LA PORTA di Georges Simenon: recensione
Una discesa nella mente di un uomo e delle sue ossessioni: questo è La porta di Georges Simenon. Questo piccolo ma intenso romanzo, uscito per la prima volta nel 1962, è stato pubblicato da Adelphi nel 2024 nella traduzione è di Laura Frausin Guarino.
Trama
Bernard Foy è un uomo invalido: in guerra una mina gli è scoppiata tra le mani ed egli ha perso inevitabilmente entrambi gli arti. Vive a Parigi con sua moglie Nelly ed è lei la lavoratrice della famiglia che esce di mattina per andare in ufficio mentre il marito la aspetta a casa, fa la spesa e cucina. Si tratta di una situazione anomala per gli anni Sessanta – quando all'incirca è ambientato il romanzo – e Bernard la vive con dolore, poiché sente di aver privato la moglie di una vita vera e piena, costringendola per sempre ad occuparsi di un invalido e a farsi vedere in giro con un uomo le cui protesi attirano gli sguardi di chiunque per strada.
La storia raccontata da Simenon è molto semplice: pochi altri personaggi oltre la coppia vengono giusto citati come esterni con una qualche influenza nelle vicende; tutto in realtà si svolge nelle quattro mura della piccola casa di Bernard e Nelly e, ancor di più, tutto si svolge nella testa di Bernard. L'uomo è infatti ossessionato dalla gelosia nei confronti di sua moglie, che è una donna bella ed affascinante, che gli uomini possono desiderare. Lei lavora, incontra un mondo che lui non conosce e mai conoscerà, chiuso in casa com'è a causa della sua invalidità. A peggiorare la situazione, entra in gioco un'amica di Nelly, che quotidianamente chiede alla donna alcuni favori per suo fratello Mazeron, che vive in un appartamento qualche piano sotto la coppia e si occupa di illustrazioni. Le visite di Nelly al giovane artista mandano fuori di testa Bernard, già geloso patologicamente di natura, a maggior ragione perché anche Mazeron è un invalido e può necessitare come lui delle cure della sua Nelly.
“Vivo un po' per interposta persona… Tu vai… Vieni… Vedi gente, strade, animazione… Quando torni a casa ne sei tutta impregnata… Io mi dico che una parte è grazie a me, perché non ti condanno a fare tutto il tempo l'infermiera… In fondo sono molto egoista… A forza di pensare a me stesso, a noi, ho finito per conoscermi bene…”
Recensione
L'ossessione di un uomo, il suo scivolare nella follia: è questo La porta.
Simenon è grado come pochi di trascinare il lettore nella psiche umana: pagina dopo pagina, non si può fare a meno di sentirsi travolti dal vortice della progressiva pazzia del protagonista. Bernard passa le giornate alla finestra ad osservare le vite degli altri, conosce a menadito i rumori di ciascun abitante del palazzo e le abitudini dei vicini. Bernard soffre per la sua condizione di invalido, perché si sente un “uomo a metà”, non corrispondente all'ideale virile che la società dell'epoca – ma anche odierna, purtroppo – vorrebbe e, proprio per questo, crede inevitabile il tradimento di sua moglie. Nelly, dal canto suo, sembra la “moglie perfetta”, del tutto dedita al marito e alla vita familiare. Simenon si concentra prevalentemente sull'interiorità tutta sconvolta di Bernard e poco dice della moglie, ma di tanto in tanto emergono alcuni fulminei pensieri di Nelly, che la fanno apparire esasperata, triste e in trappola dentro i ragionamenti contorti e le ossessioni del marito.
È impossibile staccarsi da queste pagine, perché si è totalmente catapultati nella testa di Bernard, ci si sente intrappolati dalle sue domande ossessive, gli si vorrebbe solo urlare di smetterla, proprio come vorrebbe fare Nelly, che però non è ha il coraggio, perché teme di sconvolgerlo ulteriormente.
Più si va avanti, più il circolo vizioso della mania va avanti, più sembra prospettarsi un finale drammatico. In ogni caso, il finale mi ha lasciata sorpresa e sicuramente è stato diverso rispetto a ciò che la storia prospettava. Anche qui, l'autore ha saputo sorprendere.
Incredibile come un romanzo quasi privo di trama possa essere così magnetico e ricco di spunti.
Potete trovare il libro QUI.
L'autore
Georges Simenon, autore incredibilmente prolifico, tanto da aver scritto centinaia di romanzi, è nato a Liegi, in Belgio, nel 1903 e morto a Losanna, in Svizzera, nel 1989.
Famoso soprattutto per aver inventato il commissario di polizia francese Jules Maigret, Simenon ha però scritto anche molto altro, spesso intrecciando l'indagine psicologica al genere del noir e del giallo.
QUI per la recensione di La prigione, recentemente pubblicato da Adelphi.
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