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NerdPool incontra Mogiko

Un'autrice italiana molto apprezzata e sempre accolta con calore dal pubblico delle ultime fiere autunnali, Lucca Comics & Games ma anche Milano Games Week & Cartoomics. Parliamo di Mogiko e di Black Letter, il suo manga edito da J-POP Manga che conta al momento due volumi. Gli angeli consegnano lettere che ci avvisano della nostra morte sette giorni dopo. Ma ai protagonisti di una piccola isola le cose non andranno come previsto creando esiti inaspettati per gli esseri umani ma anche per gli angeli. Durante Cartoomics abbiamo potuto parlare con Mogiko della genesi della sua opera e quello che leggete qui sotto è quello che ci ha raccontato.



Ciao Mogiko e benvenuta su NerdPool! Vogliamo iniziare chiedendoti com'è nata in te la passione per i manga e cosa ti ha spinto a sceglierla come tua forma di espressione rispetto a uno stile più vicino al fumetto europeo?



Fin da quando ero piccola sono sempre stata appassionata di disegno in generale. Ho sempre disegnato e crescendo mi sono avvicinata molto a cartoni, fumetti e tutto quel mondo. Il primo impatto che ho avuto con i manga è stato tramite i cartoni che davano in tv e che guardavo il pomeriggio dopo scuola e fin da subito ho avuto un collegamento verso il mondo orientale. Pian piano ho sviluppato la mia passione per il disegno, che era proprio una vocazione, qualcosa che volevo fare nella vita, e ho cominciato a lavorare nell'ambito dell'illustrazione. All'inizio i primi lavori che facevo erano illustrazioni per libri per bambini e da lì, piano piano, ho unito la mia passione di voler raccontare storie e quella che ho avuto da sempre del disegno, del manga e del Giappone. Da lì è stato naturale andare sempre più nella direzione di scrivere cose mie e disegnare manga.



E come è nato il nome Mogiko?



Cercavo semplicemente un nome che potesse sostituire il mio (nome vero) e che avesse anche un significato un po' più giapponese. Quindi ho creato il nome “Mogiko” prendendo le prime due lettere del mio nome e cognome, “Gi” di Giulia e “Mo” di Monti e le ho unite al suffisso “ko” che in giapponese si usa generalmente per i nomi femminili. Molto semplice.



Black Letter è la tua prima serie lunga. Come ti stai trovando con questa modalità di lavorazione e come organizzi solitamente il tuo lavoro?



Sì, questa è la mia prima serie lunga. Prima ho fatto storie autoconclusive o scritte da altri, nelle quali mi occupavo solo del disegno. Questa è la prima volta che scrivo e disegno una storia. Sicuramente lavoro con un approccio diverso che non ho mai sperimentato prima e sto imparando costantemente. Ora ho concluso il volume due e posso dire che è una bella esperienza (ride). Ho imparato che l'importante è avere delle schedule, non fisse, ma di porsi obbiettivi e scadenze, e da lì semplicemente mi organizzo in base a quello che so di poter fare durante il giorno e sviluppo tutto il mio lavoro.



Come è nata la storia di Black Letter, da cosa hai tratto ispirazione?



In realtà è nata in un momento in cui stavo lavorando ad un altro progetto, ovvero quello della tesi della mia laurea, circa 5/6 anni fa ormai. Stavo sviluppando un altro fumetto perché la mia tesi si basava sul fumetto e nel mentre mi è venuto questo incipit: chissà come sarebbe un mondo dove ci sono degli angeli che consegnano delle lettere dove c'è la tua data di morte. Un'idea che mi è balenata in testa molto a caso, dal nulla, e che mi sono scritta nelle note del telefono e l'ho messa da parte, una di quelle classiche cose che dici “un giorno farai, forse”. E un po' di anni dopo mi si è presentata l'occasione di svilupparla.



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Per gli angeli hai scelto un design che unisce la rappresentazione classica tramite l'aureola e le ali piumate a un outfit molto moderno e attuale. Come hai sviluppato la tua visione di questi personaggi?



Mi ha sempre affascinato la figura dell'angelo in generale, però mi piace anche creare dei contrasti. Ho preso quindi la raffigurazione dell'angelo con le ali, come lo vediamo nella rappresentazione occidentale “classica”, ma ho voluto dare una connotazione che andasse in contrasto, che poteva sembrare anche un po' strana, oscura, che creasse un po' di mistero. Questo outfit un po' più moderno è anche per omologarli e sottolineare il fatto che fanno parte della vita di tutti i giorni di tutte le persone del mondo di Black Letter, che sono un qualcosa di mondano quasi.



La vita umana è una lotta costante per prevalere e spiccare sugli altri. In questo senso, anche gli angeli della tua storia sembrano molto simili a noi perché vivono un'eterna competizione. È un modo per cercare di renderli meno divini e più “umani”, più vicini agli altri personaggi?



Assolutamente, ho voluto proprio rappresentare il fatto che nel Paradiso c'è un sistema che può essere simile a quello degli umani, un'organizzazione con dei ranghi più alti e più bassi perché loro (gli angeli) lavorano per arrivare ad uno scopo, proprio come noi umani.



La storia è ambientata in un Giappone molto veritiero e che sembra tu conosca molto bene. Ti è capitato di viaggiare in Giappone o quali referenze hai utilizzato per lo sviluppo di questo scenario?



Andare in Giappone è uno dei miei più grandi sogni perché al momento non ci sono ancora stata. Però con il fatto che il linguaggio del manga è associato al linguaggio giapponese, quindi chi legge manga si aspetta di trovare quelle ambientazioni, io le ho volute ricreare. Non è stato semplice perché comunque è una cultura molto diversa dalla nostra e magari anche una piccola cosa fuori posto sembra strano per chi vive lì e per chi è molto affine a quella cultura. Ho quindi fatto molta attenzione e soprattutto molta ricerca, mi sono anche interfacciata con persone che vivono in Giappone per capire bene se ci fossero degli errori. In tal senso ho chiesto una mano in modo che risultasse tutto il più possibile veritiero.



Ma se ti arrivasse una lettera come accade ai personaggi della tua storia, come vorresti vivere gli ultimi 7 giorni della tua vita?



(Ride) Questo è un tema interessante sopratutto perché anche nel mio manga quello che spero si veda è che ognuno reagisce in modo diverso, non c'è un modo standard in cui devi reagire. Personalmente io non lo so (ride). Però il fatto di saperlo prima forse mi darebbe una certa tranquillità, mi sentirei un po' meglio a saperlo…



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Hai sviluppato tutta la storia? Hai già in mente il finale di Black Letter?



Si, ho già la storia abbastanza definita. Anche il finale c'è l'ho in mente, però non si sa mai, nel senso che il finale avverrà tra un po' di tempo e quindi chissà se la storia prenderà degli sviluppi che ora non mi aspetto. Però per adesso posso dire di sì, ho pensato a come farla finire.



E c'è qualcosa che ci puoi anticipare?



No, assolutamente no! (ride)

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