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Horizon Zero Dawn Remastered: la nostra recensione

I ragazzi di Guerrilla Games ci invitano a fare un tuffo nel passato con Horizon Zero Dawn Remastered, la versione rimasterizzata della prima avventura di Aloy in un open world post-apocalittico pieno di misteri da scoprire. La versione remastered promette grandi upgrade sul comparto grafico, sfrutterà a piene le funzionalità del DualSense e includerà il DLC The Frozen Wilds. Trattandosi di una remaster e non di un remake non sono state apportate modifiche a trama o gameplay che sono immutate rispetto a quelle che abbiamo visto nella versione originale di 7 anni fa.



Cosa c'è di nuovo?



Come abbiamo detto buona parte delle migliorie interessano la resa grafica del gioco. Guerrilla Games ha fatto tesoro del lavoro fatto per il secondo capitolo Horizon Forbidden West per confezionare questa remaster. In questa verisione troviamo un'illuminazione migliorata che da un aspetto più realistico agli ambienti. L'uso del ray tracing accentua i riflessi e la gestione della luce in modo naturale, soprattutto al tramonto o durante la pioggia, rendendo i paesaggi ancora più immersivi. La resa della natura è spettacolare, una vegetazione più densa e dettagliata dona degli scorci incredibili di un mondo selvaggio. Una piccola menzione fa fatta anche per la resa della neve che ora lascia i segni al nostro passaggio anche al di fuori delle zone del DLC The Frozen Wilds. Anche la gestione degli eventi atmosferici e gli specchi d'acqua sono state importate da Forbidden West



Ora spostiamoci sulla resa dei modelli dei personaggi, anche qui è stato fatto un gran lavoro, i modelli più dettagliati aggiungono una maggiore espressione e realismo ai volti dei protagonisti e degli NPC. Aloy è stupenda è i dettagli del viso sono veramente notevoli. Solo in pochissimi casi abbiamo avuto l'impressione che nei nuovi modelli si sia persa un po' di autenticità rispetto all'originale. Le animazioni sono più fluide, con una resa dei movimenti più naturale, rendendo ogni interazione più credibile. Sono state riveste anche le routinne degli NPC che durante i dialoghi ora faranno azioni più credibili e meno ingessate.



Le performance del gioco sono sensibilmente migliorate, abbiamo la possibilità di scegliere tra una risoluzione 4k con 30 fps stabili, una più bilanciata a 40 fps e una che massimizza in frame rate. Tutte e tre le modalità sono risultate gradevoli, ma personalmente la fluidità della modalità performance resta la scelta migliore.



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Come è invecchiato?



Abbiamo parlato del comparto tecnico, dove si è concentrato il lavoro dello sviluppatore, ma quando si ripropone un gioco dopo anni dall'uscita senza cambiare nulla di sostanziale, bisogna fare una riflessione. Come una proposta fatta 7 anni fa si piazza nel panorama odierno?



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Partendo dalla trama, il mondo post-apocalittico è ambienta secoli dopo il nostro presente, qui invece di trovare un radioso futuro ci ritroviamo in una società tribale si scaglia con arco e frecce contro macchine mostruose e iper-evolute per sopravvivere. Un contrasto nella quale è sempre belle reimmergersi. All'inizio dell'avventura non sappiamo nulla di come si sia arrivati in questa situazione, avanzando col la storia inizieremo a raccogliere piccoli pezzi del passato per arrivare in fondo e finalmente capire cosa è andato storto e come gli esseri umani si siano ritrovati in questa situaizone. La lore di questo mondo e la storia di Aloy restano una ventata di freschezza anche dopo anni, soprattutto se paragonate alle produzione poco ispirate che ultimamente affollano gli scaffali.



Anche il gameplay si difende bene, anche se qui qualcosina in più si poteva fare. L'arco resta l'assoluto dell'esperienza, e è sempre appagante usarlo per mettere in atto la strategia scelta per sconfiggere una certa tipologia di macchine. Fuoco o ghiaccio, un'approccio diretto o l'uso di trappole gli approcci restano molteplici e è divertente sperimentare un po! La nota un po' più dolente resta come per il predecessore il combattimento corpo a corpo che resta poco fluido e stona un po' col resto dell'azione. Questa parte poteva essere un po' rivista per la remaster. Anche le fare di arrampicata le abbiamo trovate un po' meno precise ed appaganti rispetto a Forbidden West. In questi aspetti si vedono un po' di più i segni del tempo.



In conclusione



Horizon Zero Dawn Remastered è una riedizione che porta il gioco originale a un nuovo livello tecnico, senza però alterare la formula che l'ha reso un successo. Le migliorie grafiche sono evidenti, soprattutto l'illuminazione ambientale, i modelli più dettagliati e la densità degli elementi a schermo creano un mondo che sa affascinare. La vera forza del titolo restano l'incredibile mondo ideato dagli sviluppatore e l'avvincente trama, il gameplay è bello come un tempo, niente di più e niente di meno. Questo ci porta all'ultima considerazione che facciamo per questa recensione. Chi dovrebbe comprare questo gioco? Beh se non ci avete mai giocato prima prendetelo ad occhi chiusi, si tratta di una pietra miliare tra le produzioni Sony con una grafica moderna. L'upgrade digitale ad oggi costa 10 euro, quindi se siete in possesso della vecchia versione digitale, vi manca vestire i panni di Aloy e dopo anni vi siete dimenticati di tutti i risvolti della storia, riviverla in questa vesta vi lascerà a bocca aperta. Diversamente da questi casi potrebbe trattarsi di un'acquisto superfluo per voi, visto che non c'è nulla di veramente nuovo in questa remaster.

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10 novembre alle 18:20