affondare un colpo finale. In termini di gameplay il tutto viene reso con una quasi vetusta serie di linee e indicatori, ma nel complesso si rivela uno stratagemma funzionale alla formula di gioco.



E quando le missioni non pongono limiti all'azione, Kay può sfoderare il suo blaster e farsi largo tra i nemici, avendo cura di potenziare la sua arma nei suoi tre differenti moduli (plasma, ioni e colpo caricato) ed eseguire delle rotolate per difendersi dagli attacchi. Anche qui i limiti di un gioco non lineare nella struttura e non solo si palesano, tra un'intelligenza artificiale mai capace di reggere quella umana e delle animazioni sempre piuttosto ingessate, oltre e forse soprattutto a un feedback dei colpi inesistente (persino in certe scene di intermezzo).



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Sbavature tecniche e suggestioni musicali



Anche dal punto di vista tecnico, Star Wars Outlaws è promosso, ma mai a pieni voti. Su PlayStation 5 le texture poco definite e del pop-in frequenti intaccano il colpo d'occhio generale, mentre la scelta della modalità Prestazioni a 60 FPS (non sempre fissi), comporta una risoluzione dinamica che sembra tendere fin troppo spesso ai 720p piuttosto che ai 1080p. Il consiglio è di optare allora per la modalità Qualità, rinunciando sì ai 60 per i 30 FPS, ma avendo la certezza di trovare una risoluzione e un livello grafico complessivo più definito.



La colonna sonora orchestrale si rivela invece di prim'ordine, riprendendo i temi classici del maestro John Williams, mentre il comparto audio si arricchisce di effetti sonori curati e di un buon doppiaggio in inglese.



Trofeisticamente parlando: una corsa oltre la galassia



I cinquanta trofei che compongono Star Wars Outlaws possono diventare una sfida aggiuntiva per i cacciatori di trofei, superate quelle della campagna principale. Non si tratta di una missione impossibile, dopotutto nessuno dei 36 trofei di bronzi, degli 11 d'argento o di quello d'oro possono essere mancati, ma tolti quelli legati alla trama sarà necessario concentrarsi su alcune sfide spaziali e non solo per ottenere la forza del Platino.




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24 settembre alle 17:00

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Non mi fa impazzire, possiede anche svariati limiti tecnici e strutturali ma sicuramente è uno dei primi giochi Next gen su Star wars e gli appassionati ci vanno sopra come le api sul miele 😅🤣😁