Assassin’s Creed Syndicate
Assassin’s Creed Syndicate, capitolo della saga Assassin’s Creed è ambientato a Londra durante la rivoluzione industriale nell’anno 1868. Due fratelli e assassini Evie Frye e Jacob Frye si spostano a Londra con l’obiettivo di terminare il capillare controllo territoriale, politico, militare, religioso e sociale dei Templari su Londra e di conseguenza su tutta l’inghilterra e di ricercare un misterioso manufatto dell’Eden che si dice curi ogni ferita.
Assassin’s Creed Syndicate è un gioco liscio, superficiale, banale per certi versi, divertente ma poco profondo e persino confusionario. Privo di mordente, coinvolgimento, elementi storici e filosofici forti, definizione dei personaggi, complessità di dialoghi, della narrazione e trama: Assassin’s Creed Syndicate una volta finito si dimentica facilmente, il gioco è un continuo scivolare di eventi che non vengono presentati e spiegati al giocatore, privi di una fondamenta narrativa che rende il gioco solo una serie di uccisioni prive a sé stesse. Al giocatore viene presentata una lista di obiettivi, persone da uccidere perché partecipi attivamente al controllo templare orchestrato dal gran maestro Crawford Starrick (antagonista principale privo di carisma e stereotipato); gli obiettivi templari da assassinare vengono presentati senza raccontare il modo in cui questa lista è stata creata e questi obiettivi identificati dalla confraternita, non viene spiegato il loro ruolo nel complotto templare, i nemici risultano essere quindi dei personaggi vuoti, dei burattini, che si lasceranno uccidere e che sul punto di morte si daranno a pseudo discorsi che sembrano la parodia dei classici discorsi che i templari uccisi fanno con il loro assassino, in questo capitolo i dialoghi invece di essere utilissimi alla comprensione del gioco e della trama ed interessantissimi elementi di narrativa diventano un blaterale frasi del tipo “non sono solo, gli altri templari mi vendicheranno”.
Non esiste mordente verso il quale il giocatore può comprendere e sentirsi spinto verso l’assassinio dei templari; persino i protagonisti, Evie e Jacob seguono gli eventi come burattini senza una propria volontà.
La saga di Assassin’s Creed ha sempre dal primo capitolo fino a Revelations dato un forte senso di confraternita, senso che è totalmente assente in Syndicate in cui l’unico membro della confraternita Londinese è Henry Green: il personaggio più inutile della saga di Assassin’s Creed, non ha un ruolo preciso, non partecipa alle missioni, non aiuta in alcun modo, viene definito un “informatore” ma in realtà non cerca davvero informazioni semplicemente viene utilizzato come espediente narrativo per la mancanza di volontà e di attenzione degli scrittori e sceneggiatori di Syndicate di dare profondità al titolo, Henry Green non è un informatore, Henry Green sputa informazioni che non sono giustificate, non si sa come lui faccia a recuperare le informazioni dato che è incapace a fare tutto ciò che di base fanno gli assassini, è stupido e non sa nemmeno combattere. Henry Green è inferiore persino ad un npc e l’unica cosa leggermente memorabile che lo ritrae come protagonista sono le scenette comiche. Evie e Jacob Frye sono due personaggi poco memorabili, sicuramente i più riusciti del capitolo, Evie in particolare, ma molto poco caratterizzati: non sembrano per nulla persone reali anzi è evidente che siano personaggi frutti di una fantasia superficiale e vuota.
Jacob Frye è un personaggio stupido e confuso, si comporta in modo incoerente e la cosa peggiore è che questo non è un tratto del suo carattere ma un vero e proprio errore di definizione caratteriale di un personaggio di finzione. Evie Frye è leggermente più intrigante come personaggio ma soltanto perché più intelligente e dedita alla confraternita ed al credo rispetto al fratello, in realtà nemmeno lei è ben definita e caratterizzata. Entrambi sono una coppia banale, sono caratterizzati come due fratelli che si fanno i dispetti e questo è il massimo che il loro ruolo come fratelli riesce a raggiungere: non fanno dialoghi importanti sul credo e sulla confraternita, non si esprimono sulle loro missioni, fanno battute tra di loro e si prendono in giro, il che può risultare anche divertente e simpatico ma fastidioso quando la caratterizzazione di una coppia di personaggi si basa soltanto su questo e si limita soltanto a questo.
L’ambientazione di Syndicate è suggestiva e molto ben definita, è un piacere correre in carrozza negli ambienti Londinesi, saltare sui treni e attraversare i sobborghi della città tra quartieri poveri e ricchi.
La musica inoltre ha una propria identità, l’insieme delle musiche non riesce a coinvolgere le azioni di gioco in tutta la loro varietà ma per lo meno ottiene un identità propria che rende alcune musiche di Syndicate memorabili e subito ricollegabili al gioco.
Il gameplay invece è diverso rispetto ai capitoli precedenti, il sistema di combattimento è divertente ma poco coinvolgente e molto banale, i combattimenti con i nemici si risolvono in una serie di combo molto alte con la stessa animazione che si ripete per ogni colpo della combo, i nemici sono sempre gli stessi, stupidi nelle azioni, sembrano dei pedoni, carne da macello che attaccherà il giocatore appena lo vedrà. Vi è un sistema dei livelli banale ed inutile; il bilanciamento tra i livelli è ben fatto infatti nonostante un paio di livelli di differenza combattere non sarà impossibile,
è però inutile perché alle meccaniche di gioco non aggiunge assolutamente nulla, l’unico motivo della sua esistenza è legato al tipo di progressione della trama. Associato al livello del giocatore vi è l’albero delle abilità, l’albero delle abilità è poco efficace, infatti le meccaniche di gioco non sono molto influenzate dall’albero delle abilità ma le singole abilità sono semplici ed essenziali ed è meglio così perché più adatto alle meccaniche di gioco.
Il sistema di livello e di albero delle abilità è però una dissonanza enorme nell’ambiente della saga di Assassin’s Creed e in Syndicate stesso, non è concepibile un sistema a livelli in un gioco che mira al realismo, l’albero delle abilità invece è più concepibile ma non quello proprio di Syndicate che arriva a contenere persino un abilità per far diventare invisibile Evie Frye senza alcuna giustificazione. L’obiettivo di gioco è quello di formare una gang al servizio della confraternita e metterla contro la gang criminale utilizzata come strumento di controllo territoriale da parte dei templari. La gang criminale dei templari controlla ogni quartiere di Londra; si dovrà quindi liberare i quartieri londinesi per porre il controllo della gang controllata dagli assassini e toglierlo alla gang templare; una volta spodestato il controllo della gang templare nel quartiere si potrà passare all’uccisione di un altro obiettivo della lista di templari da uccidere. La meccanica del combattimento tra gang è utile soltanto per giustificare l’esistenza di dei livelli, in fatti ogni quartiere di Londra ha un proprio livello e così l’avanzamento è giustificato e il giocatore seguirà la progressione quartiere per quartiere. Risulta però divertente la meccanica secondo cui si può scegliere se giocare impersonificando Jacob o Evie, risulta divertente per la differenza di approccio che hanno Jacob ed Evie: Jacob è più portato al combattimento diretto mentre Evie all’approccio furtivo.
In conclusione Assassin’s Creed Syndicate risulta essere un esperienza lieta, rilassante e divertente, un occasione enorme sprecata in superficialità, banalità e pochezza con note dissonanti ed incoerenti che rendono il gioco non memorabile se non per le musiche, l’ambientazione e i clichè comici.
Game Director: Marc-Alexis Côté
Team: Ubisoft