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Here: La Recensione

È tratto da una graphic novel di Richard McGuire il nuovo film di Robert Zemeckis, regista di capolavori come Forrest Gump, Polar Express e Ritorno al Futuro.



Here, nelle sale italiane da domani, 9 gennaio 2025, vede protagonisti attori del calibro di Tom Hanks, Paul Bettany, Kelly Reilly e Robin Wright. La storia è semplice e lineare, ma la sua messa in scena è innovativa. Il titolo parla chiaro: le vicende narrate si svolgono tutte nello stesso punto, l'inquadratura è sempre la stessa, la camera non si muove mai (naturalmente non è così, ma lo sembra), e tutti i personaggi passano e vivono davanti ad essa; non è la camera ad inseguire i personaggi, la lo sguardo che cerca di andare oltre l'inquadratura.



Partiamo dall'era dei dinosauri, per arrivare fino ai giorni nostri, ai tempi del Covid-19; vediamo tutte le storie di chi è passato nel rettangolo proiettato sullo schermo, in quella stessa casa che è cambiata così tante volte, costruita dove prima c'era solo terra e riarredata di continuo, a seconda del gusto dei vari proprietari. Più di tutte, seguiamo la vita di Richard (Tom Hanks), prima bambino, figlio di un veterano di guerra represso, poi artista adolescente ed infine adulto, sposato e padre a sua volta. La sua storia, come altre, quelle di chi ha vissuto prima di lui, si susseguono sullo schermo come sul palcoscenico di un teatro, frastagliate ma coerenti, tutte verso uno stesso finale: il cerchio della vita, la natura umana, tra fortune e sfortune, scelte sbagliate e paura di fare il primo passo.



Non ci sono risvolti particolarmente innovativi o colpi di scena estremi, ma il potersi guardare allo specchio in questo modo è sempre commovente. Vediamo rappresentate dispute vecchie come il mondo, rapporti immortali e amori indissolubili. Nascita e morte, vita e malattia. Arriviamo fino alle problematiche sociali del mondo di oggi, partendo dalle fondamenta della specie umana, con i suoi difetti e le sue grandezze.



“Il tempo vola” è l'espressione che troviamo spesso in questo film, e non a caso. I volti di Tom Hanks e Robin Wright, ringiovaniti digitalmente, contribuiscono al concetto di tempo affrontato da Zemeckis: esso passa davanti ai nostri occhi, due secondi valgono anni, i mesi volano e la vita ci passa davanti agli occhi, senza che ne siamo stati davvero partecipi. È un monito, ma anche un inno: può sembrare che ciò che facciamo sia insignificante, che le nostre scelte non ci stiano portando da nessuna parte, di essere sempre fermi nello stesso punto; eppure, se ci fermiamo un attimo e ci guardiamo indietro, ci rendiamo conto di non esserci mai fermati, di aver superato ostacoli e aver gioito delle piccolezze della vita.



Unica nota stonata, a mio parere, è la voce di Tom Hanks, dal tono maturo anche quando le parole vengono pronunciate da un volto appena maggiorenne: che sia fatto di proposito, per farci percepire la messinscena teatrale? Non credo, ma lasciamo comunque il beneficio del dubbio ad un attore e un regista che hanno prodotto, ancora una volta, un'opera difficile da dimenticare.

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ieri alle 20:50