NerdPool incontra Lucia Esposito
Lucia Esposito debutta in libreria a giugno 2024 con il romanzo Sorelle spaiate, edito Giunti Editore. Un romanzo che mescola elementi di cronaca e finzione. La storia, che tocca temi forti come la prostituzione, la schiavitù e la resistenza delle donne, è un atto di riflessione sulle difficoltà e le forze invisibili che segnano la vita di donne emarginate e vittimizzate. Ne abbiamo parlato all'inizio di dicembre 2024 in questa recensione e ora vi proponiamo l'intervista all'autrice.
Ciao Lucia e benvenuta su NerdPool!
Sorelle spaiate nasce da un'esperienza personale che hai vissuto in prima persona. Cosa hai provato nel trasformare questa storia vera in un romanzo?
Per me scrivere questo romanzo è stata una necessità. La cosa che mi ha emozionato di più è stato trasformare Ershela, che per tutti era una nullità e a cui avevano tolto la voce, la libertà e la dignità in una eroina letteraria. Ho voluto celebrare la sua vita, renderla in qualche modo eterna.
L'incontro con Ershela deve averti toccato profondamente. Cosa ti ricordi di quel momento e in che modo ha cambiato la tua vita?
Ricordo tutto del nostro primo e unico incontro. Ero andata a intervistarla grazie a don Oreste Benzi che l'aveva salvata e messa al sicuro in una casa-protetta. Mi aspettavo di incontrare una donna sicura di sé, invece era una ragazzina semplice e anche timida. Non era truccata e ricordo ancora la trama della sua pelle bianca di porcellana. Quell'incontro mi ha segnato la vita per tanti motivi. Per l'amore incondizionato che provava per sua sorella e perché mi disse una frase che sembra banale ma che non lo è affatto: “Le cose, belle o brutte, bisogna dirle. I silenzi costruiscono muri“. Grazie a lei ho imparato a non trattenere mai le parole per non offendere qualcuno, per proteggerlo. Ma ho imparato anche a dire più spesso quei “ti voglio bene” che prima non esprimevo.
La ricerca di Alina, la sorella di Ershela, continua ancora oggi. Che effetto ha avuto su di te questa speranza che non si spegne?
È come una fiammella che mi porto da sempre dentro. Ventisei anni fa io non ho cercato Alina per mille motivi, ma adesso spero di trovarla e raccontarle di quanto fosse amata dalla sorella.
Se Alina dovesse leggere questo libro o questa intervista, cosa le diresti?
Le direi che è una donna molto fortunata. La abbraccerei forte e le racconterei della sorella che si era salvata pensando a lei, di tutti i regali che avrebbe voluto farle, del futuro che aveva immaginato insieme a lei in Italia. E poi le chiederei scusa per non averla cercata subito, per aver lasciato nel cassetto per ventisei anni le lettere di Ershela.
Alina è ancora là fuori, da qualche parte. Cosa diresti ai lettori che, leggendo la tua storia, potrebbero essere ispirati ad aiutarti nella ricerca?
Magari…ai lettori direi di mettersi in contatto con me attraverso i social o di far leggere il libro ad Alina.
Quanto di te e delle tue emozioni è entrato nel personaggio di Viola? Hai mai avuto paura che raccontare questa storia potesse esporre troppo la tua interiorità?
Viola ha molto della Lucia di tanti anni fa. Come lei ero cocciuta, determinata e coraggiosa. Non ho avuto alcun timore di esporre la mia intimità perché quella Lucia non c'è più. Rileggendo alcune pagine provo anche tenerezza per questa giovane donna così piena di sogni.
Il tuo percorso come giornalista ha sicuramente influito sulla tua capacità di raccontare storie di grande impatto umano. Quanto questo ha influenzato la stesura di Sorelle spaiate?
Il mio lavoro di giornalista ha certamente influenzato la mia scrittura. Ma, scrivendo Sorelle spaiate, è come se improvvisamente fosse saltato un “tappo”. Il giornalista deve rispettare degli spazi precisi, non deve o non dovrebbe usare molti aggettivi, deve essere impersonale…scrivendo un romanzo mi sono liberata di tutti questi limiti.
Hai in mente di scrivere altri romanzi che esplorino tematiche sociali così forti?
Mi piacerebbe molto, ma al momento non ho in mente un altro romanzo.
Cosa speri che i lettori portino con sé dopo aver letto Sorelle spaiate?
Secondo me questo romanzo racchiude più messaggi. Il primo è l'importanza della parola scritta o orale. Se parliamo ancora di Ershela è perché non ha mai smesso di scrivere a sua sorella pur sapendo che non avrebbe potuto mai spedire le lettere. Anche io, in fondo, mi sono salvata grazie alla scrittura. E poi il valore dei legami di cuore che a volte sono più forti di quelli di sangue. Proprio come accade tra Ershela e Viola le cui vite si incroceranno più volte, correranno su binari paralleli e resteranno per sempre unite.
Hai ricevuto reazioni da parte di lettrici o lettori che ti hanno particolarmente colpita?
Ho ricevuto moltissime reazioni. Ma se dovessi sceglierne una racconterei di quella lettrice che mi ha scritto sui social per dirmi che, dopo aver letto il mio libro, ha finalmente trovato il coraggio di chiamare sua sorella che non sentiva da cinque anni per fare la pace. “È un libro che mi ha smosso qualcosa dentro, come una sberla che mi ha fatto aprire gli occhi e capire che dovevo abbattere il muro di silenzio che mi allontanava da mia sorella“. Ecco, dopo aver letto questo messaggio ho pensato che solo per questo è valsa la pena di aver scritto “Sorelle spaiate”.
Ringraziamo Lucia Esposito per la disponibilità e vi invitiamo a recuperare il suo romanzo Sorelle spaiate! Ci risentiamo presto su questi canali per altre interviste dal mondo dei libri!