Un incubo che vi consiglio di provare!!!
Vorrei farvi conoscere questa perla uscita nel lontano 1999 (tra parentesi, annata indimenticabile videoludicamente parlando).
Andrò un po’ a memoria perché ahimè non lo gioco da diversi anni, ma per certi versi ce l’ho ancora stampato in testa, marchiato a fuoco, quindi mi butto in una recensione (anche se superficiale).
Non parlo di Hellnight per darmi l’aria di un “esperto” che se la tira tirando in ballo un gioco di nicchia di 25 anni fa semi sconosciuto, ma lo faccio in modo genuino perché ci tengo davvero a farlo conoscere, e se siete amanti dei survival horror un po’ smanettoni in grado di craccarlo su Pc vi consiglio di chiudere Ludomedia, di scaricarlo tempo zero e di fiondarvi a giocarlo.
Giocare Silent Hill 2 remake ha risvegliato in me un sacco di ricordi della mia infanzia, incluse tutte quelle serate passate davanti agli indimenticabili survival horror dell’epoca, e tra i tanti capolavori usciti a cavallo tra Ps1 e Ps2 c’è un gioco che mi é rimasto impresso particolarmente, ovvero Hellnight (alias Dark Messiah in Giappone).
Pubblicato dalla Konami dei bei tempi che furono, uscì lo stesso anno di Silent Hill 1 e non ricevette una particolare attenzione mediatica o campagna pubblicitaria, motivo per cui già all’epoca nessuno sapeva della sua esistenza e non ebbe nessun riscontro commerciale, tanto che per anni ho dubitato che la copia che avevo tra le mani fosse l’unica in circolazione
Ma parlando del gioco, si tratta di un avventura in prima persona dove esplorare ambientazioni labirintiche braccati da alcuni mostri. Fine.
Ma non lasciatevi ingannare, Hellnight nasconde un’anima talmente disturbante e malsana che A TUTT’OGGI rimane il gioco più angosciante e spaventoso che abbia mai giocato. Si, più di un Silent Hill, di un Outlast, di un Alien Isolation o di qualunque altro horror vi venga in mente.
Vediamo il perché.
La cutscene iniziale ci introduce in un laboratorio nel quale vengono effettuati alcuni misteriosi esperimenti. Uno scienziato viene a contatto con uno strano essere e inizia a mutare in una creatura deforme, scappando dalla struttura.
La scena si sposta in metropolitana: la creatura in fuga si rifugia nei tunnel della metro e attacca il treno in cui stiamo viaggiando, facendolo deragliare e causando innumerevoli vittime.
Scampati al massacro incrociamo una squadra speciale che cerca di fermare la creatura, e durante lo scontro scappiamo in un tunnel in compagnia di Naomi, unica passeggera sopravvissuta come noi al disastro.
Ci ritroviamo infine in un sistema fognario: l’obiettivo é fuggire dai sotterranei e ritornare in superficie… ma ben presto scopriremo che i sotterranei di Tokyo sono ben più profondi e infernali di quanto si creda, e nascondono al loro interno mostruosità indicibili e perfino una misteriosa setta religiosa.
Della trama non dirò di più perché ricordo molto poco, un po’ perché il gioco era interamente in inglese (e per me all’epoca era paragonabile all’ arabo) e un po’ perché non rappresenta il focus del gioco. Le qualità di Hellnight sono ben altre.
Il gioco propone una visuale in prima persona, che se oggi è una cosa che diamo per scontata vi assicuro che all’epoca (più che altro su Ps1) era una caratteristica estremamente peculiare che non si vedeva tutti i giorni, men che meno in un survival horror, e che aiutava tantissimo il coinvolgimento del giocatore.
Il gameplay consiste semplicemente nell’attraversare mappe labirintiche cercando una via d’uscita, spesso sbloccabile risolvendo alcuni enigmi o ricevendo chiavi da altri personaggi rinchiusi nelle stanze.
A metterci i bastoni tra le ruote però sono le creature che gironzolano tra le ambientazioni, che non possono essere affrontate in alcun modo. L’unica opzione possibile è la fuga, ed è qui che si nasconde la genialata.
Le ambientazioni sono estremamente tetre e la visuale è molto limitata, sia a causa dei limiti hardware sia per trasmettere un maggior senso di ansia e claustrofobia al giocatore (in modo molto simile all escamotage della nebbia in Silent Hill 1). L’unico modo per percepire l’arrivo delle creature é tenere occhi e orecchie aperti dall’inizio alla fine: bisogna procedere a passi lenti e stare attenti a ogni minimo verso o rumore, perché nel momento in cui sentiamo il nemico potrebbe già essere troppo tardi, e gli istanti per poter voltarsi e fuggire sono contati.
Per scappare é possibile effettuare uno scatto, ma dopo pochi secondi il personaggio inizierà a stancarsi e a rallentare considerevolmente, motivo per cui la corsa va dosata con cura, e sfruttata solo durante la fuga.
Naomi fortunatamente possiede un sesto senso che le permette di indicarci sulla mappa se il nemico é entro un certo range di distanza, ma parliamo di pochissimi metri, si tratta più che altro di un piccolo aiuto per dare modo al giocatore di avere un po’ più di tempo per reagire, ma se veniamo beccati la povera Naomi farà una brutta fine. Se veniamo in contatto col nemico una seconda volta, sarà game over.
Nel corso del gioco conosceremo altri personaggi armati disposti ad accompagnarci, capaci di respingere temporaneamente i nemici per un numero limitato di volte, ma possiamo portare con noi un solo partner alla volta. La tensione quindi é sempre alle stelle, e perdere il compagno ritrovandoci da soli sperduti in quei cunicoli genera momenti di panico totale.
Le meccaniche di gioco si possono riassumere tutte qui. Giocare al gatto e al topo in dei labirinti oscuri e opprimenti, con l’intento di trovare una via d’uscita. Un’idea tanto semplice quanto efficace nel terrorizzare il giocatore e farlo sentire PERENNEMENTE con la vita appesa a un filo.
A rendere memorabile il gioco sono anche tutta una serie di altri elementi che, per quanto qualitativamente striminziti, contribuiscono paradossalmente a creare un’atmosfera ancora più disturbante e ansiogena.
Innanzitutto la grafica: le ambientazioni (si va da fogne, tunnel di servizio, fabbriche sotterranee ecc) sono sviluppate con un acerbo e tutt’altro che dettagliato 3D: tanto per fare un paragone, oscurità a parte non sono molto distanti dalle ambientazioni viste nel preistorico Doom. I dettagli sono ridotti al minimo, e le texture sono quanto di più pixeloso si possa immaginare.
Non vanno meglio i modelli dei nemici: la realizzazione é estremamente basilare, e le loro animazioni sono talmente rigide che viste oggi strappano un sorriso. Eppure é proprio quel loro aspetto, e soprattutto quelle loro movenze innaturali a renderli estremamente inquietanti.
All’interno delle stanze invece il gioco si trasforma in una specie di “punta e clicca”, con schermate fisse da esaminare per trovare punti d’interesse con cui interagire e (orribili) sprite di personaggi con cui dialogare. Per chi l’ha giocata, diciamo che strutturalmente ricorda un po’ la serie di Danganronpa: esplorazione della mappa in 3D e interni delle stanze in 2D.
Insomma lato tecnico é semplicemente aberrante, era arretrato al momento dell’uscita figuriamoci oggi, ma é proprio questo connubio “grafica scarna / animazioni atroci” a rendere l’esperienza incredibilmente straniante, surreale e disturbante, al punto che con una grafica più realistica perderebbe tutto il suo fascino (tanto che più volte mi viene da pensare che sia stato realizzato apposta così).
Va molto meglio sul fronte audio.
Anche qui parliamo di una produzione ESTREMAMENTE low budget: il sound design è basilare, ci sono una manciata di rumori in sottofondo (come acqua che sgocciola di tanto in tanto, il rumore di porte e cancelli che si aprono, i versi dei nemici e poco altro) e le musiche per la maggior parte sono letteralmente composte da delle tracce audio di 3-4 secondi che si ripetono in loop (una in ogni zona). Per dire, non si sono degnati nemmeno di inserire il rumore dei passi. É perfino assente il doppiaggio (anche nelle cutscene in CG!!).
Il silenzio, a conti fatti, è il vero protagonista.
Anche in questo caso però, nonostante il minimalismo, bisogna dire che il risultato finale fa un certo effetto perché non solo trovo il comparto audio estremamente inquietante, ma nonostante siano passati quasi 20 anni dall’ultima volta che l’ho giocato ricordo ancora a memoria ogni rumore, ogni musica, ogni effetto sonoro del gioco. E mi fanno ancora venire i brividi.
Un po’ tutto il gioco soffre di una realizzazione di infimo livello, ma posso confermare che gli sviluppatori, consapevoli o no delle loro azioni, sono riusciti a creare un gioco dal grande impatto che un appassionato di survival horror non può fare a meno di apprezzare.
Giuro, se amate il genere non potete non dargli una chance. Al giorno d’oggi la grafica sembrerà ridicola, il gameplay sarà legnoso e ridondante, ma giocatelo e ditemi se non è fottutamente inquietante.
Provare per credere: penso non esista nessun altro gioco più scarno, sciatto e mal fatto di questo, e al tempo stesso non ho mai più incontrato nessun survival horror che ne eguagliasse l’atmosfera e mi facesse vivere gli stessi livelli di tensione.
Purtroppo ha il grosso difetto di scemare brutalmente nella parte finale, non so cosa abbiano fumato gli sviluppatori ma (senza fare s-poiler) alla fine il gioco cambia radicalmente aspetto e perde tutta l’atmosfera malsana vista precedentemente.
Non che smetta di essere inquietante, ma per via di alcune scelte estetiche va un po’ a calare quella tensione e quell’angoscia che si erano create nella prima parte del gioco.
Chiudo la recensione assegnandogli un bel 9 (personale): per quanto sia realizzato con i sandali é stato (ed é tutt’ora) il gioco che più di tutti mi ha fatto venire gli incubi e provare un’ansia che non ho mai più riprovato giocando a un videogioco. E se non fosse rovinato da una fase finale così inadeguata, e se gli sviluppatori avessero applicato DEI MINIMI accorgimenti in più sul fronte tecnico sarebbe stato un gioco da 10 e lode. Ma anche così rimane un’esperienza indimenticabile.
Per quanto mi riguarda Hellnight nel suo piccolo è una pietra miliare nel suo genere, un diamante grezzo dal fascino unico e in assoluto il gioco horror più inquietante, più opprimente e più impegnativo che abbia mai giocato.
Cthulhu
Era mica 18 Wheeler American pro trucker? Però era per Dreamcast e arcade
Mark
Sembra non sia questo 😕
dttsu
Hard truck
Mark
@dttsu ho chiesto, a quanto pare no, non é neanche questo
nuggets619
La visuale interna c'era, ma te lo dico lo stesso, magari torna utile: 18 wheels of steel across america (ma se non erro ci sono altri giochi della serie che puoi considerare)