Assassin’s Creed Unity
Assassin’s Creed Unity è il settimo capitolo della saga Assassin’s Creed ambientato in Francia nel 1789 durante la rivoluzione francese. Il protagonista Arno figlio di un Assassino si ritrova a fare parte della confraternita per vendicare il padre combattendo sia come Assassino sia nell’amore per dare supporto alla sua amata Elise de la serre che è della fazione opposta: i templari.
La trama di Assasin’s Creed Unity dal punto di vista del legame tra Arno ed Elise è molto semplice ma carina, tutto il resto della trama invece è banale e ridicolo. La trama è noiosa, liscia, superficiale, banale, repellente e ancora più repellente è la narrazione e i personaggi: i buchi di trama sono costanti sia nelle cutscene che nel gameplay, i personaggi sanno di eventi alla quale non hanno partecipato e nel gameplay i nemici ti attendono nascosti sapendo del tuo arrivo. La narrazione è costruita sui buchi di trama, non sono cose leggere ma buchi di trama sulla quale si costruisce tutto il resto. I buchi di trama in Assassin’s Creed Unity non sono errori ma meccaniche di gioco: Arno riesce a rivivere i ricordi delle sue vittime senza alcuna giustificazione in termini di lore né locale per quanto riguarda Unity né globale per quanto riguarda la saga per intero.
Arno è la parodia di Ezio Auditore, risponde con costante sarcasmo cercando di apparire carismatico, ma rivelandosi in vero assai ridicolo. Non esiste una linea di dialogo del co-protagonista Pierre Bellec in cui non ci sia la parola “idiota” e il resto dei dialoghi cercano di essere articolati ed eleganti risultando ridicoli perché vuoti di significato. I dialoghi cercano quindi di essere teatrali ed epici risultando però vuoti e i personaggi pupazzi di pezza che si muovono in una storia della quale non sono consapevoli né hanno potere perché i buchi di trama fanno crollare ogni parvenza di credibilità.
Il presente di Assassin’s Creed Unity è una parodia della guerra tra Assassini e templari.
Abstergo finanzia lo sviluppo di una home console che sfrutta la tecnologia animus per prendere informazioni genetiche dai suoi giocatori così da fare una mappatura ancora più completa del passato. Inoltre i templari fanno rivivere ai giocatori eventi della storia che mostrano in modo evidente l’esistenza dei templari e la guerra contro gli Assassini. Non si era parlato di una società segreta? Non si era parlato sin dal primo capitolo di massima segretezza, di controllare gli eventi della storia nel buio? Se n’era parlato, ma in Unity per tradire completamente la guerra tra Assassini e templari parodizzandola si è deciso di creare una situazione imbarazzante in cui l’Abstergo e Vescovo, una Assassina del tempo presente, si combattono per un giocatore, un giocatore viene scelto da Vescovo per diventare iniziato della confraternita e aiutarli a scoprire la storia di Arno.
L’iniziato sarai tu.
Come se non bastasse questa serie di incoerenze esagerate continua, l’iniziato potrà infatti visitare altre ambientazioni storiche non vissute da Arno, ma se l’Animus fa rivivere i ricordi com’è possibile che venga utilizzata come macchina del tempo? Purtroppo viene fatto e il risultato sono sezioni platform decontestualizzate ed estremamente stupide.
In linea di massima questo capitolo aggiunge meno di quello che distorce alla trama della saga.
Il gameplay di Unity è la beffa al danno, non solo nell’incoerenza tra le meccaniche locali (particolari di Unity) e globali (particolari della saga) ma anche nella decadenza tecnica del gioco.
L’arsenale delle armi è contro intuitivo e persino lento da utilizzare, vale ancora di più per la personalizzazione dell’arsenale; in Assassin’s Creed Revelations l’arsenale delle armi era intuitivo ed organico. In Unity si possono utilizzare soltanto armi corpo a corpo come spade o lame corte o armi dalla distanza come la phantom blade o le pistole, però non è possibile personalizzare l’arsenale per avere a disposizione in modo immediato sia la phantom blade che la pistola e sia la spada e la lama corta, si deve necessariamente scegliere una delle due; inoltre la lama celata non può essere utilizzata come arma principale.
A limitare ancora di più le sezioni di combattimento si aggiunge il fatto che gli assassinii sono possibili soltanto con la lama celata.
Il sistema di combattimento è probabilmente il peggiore nella storia del videogioco, le azioni disponibili sono tre: attaccare, parare e schivare. Di per sé il sistema di combattimento è semplicissimo ma non di una semplicità intrigante e coinvolgente, ma piuttosto di una semplicità banale.
La schivata è difficile per via dell’input lag e dei costanti bug che portano il giocatore ad incastrarsi tra le pareti e i pavimenti, perciò non verrà quasi mai utilizzata. Ad aggiungersi come livello di difficoltà è sicuramente la gestione della telecamera, obrobriosa anche durante i semplici movimenti o arrampicate e maggiormente frustrante durante le sezioni di combattimento, la sensibilità rallenta drasticamente quasi bloccando la telecamera o si alza portando a scatti che distolgono la telecamera dalla scena del combattimento spesso portando a guardare in alto o ad attaccare nemici che non si volevano attaccare. I nemici sono inoltre terribilmente stupidi ma abili cecchini, con un moschetto riusciranno a colpirvi a colpo sicuro, ogni sparo è un colpo anche se state correndo, state saltando o vi state arrampicando loro riusciranno sempre a prendervi in pieno.
Assassin’s Creed ha sempre dato la possibilità di agire in modo furtivo, le meccaniche della furtività sono sempre state semplici ma coinvolgenti e divertenti, in Unity lo stealth è invece impossibile, i nemici sono stupidi ma capacissimi a individuarvi, ovunque voi siate loro vi riconosceranno, pure in mezzo alla folla, e vi grideranno cose come “Traditore” oppure “Falso patriota” o ancora “Conservatore”, cosa fa dire a loro queste cose? Come fanno a capire da quale parte politica nell’ambito della rivoluzione francese si trova Arno semplicemente guardandolo?
In verità spesso non lo guardano nemmeno, i nemici sono girati ma si riferiranno ad Arno appena lui si avvicinerà dietro di loro oppure sarà a decine di metri sopra di loro, non lo guarderanno ma parleranno con lui attaccandolo verbalmente intimandogli di andarsene. Altre volte invece Arno si potrà mettere di fronte al nemico e lui non lo riconoscerà, questo vale finché il giocatore sta fermo perché al primo passo verrà riconosciuto dalla guardia, insomma se stai fermo non ti vedono ma se cammini sei il loro peggior nemico. Ad aggiungere sconforto alla possibilità di furtività sono l’occhio dell’aquila e il level design. L’occhio dell’aquila si limita ad essere una wall hack per giunta di durata limitata il chè rompe non solo la continuità del gameplay ma persino il concetto dietro il funzionamento dell’occhio dell’aquila che è un sesto senso e che quindi dev’essere trattato come tale, è come se la vista fosse disponibile solo per un tempo limitato, permette di vedere tutti i nemici all’interno di un raggio anche attraverso i muri mentre il level design rende confuse e confusionarie oltre che incoerenti le situazioni di gioco. Arno si può nascondere in cumuli di paglia o in tende disseminate ovunque e quando lo farà il nemico più vicino si avvicinerà appositamente verso Arno così da essere una facile preda. Il level design diventa ancora più decadente quando i cumuli di paglia si troveranno anche all’interno di chiese durante la messa o in luoghi assolutamente fuori contesto.
Ma se il giocatore si avvicinerà ai nemici in modo furtivo? Verrà comunque visto ma nella maggior parte dei casi i nemici resteranno fermi aspettando di venire uccisi.
Vi sono sezioni di gioco in cui Arno si ritrova catapultato in altri periodi storici oppure fa viaggi introspettivi nella sua mente, dal punto di vista del gameplay il tutto si risolve in sezioni platform decontestualizzate, banali, per lo più buggate e soprattutto decadenti dal punto di vista del level design.
È giusto sottolineare infatti che la maggior parte dei problemi di Unity non sono solo i bug ma principalmente gli errori di game design, l’input lag non è un bug ma è proprio il modo in cui è stata pensata l’interazione tra periferica e gioco, la gestione della telecamera non è un bug ma il modo in cui è stata pensata, la precisione estrema dei nemici non è un bug ma il modo in cui è stata pensata e lo stesso vale per l’intelligenza artificiale, per il sistema di combattimento e per il parkour.
Il parkour è frustrante, praticamente una tortura, sembra bello da vedere ignorando compenetrazioni e salti in aria o appigli sul nulla, ma in realtà è terribile da giocare anche per l’estrema legnosità dei movimenti oltre che per la loro impossibilità fisica che fanno sembrare i personaggi dei giocattoli mossi da mano invisibili. I primi capitoli della saga hanno sempre avuto una meccanica di parkour molto solida e divertente, in Unity è difficile saltare, spesso premendo per il salto Arno si affaccierà e non salterà, se si preme il tasto per scendere prima Arno salirà poi forse capirà di dover scendere e allora scenderà, entrare nelle case attraverso le finestre è difficile e frustrante soprattutto se bisogna farlo velocemente per inseguire un bersaglio o scappare da un altro.
L’ambientazione potrebbe anche essere carina se non fosse che Parigi risulta essere un labirinto di case tutte identiche con texture spalmate sopra. Persino durante le cutscene le texture sono spalmate e se non lo sono è perché stanno ancora caricando. Persino gli effetti di luce sono irrealistici e appiattiscono le scene di gioco. La musica invece è carina, ma soltanto perché è una rivisitazione delle musiche dei capitoli precedenti, in particolare Ezio’s Family, il gioco quindi manca anche di un originalità musicale.
In conclusione si sconsiglia assolutamente di giocare il gioco, il cui aggettivo adatto alla piena descrizione è: vergognoso, vergognoso quasi quanto i suoi creatori, perché artisticamente vuoto e tecnicamente decadente.
Game Directors: Marc Albinet, Alexandre Amancio
Team: Ubisoft Montreal
Invitiamo però il lettore a leggere il libro tratto da Assassin’s Creed Unity scritto da Oliver Bowden, che racconta gli eventi vissuti da Elise de la serre paralleli agli eventi vissuti da Arno; lettura interessante e coinvolgente che può ripulire dall’amaro in bocca dopo aver completato il gioco o come alternativa al giocarlo.