M – Il Figlio del Secolo: l'epicità della violenza. La recensione
In esclusiva su Sky e in streaming su NOW dal 10 gennaio, arriva la serie televisiva “M – Il Figlio del Secolo” tratta dall'omonimo romanzo di Antonio Scurati, il quale ha anche collaborato alla stesura della sceneggiatura con Stefano Bises e Davide Serino (autori sia del soggetto di serie che di puntata). La serie, Sky Original, è stata prodotta da Sky Studius e The Apartment, società del gruppo Freemantle.
La serie di Joe Wright su Benito Mussolini è l'esempio concreto di quanto nell'arte conti il “come” plasmare gli eventi storici affinché lo spettatore ne possa cogliere la vera essenza, partecipando attivamente. La partecipazione dello spettatore, in questa serie, è costruita attraverso una narrazione epica, puramente brechtiana, in cui, il protagonista, Benito Mussolini (interpretato da Luca Marinelli) esercita la rottura della quarta parete, rivolgendosi più volte allo spettatore, commentando le sue gesta e attuando di conseguenza un vero e proprio processo di riattualizzazione delle vicende storiche.
Il momento della fruizione dello spettatore si plasma come possibilità di hic et nunc dell'epoca fascista, in cui il Cinema, sapientemente, maschera e condiziona il tempo in termini estetici, dando la possibilità al pubblico di percepire il contesto storico come attuale: un tipico esempio sono le scene girate in forma di cinegiornale, che conferiscono un approccio realistico ai momenti salienti della politica. Il protagonista con il suo rivolgersi ossessivamente alla macchina da presa, costruisce quel necessario raccordo tra realtà e finzione in grado di generare, nello spettatore, la sospensione dell'incredulità.
Così anche quest'ultimo, reciprocamente e con estrema curiosità segue le gesta di questo “statista” indiscusso, posizionandosi come lo spettatore di un imperdibile e avvincente show dal quale non vuole sottrarsi. Il processo di catarsi si presenta in alcuni momenti precisi del racconto, dove la violenza diventa dominatrice indiscussa della scena, dalla quale, anche se adesso lo si desidera, diventa impossibile sottrarsi. L'idea della violenza in questa serie è resa attraverso una contaminazione di linguaggi che traggono ampiamente ispirazioni dal Surrealismo ma soprattutto dal Futurismo di Marinetti, il quale detta quel ritmo incalzante che si sposa, coerentemente, con le pulsioni della violenza.
Inizialmente, desta sospetto il tono pressoché tragicomico del racconto. Il grottesco destabilizza lo spettatore, ponendolo in una condizione ignota, in cui è difficile scindere immediatamente la natura dell'opera, facendo sorgere spontaneamente una domanda: “È giusto concedersi una risata, considerato il contesto storico?”. Questa domanda è il sintomo di una partecipazione attiva dello spettatore che trae considerazioni oggettive nei confronti degli eventi rappresentati. Una rappresentazione che lavora essenzialmente sulla potenza dei contrasti, alternando una scena quasi ridicola e comica ad una efferata e violenta, scalfendo tuttavia in entrambi casi, il deplorevole delle vicende attraverso una contaminazione di immagini e suoni che enfatizzano coerentemente le brutture del potere e del suo stretto legame con la morte.
La serie, composta da otto episodi, racconta l'ambizione incontrollata di un noto prestigiatore, Benito Mussolini, partendo dall'origine, da quei germi fecondi della violenza e dell'instabilità politica, atti a favorire un regime totalitario, il regime fascista.