Elden Ring – Shadow of the Erdtree – Recensione
Di Elden Ring se n'è parlato tanto, eppure non è mai abbastanza. L'ultima opera di Hidetaka Miyazaki e del suo team ha lasciato tutti, ancora una volta, senza fiato, affermandosi tra fan storici e giocatori che per la prima volta hanno sperimentato il genere. Elden Ring è una perla rara, un capolavoro che spicca in un mondo del gaming sempre più interessato all'aspetto economico che a quello artistico. Un titolo così perfetto, aveva davvero bisogno di un'espansione?
Le Croci di Miquella
Come da tradizione FromSoftware, accedere ai contenuti aggiuntivi non è affatto cosa scontata. L'entrata nel Regno dell'ombra, infatti, è situata in un luogo che tantissimi giocatori non hanno ancora raggiunto, stando alle statistiche online. Bisogna essere forti e padroneggiare al meglio il proprio personaggio per potersi addentrare il DLC e qui parliamo subito dell'elefante nella stanza: la difficoltà. In molti hanno criticato le ultime patch (che esistono da sempre e in qualsiasi videogioco, FromSoftware e non) perché colpevoli di abbassare la difficoltà della sfida. Una critica abbastanza sterile, visto che è a totale discrezione del giocatore la possibilità di potenziamento. Volete una sfida più difficile? Non esagerate con i power-up. Volete scoprire cosa c'è dietro alla storia di Shadow of the Erdtree pur non essendo giocatori così abili? Cercate più potenziamenti possibili. In ogni caso, non sarà una passeggiata.
Tornando al Regno dell'ombra, uno degli aspetti che più ci ha colpito in questa espansione è la narrazione. La lore non è diluita come nell'avventura principale, ma molto più concentrata, con dialoghi, luoghi, personaggi e oggetti che fin da subito raccontano la nuova storia di FromSoftware. Tutto il DLC gira attorno a Miquella, una figura misteriosa a cui spesso si è fatto riferimento, ma senza mai entrare nel dettaglio. In Shadow of the Erdtree, invece, viene svelato e approfondito, così come tanti altri protagonisti che abbiamo già imparato a conoscere in Elden Ring. La trama è ovviamente raccontata con il solito stile criptico, ma in modo più diretto e semplice, anche grazie al tantissimo materiale da scoprire e collegare, con cui teorizzare e immaginare. Un viaggio affascinante ed appassionante, alla scoperta di una nuova tessera da aggiungere all'enorme mosaico composto da Miyazaki e George R. R. Martin.
Quali sono le novità nel gameplay di Shadow of the Erdtree?
Parlando di gameplay, ovviamente la base è quella solidissima già vista in Elden Ring. Ciò che troveremo di nuovo sono le mappe, le abilità, le armi e i nemici. FromSoftware non si è limitata al compitino, ma ha davvero aggiunto qualcosa di significativo ad un'esperienza che già sembrava perfetta: gli equipaggiamenti sono sia versioni potenziate di quelli già esistenti, che del tutto originali, così come moveset e nemici. Sono ben otto le classi inedite, con più di cento nuove armi, per darvi un'idea di quanto sia mastodontico dal punto di vista dei contenuti Shadow of the Erdtree. Gli sviluppatori avevano davvero qualcosa da dire e anziché sviluppare un secondo capitolo, ecco un'espansione completa e ricca sotto tutti i punti di vista. Come anticipavamo, è possibile potenziarsi attraverso nuovi oggetti, con miglioramenti che però rimangono validi solo all'interno del Regno dell'ombra, rendendo più forte sia il nostro avatar che il cavallo Torrente e le Ceneri di Guerra. Una scelta che restituisce un certo senso di progressione del proprio personaggio, anche dopo centinaia di ore già spese nell'Interregno.
Capitolo a parte per le boss fight, da sempre fiore all'occhiello dei Souls. Quelle principali sono più di dieci, ma sono tantissime le sfide intermedie e opzionali, dai Giganti della Fornace agli immancabili Draghi. La quantità però non è tutto: le sfide sono, se possibile, anche più spettacolari di quanto visto nell'avventura principale, spesso più difficili e mai banali. Grazie alla già citata narrazione, alle ambientazioni e alla colonna sonora, l'atmosfera in ognuno di questi scontri è più epica che mai. Ogni arma è lecita, ogni mezzo è lecito, evocazioni comprese, ma nonostante il grado di difficoltà la sfida non diventa mai frustrante. Shadow of the Erdtree ci ha spesso lasciato a bocca aperta e gli scontri con i boss sono uno dei punti più alti mai raggiunti dal genere, massima espressione di un capolavoro esteticamente spettacolare e brillantemente originale nei contenuti.
Il Regno dell'ombra
Un altro elemento fondamentale, di cui ancora non abbiamo parlato, è l'open world. Anche in questo caso, quanto visto in Elden Ring è stato migliorato ed espanso. Anche i dungeon più piccoli hanno qualcosa da raccontare, storie che ci aiutano a ricostruire vicende del passato e a capire meglio quelle del presente. Quei luoghi secondari, spesso utili solo a fare un po' allenamento e ad accumulare potenziamenti o risorse, lasciano spazio ad aree sempre interessanti e ben caratterizzate. Elden Ring “rompeva” le regole degli open world moderni, pieni di attività tutte uguali utili a riempire aree sconfinate, e Shadow of the Erdtree è ancor più deciso ad uscire fuori dagli schemi sotto questo punto di vista. Per non parlare del colpo d'occhio, sempre e comunque capace di lasciare a bocca aperta con scorci evocativi tanto per la loro estetica, quanto per il loro background narrativo.
Come da tradizione FromSoftware, ogni ambientazione comunica qualcosa, ed è impossibile non stare ad ascoltarla. Dalle classiche cavalcate per attraversare vaste praterie, alle esplorazioni di castelli e roccaforti. Scoprire nuovi luoghi è entusiasmante, perché al loro interno c'è sempre qualcosa di nuovo, che può arricchire sia gameplay che trama. Se volete davvero godere della massima esperienza, vi consigliamo di soffermarvi molto su questo aspetto, di non perdervi alcun dialogo o descrizione di oggetti esplorando tutto minuziosamente. Tra l'altro, grazie ai nuovi aggiornamenti, avrete a disposizione la pagina dell'inventario dedicata agli oggetti recenti, così da poter analizzare immediatamente tutto ciò che trovate, senza perdervi nell'enorme equipaggiamento già raccolto durante l'avventura principale. Giocato in questo modo, Shadow of the Erdtree può raggiungere e superare anche le cinquanta ore di durata, oltre ad offrire un impagabile senso di divertimento e appagamento nell'aver vissuto a pieno tutto ciò che il Regno dell'ombra ha da offrire.
Artisticamente inarrivabile
Dal punto di vista tecnico, un po' come ogni espansione, non c'era molto che si potesse cambiare. La struttura è sempre la stessa, su PlayStation 5 solidissima in modalità prestazioni, un po' meno in modalità qualità. L'esperienza resta sempre straordinaria, piacevole da vedere e da giocare. È però la direzione artistica, come sempre ispiratissima, a fare davvero la differenza. Non c'è mai una sensazione di già visto, anche per chi ha familiarità con il genere. Ci si sente a casa, eppure sempre stupiti tutto ciò che si può scorgere all'orizzonte, sognando tutto ciò che potrebbe essere ancora celato alla nostra vista.
Uno degli aspetti più brillanti dell'espansione è senz'altro il comparto audio, con delle colonne sonore che siamo certi rimarranno a fuoco nella storia del genere. Nelle boss fight, in particolare, ogni nota caratterizza perfettamente chi stiamo affrontando, esplorando ulteriormente i lati più intimi di alcune storie. Shadow of the Erdtree, proprio come il gioco principale, è interamente sottotitolato in italiano. Piccola nota di demerito per noi cacciatori di trofei è la mancanza di nuove coppe, caratteristica tuttavia già vista ed ereditata dai DLC dei Dark Souls.
L'articolo Elden Ring – Shadow of the Erdtree – Recensione proviene da PlayStationBit 5.0.
zaza1979
bello