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Perché giochiamo ancora a Dragon Ball? – Speciale

Perché Dragon Ball è magia pura. Solo così riesco a rispondere alla domanda nel titolo. Per quanto mi sforzi di scrivere un'introduzione a questo speciale quanto più precisa possibile, non posso che arrendermi all'incantesimo che il maestro Akira Toriyama ha lanciato ed espanso grazie ai videogiochi.



Forse ciò che amiamo dei giochi di Dragon Ball è da ricercare in particolar modo dallo stile dell'opera originale; i design semplici ma mastodontici, la sua comicità, la passione dei mondi che ha creato e le loro spettacolari contraddizioni. Tutta la sua passione, infatti, viene trasposta e trasmessa pari pari nei videogiochi legati all'opera. Ma sin dai primissimi tie-in.



La storia del Drago



Dragon Power è il primo noto, e seppur non facesse strappare i capelli era comunque già al tempo affascinante poter muovere il piccolo Goku sulla sua Nuvola d'Oro. Non era ancora arrivato il momento di conoscere la serie in Italia, eppure già grazie a Super Saiyajin Densetsu per SNES si cominciarono a capire le potenzialità dei videogiochi di Dragon Ball. Il boom in Europa probabilmente lo abbiamo visto con la trilogia uscita sulla prima PlayStation.



Dragon Ball Ultimate Battle 22 è la primissima prova che quello di Toriyama fosse un incantesimo ammaliante. Perché il gioco era tremendo. Lento nei movimenti e frustrante nei colpi, era quasi impossibile scagliare una Kamehameha per colpa di una combinazione di tasti improponibile. Eppure, molto probabilmente per gli scenari proposti e soprattutto per le musiche, tantissimi appassionati (me compreso) ricordano con amore quel gioco.



Lo stesso amore lo provo per Dragon Ball Z: The Legend. Un po' “rotto” anche lui nel gameplay anche se carismatico e audace a suo modo; merita ancora oggi una chance solo per la possibilità di poter ricreare nel modo più fedele esistente tutti gli episodi della serie animata. Per dire, l'unico modo per far diventare Goku un Super Saiyan era quello di schierare manualmente Crilin in campo e farlo sconfiggere da Freezer. Un capolavoro tecnico, per i tempi.



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Non sono e mai sarò clemente, invece, con Dragon Ball GT Final Bout. Brutto nel gameplay come Battle 22 (forse leggermente meno), ma con molti meno personaggi – che al tempo erano quello che contava davvero – e con solo il Super Saiyan 4 e Baby Vegeta da Dragon Ball GT. Per non parlare di quanto l'intro (stupenda) aveva quasi solo contenuti dalla serie Z e di come tutto il gioco fosse un gigantesco spoiler per noi italiani. Forse detesto questo gioco per colpa di quelle combo automatiche, le M.O. se non sbaglio, non tanto perché difficili da parare, quanto più perché da piccolo la soundtrack che partiva a ogni combo mi metteva paura e agitazione.



Il miracolo portatile



Ricordo – e rigioco – con tanto affetto le parentesi Portable di Dragon Ball. Per gli aficionados il top del top rimane la saga di The Legacy of Goku, una gioia per chi cercava da sempre una specie di free roaming di tipo “Zeldesco”. Eppure, per chi scrive, una tra le migliori scoperte portatili è stata Dragon Ball: Advanced Adventure su Game Boy Advance. Sarà per il fascino della prima serie, per quella comicità e quella passione di cui scrivevo nell'incipit trasposta al 100% con questo titolo; o magari perché è veramente un bel gioco, spensierato ma appassionante al tempo stesso.



E' impossibile non tenere conto dei grandiosi spin-off su PSP Shin Budokai, più leggeri della saga originale di PlayStation 2 ma ciononostante capaci di mantenere tutta la potenza dei Budokai tra le mani, catturarne l'energia e addirittura reinventando in maniera fenomenale alcuni sistemi di combattimento. Però il primo premio al portable, di nuovo secondo chi scrive, lo vince Attack of the Saiyans per Nintendo DS. Un JRPG di stampo classico con tantissimi sistemi e strategie di combattimento appassionanti e ben costruite che aveva davvero poco da invidiare ai Final Fantasy. Spero ancora oggi che annuncino il seguito, è un crimine aver chiuso il gioco senza concludere la serie Z.



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Dragon Ball e il suo universo



Nel corso degli anni, però, la popolarità dei giochi di Dragon Ball ha raggiunto una certa apatia, specialmente con gli esperimenti per PlayStation 3, che mai hanno catturato con successo lo spirito (e il tempo) dei giochi amati dai fan. Raging Blast, Burst Limit, Ultimate Tenkaichi, Battle of Z sono, anche se validi giochi, esperimenti che lasciano il tempo che trovano. Soltanto Dragon Ball Xenoverse è riuscito a divincolarsi dal more of the same e a ritagliarsi un po' di spazio, forse grazie al poter finalmente creare un personaggio originale.



Il desiderio espresso dai fan con le Sette Sfere era già arrivato con PlayStation 2. E' un dato di fatto, con le trilogie dei Budokai e dei Tenkaichi, ancora oggi giocatissimi dai fan di Dragon Ball, il pubblico ha avuto pane per i suoi denti. Una grafica fenomenale mista al picchiaduro tradizionale in 2.5D, entrato per sempre nel cuore dei fan grazie soprattutto alle musiche stratosferiche e al volo libero nella mappa del mondo, questo è Budokai. Una sensazione di freschezza e di libertà, ma anche di sfida pura.



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E poi vennero i Budokai Tenkaichi (o Sparking, in Giappone). Un altro esperimento, con impresso il desiderio di cambiare la percezione del picchiaduro. Il primo capitolo mostra tante lacune tecniche – prima fra tutte l'incapacità di trasformarsi in-game. Ma già da Budokai Tenkaichi 2 si raggiungono vette altissime di velocità, spettacolo, combo, luci e trasformazioni. Il tweak definitivo lo riceviamo con quel miracolo di gioco che è Budokai Tenkaichi 3.



Scenari stratosferici, moltissime combo accessibili, esplosioni e collisioni tra raggi, velocità di gameplay assurda e tanti, tantissimi personaggi giocabili. Il main focus di Budokai Tenkaichi 3 era proprio questo, far immedesimare i giocatori e renderli parte di Dragon Ball, lasciandogli creare tutti gli scenari possibili e far scontrare ogni singolo personaggio di Dragon Ball. Seriamente, anche in produzioni recenti, dove altro potevamo giocare come Akkuman?



Il tuo desiderio è stato esaudito



Bandai Namco ha rievocato Shenron anche negli ultimi anni, regalandoci delle perle imperdibili del videogioco. Tralasciando la becera parentesi di The Breakers (anche se a modo suo è si ritorna nell'ambito degli esperimenti), abbiamo giocato dei veri capolavori del calibro di FighterZ e Kakarot; il Sole e la Luna di Dragon Ball, un picchiaduro per i puristi del genere e un gioco di avventura misto a RPG. E sono alla portata di tutti titoli grandiosi come Dokkan Battle o Legends (su cui potrei aver speso qualcosina), per Android e iOS.



I fan sono sazi di videogiochi da ancor prima che Dragon Ball stesso arrivasse in Italia. Ma non vogliamo smettere di mangiare, ne vogliamo ancora. Anzi, ne vogliamo sempre di più. La prova ce la sta dando Dragon Ball: Sparking Zero, l'erede dell'amatissima saga Budokai Tenkaichi, in uscita l'11 ottobre. Video gameplay, prove da giornalisti e content creator, nuovi personaggi annunciati, DLC in programma che non vediamo l'ora di scoprire… Ma perché ancora oggi siamo così innamorati dei giochi di Dragon Ball?



Perché a ogni trasformazione gridiamo di gioia? Per quale motivo Goku contro Freezer non ci stanca mai? Ecco, perché è una magia, un entusiasmo, è ogni volta una scoperta. Replicare le battaglie più iconiche è una goduria, inventarne di nuove e immaginarcele ci fa tornare come bambini che giocano con i giocattoli. E non si tratta di nostalgia, o quantomeno non solo di quello. E' una passione immortale, e avere un nuovo pretesto per riviverla è una gioia che non può che farci rituffare con tutte le scarpe in quello spettacolare universo. Come ricorda lo spot per Kakarot: perché Dragon Ball non basta mai, perché Dragon Ball non morirà mai.




L'articolo Perché giochiamo ancora a Dragon Ball? – Speciale proviene da PlayStationBit 5.0.

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9 luglio alle 17:10

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