NerdPool incontra Jeph Loeb
A Lucca Comics & Games 2024, Panini Comics ha presentato il primo numero di Batman: Il lungo Halloween – L'ultimo Halloween, serie in dieci numeri in cui torniamo per un'ultima volta nell'universo creato da Jeph Loeb e Tim Sale quasi venti anni fa. Lo scrittore statunitense era ospite della casa editrice e abbiamo avuto la possibilità di fare una chiacchierata con lui per parlare delle ultime uscite, del rapporto con il disegnatore scomparso da un paio di anni e di qualche momento importante della sua carriera. Vi lasciamo quindi all'intervista, buona lettura!
Batman: Il lungo Halloween – L'ultimo Halloween 1 (regular e variant) – Jeph Loeb, Eduardo Risso; Panini Comics
Ciao Jeph e benvenuto su NerdPool. Nel 1996 è uscita Batman: Il lungo Halloween, una storia amatissima dai fan del personaggio, le cui trame sono proseguite poi con Batman: Vittoria oscura, Catwoman: Vacanze Romane e altre storie brevi. Proprio in questi mesi sta uscendo la miniserie conclusiva, L'ultimo Halloween, purtroppo non con Tim Sale, scomparso da due anni, ma con tanti altri grandi artisti. Com'è nata l'idea per questo capitolo finale?
Io e Tim abbiamo iniziato a lavorarci circa tre anni fa, sviluppando l'intera storia in dieci parti. Stavamo per partire quando Tim è venuto a mancare. Ho pensato quindi di metterla da parte e di non occuparmene mai più. Poi circa un anno fa, io e Mark Chiarello, il nostro editor su Batman: Vittoria oscura e Catwoman: Vacanze Romane, parlavamo con Richard Starkings, il letterista di tutte le serie che abbiamo realizzato io e Tim, e ci è venuta questa idea: invece di fare qualcosa senza Tim, potevamo fare qualcosa per lui. Così, è diventata un tributo a Tim e i dieci artisti che abbiamo scelto sono i disegnatori che lui amava. Ed è come se lui mi avesse fatto un ultimo regalo, dandomi la possibilità di incontrare nuovi artisti con cui non ho mai lavorato, ed è fantastico poter collaborare con questi grandi talenti.
Continuando a parlare di sequel, il prossimo anno tornerai a collaborare con Jim Lee sul seguito di Batman: Hush, ma al momento non sappiamo ancora nulla sulla trama. C'è qualcosa in più che puoi rivelarci e quali sono le tue sensazioni?
Nel corso degli anni ho parlato spesso con Jim e siamo sempre stati d'accordo che avremmo pubblicato questa storia solo quando lui avesse avuto il tempo di lavorarci. Caso vuole che più di un anno fa mi trovassi all'aeroporto di Pisa rientrando da Lucca, dove avevo incontrato il mio amico Simone Bianchi, quando ho ricevuto una chiamata da Jim. Non parlavamo da diverso tempo, quindi ho risposto e lui mi ha detto “Andiamo, è il momento, ora ho tempo per lavorarci!”.
E pensare che lo scorso anno abbiamo intervistato Jim Lee proprio qui a Lucca e ancora non sapevamo nulla.
Sì, è stato davvero faticoso tenere tutto nascosto fino a poco fa, quindi è un sollievo poterne parlare liberamente ora.
Restando sempre in casa DC Comics, Superman: Stagioni è un'altra grande storia che hai realizzato insieme a Tim Sale, ma non è l'unica volta che ti sei occupato di questo personaggio. Come cambia il tuo modo di scrivere quando hai a che fare con Superman o con Batman?
Di solito, le storie di Batman sono dei gialli o dei polizieschi, quindi sono divertenti ma al tempo stesso ricche di mistero e i personaggi sono oscuri, mentre quelle di Superman vogliono sempre infondere speranza, anche quando le sue azioni non hanno precisamente questo obiettivo. La differenza maggiore nei due personaggi per me è che Batman è una persona che vuole provocare paura, mentre Superman prova a far emergere nelle persone il loro lato migliore. Quindi, uno è terrificante, l'altro è fonte d'ispirazione.
DC Library: Superman – Stagioni – Jeph Loeb, Tim Sale; Panini Comics
Passando alla Marvel, non possiamo non citare la tetralogia dei colori (Hulk: Grigio, Daredevil: Giallo, Spider-Man: Blu e Capitan America: Bianco). Com'è nata questa idea e c'è una storia alla quale ti senti più affezionato? Hai mai pensato di realizzare un'ulteriore storia con un altro personaggio e un nuovo colore?
Sono tutte e quattro le mie preferite. Puoi chiedermelo per qualsiasi storia abbia scritto e sono tutte le mie preferite, perché per me non conta tanto la storia quanto la relazione e i ricordi di quando ho lavorato con un determinato artista. È come se andassi al circo e mi chiedeste quale spettacolo mi è piaciuto di più. Quello che conta per me è con chi sono andato al circo e com'è andata quella giornata. Le serie dei colori sono state davvero speciali per me perché ho potuto collaborare con Tim e tutto è nato quando stavo lavorando con Joe Quesada per l'etichetta Marvel Knights, che era separata dalla Marvel. Lui mi aveva chiesto se potevo lavorare a una storia di Daredevil e in quel momento stavo pensando a come ogni eroe avesse una figura femminile che lo aveva portato a diventare la persona che tutti conosciamo. Tuttavia, molte di loro erano state uccise. Ho pensato che fossero tanto importanti quanto gli eroi e volevo raccontare delle storie che le ricordassero ai lettori. Quindi, Daredevil: Giallo era la mia lettera d'amore a Karen Page e Spider-Man: Blue a Gwen Stacy. Nel caso di Capitan America: Bianco la situazione è diversa perché si parla di Bucky, ma si tratta comunque di un personaggio creduto morto per tanto tempo e potevo soffermarmi su come Steve avesse affrontato questa perdita.
Marvel Must-Have: Spider-Man Blu – Jeph Loeb, Tim Sale, Panini Comics
Nel corso della carriera ti sei occupato di tanti personaggi Marvel e DC. Ce n'è un altro che ti piacerebbe scrivere?
Mi hanno fatto spesso questa domanda, visto che ho avuto la fortuna di lavorare più volte per entrambi gli editori, e la mia risposta è sempre la stessa. Non chiedetemi se ho un personaggio preferito ma ditemi l'artista con cui potrò lavorare. Scegliete l'artista giusto e io accetterò il lavoro.
Per molti anni hai lavorato anche come produttore e sceneggiatore televisivo e cinematografico. Come sei entrato in questo settore e quali sono le maggiori differenze e i punti di forza di questo ambito rispetto al fumetto?
Non avrei mai pensato di scrivere fumetti, è stata una bella sorpresa. Ho frequentato la facoltà di cinema alla Columbia University, il mio insegnante di regia era Miloš Forman e quello di sceneggiatura era Paul Schrader. Queste persone erano dei geni e io ancora non sapevo cosa avrei fatto nella vita. Appena laureato mi sono trasferito in California per fare film ed è successo tutto molto in fretta, forse troppo in fretta. Non capivo che non si trattava ogni volta di “scrivi qualcosa e subito si realizza un film”. Il mio primo lavoro è stato Teen Wolf con Michael J. Fox e il secondo Commando con Arnold Schwarzenegger. Poi per molto tempo non abbiamo realizzato nessun film e ho deciso, qualche anno dopo, di spostarmi sull'ambito televisivo. Qui ho avuto la fortuna di lavorare prima con Joss Whedon su Buffy e con Alfred Gough e Miles Millar su Smallville, poi con Damon Lindelof, un genio, su Lost e su Heroes stagione uno, quando la serie era ancora interessante. In ultimo, ho lavorato con Marvel Television prima su Agents of S.H.I.E.L.D. e poi su quelle che erroneamente molte persone chiamano “le serie Netflix”, ma che in realtà erano serie realizzate per Marvel, ma che poi abbiamo venduto a Netflix. È stato molto bello e mi sono fatto un sacco di amici. Tutti quelli che lavoravano con Marvel Television erano i migliori e l'unica cosa che volevano fare era raccontare le storie migliori possibili. Alla fine, se voglio essere ricordato per qualcosa non è per un fumetto, una serie tv o un film, ma per essere un narratore. Come quello che abbiamo fatto oggi, anche questa intervista è una storia.
Ringraziamo ancora Jeph Loeb e Panini Comics per averci concesso questa intervista e vi invitiamo a recuperare le opere dello scrittore, magari a partire da Batman: Il lungo Halloween o Batman: Hush, entrambe riproposte da poco anche nel formato DC Pocket.