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NerdPool incontra Skottie Young e Jorge Corona

Ain't no Grave, uscito da poco per Bao Publishing, è il terzo fumetto che nasce dalla collaborazione tra Skottie Young e Jorge Corona. I due fumettisti riescono a spostarsi ogni volta tra un genere e l'altro con storie avvincenti, drammatiche e talvolta divertenti, che toccano tematiche importanti. Potete già trovare sul sito tutte le recensioni, compresa quella dell'ultima storia, Ain't no Grave. Inoltre, durante il Lucca Comics & Games abbiamo avuto la fortuna di intervistare entrambi per parlare di tutte le loro opere, con un occhio di riguardo alla miniserie più recente. Quindi, bando alle ciance, vi lasciamo al testo dell'intervista…



Jorge Corona



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Skottie Young



Siamo qui con Skottie Young e Jorge Corona, benvenuti su NerdPool. Ain't No Grave è il vostro terzo fumetto insieme e ormai lavorate insieme da diversi anni. Com'è iniziata la vostra collaborazione? Quale pensate sia il pregio maggiore l'uno dell'altro?



Jorge: Inizialmente ci siamo incontrati a diverse fiere, dove abbiamo avuto l'occasione di passare del tempo insieme, poi è stato Skottie a contattarmi dopo aver visto uno dei miei fumetti. Io sono suo fan da sempre ed ero davvero felice quando ho ricevuto i suoi complimenti. Mi aveva scritto per un progetto che aveva in mente, ma che poi non si è più concretizzato, e solo più avanti mi ha ricontattato per Middlewest.



Skottie: È tutto vero! Quando ho visto per la prima volta Feathers (ndr: fumetto del 2015 pubblicato da Boom! Studios, scritto e disegnato da Jorge), ho pensato che il fumetto fosse fantastico e che sarebbe stato bello lavorare insieme, ma non avevo qualcosa di concreto in mente. L'occasione è arrivata con Middlewest, visto che stavo decidendo, per la prima volta, di non occuparmi anche dei disegni. Lo stile di Jorge mi piaceva tantissimo e ho pensato subito di chiedere a lui.



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Ain't No Grave è un western. Com'è nata questa idea? Siete fan del genere e da dove avete preso ispirazione, in particolare per i bellissimi paesaggi disegnati da Jorge?



Skottie: La cosa interessante è che prima abbiamo pensato alla storia e ai temi, ma non era ancora un western. La storia è cambiata quando ho preso un aereo per il Comic-Con di San Diego e durante il volo ho visto un film western. In passato avevamo già parlato di fare qualcosa su questo genere e ci è sembrata l'occasione perfetta.



Jorge: Ci abbiamo messo pochissimo a prendere questa decisione perché già da tempo pensavamo di fare un western ambientato nello spazio o un western con qualche elemento fantasy e ci siamo detti “Facciamo il nostro fumetto western!”.



Per quanto riguarda le ispirazioni, entrambi abbiamo visto un sacco di film western, anche mentre lavoravamo su questo progetto. Nello specifico, Gli Spietati (ndr: Unforgiven in originale) è forse quello che ci ha messo in testa questa idea, poi mi sono messo a guardare molti film sia vecchi che nuovi per mantenere l'estetica classica dei film di Sergio Leone ma avere anche un approccio moderno al genere. Parlando di fumetti, ho preso sicuramente ispirazione dai bellissimi western di Moebius.



Ain't No Grave parla della morte e della difficoltà di accettarla. I capitoli, infatti, ripercorrono le fasi dell'elaborazione del lutto. Credete che i fumetti possano avere anche una funzione terapeutica e aiutare nel percorso di accettazione del lutto e della morte?



Skottie: Penso che ogni tipo di storia possa aiutarci a elaborare emozioni e sentimenti, sia nello scriverle che nel leggerle. Io e Jorge in tutti i nostri progetti non stiamo cercando di tirare fuori qualcosa da dentro di noi, ma ci viene in modo naturale, sia come narratori che in quanto persone e uomini. Ogni volta che pensiamo a una storia sappiamo che faremo in modo che sia interessante e che ci sia qualcosa di divertente, ma vogliamo anche andare un po' più nel profondo per esplorare la sfera delle emozioni, che si parli di amore e di una relazione violenta come in Il me che ami nelle tenebre, o di famiglia in Middlewest. In Ain't No Grave si parla anche di egoismo. Ryder non è proprio una bravissima persona, ma è alla ricerca di qualcosa e proverà in ogni modo a ottenerla. Penso che sia il modo migliore per esplorare questi argomenti.



Sia Il me che ami nelle tenebre che Ain't no Grave hanno una protagonista femminile, ed entrambe sono molto realistiche anche se hanno un carattere piuttosto diverso. Come sono nati questi personaggi?



Skottie: Che si tratti di un personaggio maschile o femminile, in ognuno c'è una parte di me, del mio modo di pensare. Ro è un'artista, come noi due, e anche io mentre scrivevo quel fumetto ero a un punto della mia carriera in cui pensavo “Cosa farò in futuro? Ho ottenuto questo e quello, ma mi sto annoiando di tutto quanto?”. Per me non si tratta di genere sessuale, quanto di carattere individuale. Di conseguenza, è diventato più facile raccontare la storia di qualcuno che finisse per innamorarsi di qualcosa di impossibile, di questa entità nella casa, perché disperata dal cercare di essere qualcosa di nuovo.



Jorge: Da parte mia, con Il me che ami nelle tenebre volevo rappresentare soprattutto un'idea di isolamento, per mostrare quanto il processo creativo di un artista possa essere un lavoro che ti isola dagli altri e quanto il luogo in cui si lavora possa diventare oppressivo.



Skottie: Un altro elemento interessante della lavorazione di questa storia è che nel mio caso ho scritto la maggior parte della storia prima della pandemia, mentre Jorge ha disegnato quasi tutte le tavole durante la pandemia mentre eravamo in lockdown. È stato scritto da un certo punto di vista e disegnato da tutt'altra prospettiva.



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Vi è mai capitato di sperimentare il blocco dello scrittore come succede a Ro?



Jorge: Non ho mai versato vino sui miei appunti (ride), ma mi è successo diverse volte.



Skottie: Nel mio caso non si tratta tanto di un blocco, nel senso che ho in mente cosa disegnare o che storia raccontare, ma mi ritrovo a fissare il muro per tre settimane fino a quando non mi sblocco all'improvviso e riprendo a lavorare. A volte si tratta semplicemente di lasciarsi il tempo di annoiarsi a sufficienza per avere poi voglia di ripartire.



La musica è un altro elemento costante nelle storie che raccontate. Siete soliti lavorare con della musica in sottofondo? Avreste qualche canzone da consigliare ai lettori per accompagnare la lettura dei vostri fumetti?



Skottie: Di solito mentre scrivo ascolto colonne sonore e cerco di trovare film che siano in linea con il genere del fumetto su cui sto lavorando. Per Il me che ami nelle tenebre ho cercato film horror, ma soprattutto musica gotica classica. Mentre lo stavo scrivendo ho anche affittato una casa, spento tutte le luci, acceso delle candele e messo in sottofondo della musica inquietante. E sono rimasto in quella casa per circa una settimana (ride) mentre scrivevo. È stata l'unica volta che mi sono immedesimato così tanto con la protagonista durante la lavorazione di una storia.



Per Ain't No Grave abbiamo ascoltato tanta musica western e blues. A partire proprio da Ain't No Grave (ndr: una canzone gospel tradizionale) e da tanta musica folk americana che spesso ha origini irlandesi. Si tratta più che altro di questo tipo di musica, ma ci metto sicuramente anche la colonna sonora di Mad Max: Fury Road, con la quale ho scritto tante storie. Tutte le scene di azione che coinvolgono Ryder le ho scritte con quella in sottofondo.



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Nelle vostre serie avete esplorato diversi generi. Ce n'è un altro che vorreste affrontare in un prossimo fumetto e avete già qualcosa in programma insieme che potete rivelarci?



Skottie: Ormai penso che ci uccideremmo a vicenda se uno di noi due provasse ad andarsene (ridono).



Jorge: Siamo entrambi al tempo stesso l'ombra e Ro.



Skottie: In base al giorno. Una volta è “Lasciami in pace, basta”, quella dopo “per favore, non andartene”. (ridono)



Jorge: La cosa divertente è sempre pensare a qualcosa che non abbiamo ancora esplorato o tornare su un tema trattato ma per affrontarlo da una prospettiva diversa. Entrambi amiamo molto sperimentare.



Skottie: Mentre stavamo terminando Middlewest sono volato a Denver in Colorado, dove vive Jorge, e abbiamo stilato insieme una lista dei generi che ci piacciono e dei film che amiamo per provare poi a combinarli insieme. Ad esempio, Il me che ami nelle tenebre nasce dalla volontà di scrivere una storia horror e una storia d'amore, che i miei lettori difficilmente potevano aspettarsi. Ma vi confesso che Notting Hill è il mio film preferito di sempre! (ridono)



Quindi, abbiamo pensato di unire questi due generi, anche perché al tempo stavo guardando The Bachelorette (ndt: un reality show di appuntamenti) e il tono era sempre così melodrammatico. Il cast diceva frasi del tipo “Mi dispiace di essermi innamorato di te”, “Sono così impaurito da questi sentimenti” e allora ho pensato di scrivere una storia in cui innamorarsi potesse essere davvero spaventoso!



Di sicuro ci piace molto esplorare tanti generi diversi ma, come per Ain't No Grave, prima iniziamo a sviluppare una storia e poi decidiamo in quale genere inserirla. E ci stiamo divertendo molto a lavorare anche sul prossimo progetto, vedrete presto il risultato…



Ringraziamo ancora Skottie Young e Jorge Corona per la disponibilità e Bao Publishing per averci permesso di intervistarli. Vi invitiamo quindi a recuperare Middlewest, Il me che ami nelle tenebre e Ain't no Grave, in attesa della loro prossima storia insieme!

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ieri alle 14:20