Rider's Spirits – Recensione speedrun
Ratalaika sta da molto tempo riportando in auge titoli ormai dimenticati da tutti, e il più delle volte anche introvabili, a causa dell'oblio nel quale scompaiono molti videogiochi del passato. Nonostante questo, la piccola casa di sviluppo e pubblicazione spagnola continua a rendere felici gli utenti che magari da bambini hanno giocato a certi prodotti. Oggi è il caso di Rider's Spirits, che abbiamo provato per la nostra recensione Speedrun.
Bentornati nel 1994
L'originale Rider's Spirit è stato pubblicato nel 1994 su SNES, ma solo e solamente in Giappone. Questo classico è disponibile in tutto il mondo, per la prima volta, grazie a Ratalaika. Già queste due frasi potrebbero essere sufficienti per chiudere la nostra recensione, dato che è evidente che parliamo di un titolo vecchio di 30 anni, semplicemente portato su PlayStation senza alcuna modifica, o quasi.
Infatti, il cuore pulsante del gioco è rimasto praticamente intatto (per la gioia degli amanti del retrogaming) ma è evidentemente arrivato fuori tempo massimo per poter godere dell'apprezzamento del pubblico moderno.
A partire dallo stile grafico, punteggiato da pixel a 8 bit, ai menù “come una volta”, per arrivare al gameplay obsoleto (anche per un gioco di corse), tutto sa di vecchio. Per carità, non si tratta per forza di un difetto, ma quello che è stato aggiunto (ed è davvero troppo poco, secondo noi) non basta a salvare la situazione.
Qualche miglioria qui e lì
Il gioco è basato su un campionato, nel quale partiremo sempre ultimi in sella a delle moto standard, senza possibilità di modificare nulla, se non il pilota. Ce ne saranno otto disponibili, tutti diversi tra loro per abilità e capacità di condurre il mezzo, ma a conti fatti cambia davvero poco. Il gioco ha una durata abbastanza risicata e in circa tre ore è possibile portare a termine tutte le gare, Platino compreso.
Quello che cambia rispetto alla versione originale è la semplice aggiunta di filtri grafici, possibilità di cambiare il rapporto tra i lati dello schermo, i colori e l'intensità del filtro per la nitidezza. Nient'altro, a parte le scansioni delle pagine originali del manuale (rigorosamente in lingua giapponese) e della scatola originale. Un po' poco, in effetti, ma può bastare.
Il gioco in breve
Otto piloti, una ventina di circuiti, due o tre modalità, alcuni power up. Il gioco è in brevissimo è questo, con una IA abbastanza ostica anche da battere nelle prime gare. In questo caso ci può venire in aiuto un'altra aggiunta al gioco, cioè il rewind, che ci permette di riavvolgere il gioco per riparare un nostro errore durante la corsa.
I circuiti sono realizzati con vari fondi, tra cui terra, sabbia, asfalto, ghiaccio, e potranno essere percorsi sia di notte che di giorno. C'è la modalità prova a tempo, c'è la modalità endurance (con gare che durano ben 5 giri, contro i normali 3) con il suo rifornimento di benzina e c'è la modalità campionato. Il gioco, nel bene e nel male, è tutto qui.
La grafica è quella di 30 anni fa, con lo schermo spaccato a metà per vedere anche dietro, idea non sbagliata, ma sicuramente un po' scomoda da osservare con gli occhi del 2024.
Il Platino di Rider's Spirits
Rider's Spirits ha una lista trofei di sole 21 coppe, tra cui due di bronzo, dieci d'argento, otto d'oro e uno scintillante Platino. I trofei sono uno per ciascun circuito completato in modalità Rider's GP. Il gioco si completa in circa 3 ore o meno, a seconda della vostra abilità e non presenta particolari difficoltà, specie se userete la modalità riavvolgi.
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