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Risposta scelta dall'autore della domanda
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Facile bait per l'incelismo che impesta la community videoludica (del resto basta vedere chi è l'autore). Leggi il testo della petizione ed è a dir poco ridicolo il modo in cui ammanta Stellar Blade dello statuto di "faro culturale per la libertà di espressione" che rappresenta "una boccata d'aria fresca" e quindi "i giocatori gli si sono raccolti intorno perché significava che le cose stavano cambiando in meglio", "#FreeStellarBlade" asd
Senza poi considerare i soggettoni del "top supporter voices" che sono uno peggio dell'altro, l'ennesima testimonianza di inadeguatezza, immaturità e tossicità del videogiocatore medio. Per la serie: rivogliamo l'outfit con quel mezzo cm di tette e culo in più, le grandi battaglie per il sociale. E questo nonostante il director abbia già dato la sua risposta sull'argomento. Comunque il pasionario Mark Kern è un impresentabile ex-Blizzard ben noto alle cronache videoludiche per le sue prese di posizione quantomeno... eccentriche oltre che fraudolente e manipolatorie. Tipo che tempo fa si batteva contro la localizzazione dei giochi in quanto "modifica il testo originale con la propria scrittura, mancando così di rispetto alla cultura e ai creatori dell'opera". Fondatore di quel covo di repressi della League4Gamers, silurato dallo studio di Firefall che lui stesso aveva creato per attività ben poco specchiate, grande sostenitore del Gamergate, arraffone di finanziamenti per un MMO mai realizzato.. devo continuare? Ovviamente lui rimanda a maggiori info presenti nel suo account X (è perfino riuscito a farsi limitare da quel coacervo di complottismi e fake-news asd ), salvo poi non aggiungere assolutamente nulla. E allora mi chiedo, a prescindere dalla presunta censura operata sui due outfit (pretendere che un trailer rispecchi per filo e per segno i contenuti del gioco finale è non solo ingenuo ma anche incredibilmente sciocco), è davvero questa la massima capacità di dialogo alla quale vogliamo ambire?

Ragazzi firmate la partizione contro le censure