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I primissimi istanti in compagnia di Metroid: Samus Returns sono momenti che non si dimenticano facilmente, balsamo per il cuore e per l'anima: dopo anni di magra e di silenzio assoluto, in cui la Grande N ha colpevolmente trascurato un franchise glorioso fino a quasi rinnegarlo – Federation Force non conta e soprattutto non può in alcun modo essere considerato come un'uscita di un certo calibro, siamo seri – ti ritrovi finalmente davanti l'iconica Gunship, con quella sua caratteristica forma a mandorla e il bizzarro colore giallo acceso.
Un attimo di pausa enfatica ed eccola lì, la cacciatrice di taglie più implacabile della galassia che spunta in tutto il suo splendore dalla sommità del velivolo, con l'indimenticabile Braccio Cannone e quella meravigliosa armatura Chozo che per troppo tempo non ci è stato concesso di ammirare. In sottofondo, neanche a dirlo, le note elettroniche delle consuete sonorità extraterrestri che dalla serie Prime in poi hanno così prepotentemente (ri)definito la saga. Non accade nulla di eclatante, ma non serve nemmeno che succeda qualcosa in particolare: sono comunque attimi a dir poco speciali, da respirare a pieni polmoni e da vivere fino in fondo. Per risentirsi subito a casa, per perdersi ancora una volta nello spazio profondo, ma soprattutto per tornare a godere fortissimo: bentornata Samus Aran, quanto ci sei mancata.
Un piccolo e doveroso passo indietro, tanto per definire meglio questa ghiotta esclusiva Nintendo 3DS, svelata con trionfale sorpresa durante l'E3 2017 e sviluppata dal team spagnolo MercurySteam (quelli di Castlevania: Lords of Shadow e dell'imminente Raiders of the Broken Planet, per intenderci): Metroid Samus Returns è un remake aggiornato e corretto di Metroid II: Return of Samus, secondo capitolo della serie ideata da Gunpei Yokoi pubblicato nel 1992 su Game Boy. "Aggiornato e corretto" perché, rispetto all'originale – per inciso prequel diretto di quel cult immortale che ancora oggi è Super Metroid – sono da segnalare una serie di revisioni assai significative, che riguardano tanto la componente estetica quanto il gameplay vero e proprio.
Se la grafica non ha potuto fare a meno di evolversi da uno stile bidimensionale nelle classiche tonalità grigio-verdi che hanno fatto la storia dell'inossidabile portatile Nintendo ad una resa al 100% poligonale (seppur rigorosamente con la cosiddetta visuale 2.5D), i cambiamenti in termini di giocabilità erano invece tutt'altro che scontati: MercurySteam ha ad ogni modo deciso di osare con un'autentica operazione di restyling, introducendo un pizzico di componente action agli scontri a fuoco e rendendo ancora più arzigogolato il level design che da sempre rappresenta il fiore all'occhiello della saga.
E il risultato finale può dirsi, per fortuna, una scommessa vinta con convinzione.
La peculiare trama di Samus Returns è rimasta al contrario esattamente quella dell'epoca: Samus Aran viene inviata dalla Federazione Galattica su SR388, nel tentativo di estirpare una volta per tutte la minaccia dei terribili Metroid direttamente dal loro pianeta natale.
Parte così una caccia a ben trentanove parassiti spaziali, da rintracciare uno dopo l'altro esplorando in lungo e in largo l'intricato sistema di caverne che si trova nel sottosuolo di SR388. Un safari stellare che sulle prime entusiasma parecchio, vuoi per il ritorno alle atmosfere tipiche di un franchise che per così tanto abbiamo sognato ardentemente di rivedere, vuoi per il ritmo leggermente più sostenuto del solito, ma che dopo qualche ora di gioco – e per tutta la fase centrale di un'avventura che vi impegnerà per poco meno di dodici ore – mostra il fianco ad una ripetitività oggettivamente innegabile.
Se scovare i Metroid si dimostra infatti un processo elaborato, appagante e mai banale (e il merito va, com'è ovvio che sia, all'ispiratissima struttura dei livelli, sempre così strepitosamente a cavallo tra nuove aree da scandagliare palmo a palmo e ritorno in zone già note attraverso quel backtracking che forse più di ogni altro aspetto contraddistingue il sottogenere dei metroidvania), combatterli è invece un'attività alla lunga un po' più monotona del previsto, con scontri che si limitano di fatto a dover colpire N volte il ventre dei mostriciattoli volanti.
Certo, non mancano occasionali mutazioni al DNA dei nemici, con anomalie destinate a scatenare attacchi elementali o magari a stravolgere la conformazione fisica degli avversari aggiungendo ad esempio un bel paio di gambe, eppure la varietà, almeno fino a un certo punto della storia (diciamo prima di un terzo atto travolgente), non è quella che si potrebbe in tutto e per tutto desiderare.
Premere X al momento giusto vuol dire mettere KO un nemico, assicurandosi una bella dose di energia extra. Senza contare la soddisfazione tutta badass, s'intende.
Osservazione peraltro applicabile pure all'inedito sistema di combattimento corpo a corpo di Metroid: Samus Returns, che nel riprendere qualche suggestione dal mediocre esperimento che risponde al nome di Other M recupera una meccanica di natura prettamente action basata sul contrattacco tramite la pressione col giusto tempismo del tasto X.
Un'idea che da un lato dà una dimensione piacevolmente viscerale e intensa alle interazioni con le creature ostili che popolano SR388, ma che dall'altro manca un po' di spessore, limitando di fatto le possibilità d'azione a mere contromosse sempre e comunque molto passive.Per il potere di Aeion!Le abilità legate all'energia Aeion (particelle arancioni che si sprigionano annientando i nemici) sono un'esclusiva di Samus Returns, novità assoluta rispetto al capitolo apparso su Game Boy.
Quattro sono i poteri a disposizione della protagonista, com'è logico che sia da sbloccare mano a mano nel corso della campagna: uno scanner per ricostruire la mappa individuando zone con potenziali segreti, uno scudo per aumentare la difesa, un boost che aumenta il tasso di fuoco in attacco e per finire la facoltà di rallentare lo scorrere del tempo. Alleati preziosi da sfruttare sia nell'esplorazione che durante i combattimenti (soprattutto nell'ultima parte...), dunque fate attenzione alla vostra riserva di combustibile alieno! Peccato, perché con una dose di coraggio in più – e, perché no, con una maggiore differenziazione nel bestiario – probabilmente gli sviluppatori spagnoli sarebbero stati effettivamente in grado di dare a Metroid quello spessore nei combattimenti che il Team Ninja qualche anno fa aveva provato, invano, ad aggiungere alla saga.
La sete di azione di MercurySteam non si è ad ogni modo esaurita con gli attacchi in mischia messi a disposizione della protagonista: non soltanto i controlli appaiono particolarmente reattivi ed esaltati dalle pregevoli animazioni, ma è importante segnalare, oltre ad un sistema di quattro nuove abilità basate su una misteriosa fonte di energia denominata Aeion, anche la modalità Mira Libera. Premendo il tasto dorsale L Samus rimarrà infatti ferma sul posto, consentendo però di sparare a 360° orientando il Braccio Cannone con una dinamica che non fa affatto rimpiangere l'assenza di un secondo stick analogico (pur costringendo a equilibrismi con le dita che dopo un po' di tempo non potranno non dare qualche noia, complice anche e soprattutto la discutibilissima ergonomia del 3DS). Insomma, per certi versi Samus Returns si rivela un Metroid leggermente più vivace e scattante del solito, che pur senza trascurare o sovvertire le fondamenta del franchise denota comunque una personalità sorprendente, non così scontata considerando per di più l'origine europea della produzione.
Potevano forse mancare gli amiibo dedicati? Neanche a pensarci, con tanto di irresistibile Metroid con finitura gommosa.
Apprezzabile anche il lavoro svolto da MercurySteam in materia di grafica, sonoro e performance. Per prima cosa, qualche parola sull'impatto visivo di un gioco che, inutile girarci attorno, per gli standard del 2017 – e pure per quelli della serie stessa – risulta penalizzato dai limiti di una console che, se da una parte sembra resistere inesorabile all'avanzare del tempo, dall'altra appare già da anni fuori tempo massimo, con un trionfo della bassa risoluzione e una qualità dello schermo del tutto incompatibili con gli standard moderni. C'è poco da fare, la penuria di poligoni c'è e si vede, così come la povertà degli sfondi o la modestia delle texture. Eppure, nel suo piccolo, Metroid: Samus Returns riesce comunque a dire la sua, se non addirittura a stupire, un po' per merito della direzione artistica (che scimmiotta per quanto possibile la sontuosità barocca degli episodi Prime, seppure certo in una versione in miniatura e neanche lontanamente paragonabile all'impatto di certi scorci di Phendrana) e un po' per le ottime prestazioni, con una fluidità che su New Nintendo 3DS non si schioda mai dai 30 frame al secondo, neppure col 3D attivato (che, per la cronaca, aggiunge un interessante effetto diorama in grado di dare respiro e profondità alle immagini).
Quello che comunque, ancora una volta, dimostra di funzionare davvero divinamente è l'essenza stessa di Metroid: quell'atmosfera di solitudine ermetica enfatizzata dalla colonna sonora aliena, quel fascino inarrivabile per l'esplorazione legata a doppio filo con la crescita progressiva del personaggio, quel suo passo unico scandito all'interno di una cornice sfaccettata e complessa, che dopo svariate ore non smette di custodire segreti. Un'essenza che MercurySteam ha dimostrato di saper cogliere e rinnovare alla grande, e che ci si augura vivamente Nintendo non trascuri più negli anni a venire (per il suo ma soprattutto per il nostro bene). Bentornata Samus, com'è dolce ritrovarti fra le stelle. Metroid: Samus Returns è molto più di un valido remake di un classico del passato (peraltro non popolarissimo e dunque verosimilmente nuovo di zecca per una larga fetta di pubblico). Metroid: Samus Returns rappresenta, sotto diversi punti di vista, un momento di capitale importanza per la saga, in quanto vera e propria occasione di rinascita per la cacciatrice di taglie più amata dell'universo: una rinascita che ha il sapore di una mezza resurrezione, dopo un periodo buio e difficile ingiustamente in bilico fra mediocrità e oblio. Con classe, rispetto e intelligenza - ma non senza qualche piccola sbavatura - gli Spagnoli di MercurySteam si sono dimostrati in grado non soltanto di aggiornare secondo il gusto moderno un videogame del 1992, ma anche e soprattutto di riportare sugli schermi del 3DS l'icona di una Nintendo che mancava da tanto, troppo tempo. Restituendo a Samus Aran la dimensione che davvero le spetta, ovvero quella di volare lassù, nel cosmo che è proprio solo dei grandissimi. Forse pure per meriti non del tutto suoi (il desiderio di un Metroid del genere ci ha di certo messo lo zampino, dopo anni di digiuno cullati nel sogno del fantomatico Metroid Dread...), ma Samus Returns mi ha divertito, entusiasmato e mi ha ricordato quanto mi mancasse una delle mie saghe preferite di sempre.
Voto assegnato da calatag
Media utenti: 8.7 · Recensioni della critica: 8.4
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