Vectorman98 ha scritto una recensione su Idea no Hi
Il giorno dell'idea... un'idea spettacolare.
Premessa: l’ultimo titolo portato a termine, Traverse, è ormai un colosso nella mia mente, un videogioco con la V maiuscola. Da allora in poi, ogni esperienza videoludica su Super Famicom pensavo sarebbe stata notevolmente più sottotono. Mi sbagliavo.
Grafica
Devo essere sincero: quando ho iniziato questo titolo, mi sono detto di avere a che fare con una delle grafiche più brutte tra tutti i JRPG fatti fino a quel momento per Super Famicom. È arrivata un po’ dopo la realizzazione del fatto che, in realtà, non era poi così male e, anzi, in certi momenti era anche fatta bene.
Partendo dalle parti blande, la componente esplorativa è quella che rappresenta maggiormente i lati negativi del comparto grafico: sprites minuscoli e poco dettagliati, città e dungeon quasi tutti uguali, ad eccezione di alcuni lievi cambiamenti visivi qua e là. Rimarco, a livello esclusivamente grafico.
Il gioco brilla particolarmente, invece, nelle schermate di combattimento: il tutto si svolge in prima persona con delle immagini dei volti dei propri personaggi. I nemici sono ben animati e dettagliati, mentre il party attivo ha determinate reazioni in base alle azioni che si compiono durante i combattimenti (ad esempio, quando attaccano mostrano uno sguardo deciso, quando subiscono danni mostrano espressioni doloranti ecc.). Alcuni nemici, inoltre, hanno dei design malati, in senso positivo.
Infine, il titolo presenta anche delle schermate in cui è possibile vedere i cambiamenti dei personaggi con i vari equipaggiamenti e, in alcuni casi particolari, ci saranno delle modifiche sostanziali agli sprites durante gli spostamenti al di fuori dei combattimenti.
A posteriori, sono molto contento del comparto grafico quasi scadente: lo spazio rimasto nella cartuccia è stato così sfruttato al meglio.
7/10
Sonoro
Un insieme di composizioni piuttosto limitato, ma con tracce decisamente memorabili. L’ambientazione è post-apocalittica e il comparto audio riesce a trasmettere questa sensazione grazie alla scelta di tracce fatta dai compositori. Si passa da musiche macabre e sinistre all’interno dei laboratori, a quelle più tranquille nelle città e, ancora, a temi misteriosi, come il mio preferito, incontrabile nell’esplorazione delle rovine.
Durante gli scontri si avranno non una, ma ben tre tracce di combattimento che partiranno in modo casuale ogni volta che si incontra un nemico che non sia un boss. Una di queste tre, rientra tra le mie preferite.
La limitatezza della musica delle città (quasi tutte uguali dal punto di vista sonoro), di quella del boss finale (40 secondi di periodo) e di poco altro impediscono, tuttavia, alla colonna sonora di brillare.
8/10
Storia
Il gioco si apre in un laboratorio in Giappone, dove dei ricercatori stanno facendo degli esperimenti sul protagonista, un ragazzo di nome Kamekichi. Quest’ultimo sembrerebbe avere dei poteri psichici, punto di interesse degli scienziati che, per molti anni, non fanno altro che cercare di tirarli fuori dalla persona, di giorno in giorno. La notizia che sarebbe arrivato da un momento all’altro il direttore della ricerca rende talmente nervosi i ricercatori da tentare un’ultima folle idea; preferisco non andare nel dettaglio dato che, nonostante succeda all’inizio, è un bel colpo di scena per chi è abituato a titoli più standard. L’esperimento ha successo, forse fin troppo: Kamekichi, furioso e fuori controllo per la decisione dei suoi padroni, dà fuoco, grazie ai suoi poteri risvegliati, a gran parte del laboratorio, uccidendo quasi tutti i ricercatori al loro interno. Qui inizierà il viaggio del protagonista alla scoperta del mondo esterno e alla ricerca di informazioni sulla sua persona.
Un inizio col botto. Iniziando a giocare si capisce subito il perché non sia stato pubblicato al di fuori del Giappone, anche se questo ha impedito a gran parte del mondo di sperimentare un titolo davvero degno di nota.
Durante la storia si incontreranno alcuni personaggi che intraprenderanno il viaggio a fianco del protagonista; nonostante i motivi personali, l’obiettivo comune rimane sempre quello: cercare di capire cosa stia succedendo sulla Terra e, dal punto di vista del giocatore, che cosa sia questa misteriosa idea di cui si parla nel titolo.
La storia dei singoli personaggi viene presentata facendo dei tagli dal punto di vista principale di Kamekichi, per andare brevemente a vedere come stanno vivendo i futuri compagni di viaggio qualche momento prima dell’incontro. È un bel modo per vedere le loro motivazioni e per conoscerli prima di metterli nel party; questa, tuttavia, è una delle poche situazioni dove si arriva a vedere un character development, considerando che, per il resto del gioco, ci saranno rari momenti che coinvolgeranno un personaggio che non sia Kamekichi. Ciò che coinvolge quest’ultimo, tuttavia, è ben realizzato.
8/10
Gameplay
Alla base di tutto si trova un JRPG a turni con scontri casuali nella mappa del mondo e scontri evitabili all’interno dei dungeon; il tutto è condito da personaggi piuttosto unici nello stile di combattimento e una difficoltà estremamente bilanciata e soddisfacente.
Ciò che diversifica molto il gioco dal resto dei titoli di questo genere è l’utilizzo dell’inventario: armi e oggetti vengono trattati come pari, dando la possibilità ad un personaggio di avere nel suo zaino armi multiple, oggetti difensivi e simili da utilizzare nel momento opportuno. Questo gioca molto a favore della struttura degli scontri, considerando che molte volte sarà ottimale attaccare con armi ad area piuttosto che puntare a fare attacchi concentrati.
Anche il sistema di armature è degno di nota ed è punto focale di alcune parti del gioco. Si utilizzano vestiti di tutti i giorni: magliette, cappelli, pantaloni, scarpe, reggiseni, gonne, mutande… queste ultime equipaggiabili sia, ehm, lì, che in testa per avere un boost alla fortuna. Ci sono alcune zone nel mondo con una temperatura diversa da quella standard e sarà necessario ovviare tale problema con il corretto equipaggiamento. Ad esempio, quando si raggiunge Anchorage, avere vestiti leggeri farà prendere danni per ogni passo che si compie, rendendo dunque quasi obbligatorio comprare capi di abbigliamento pesanti; con questo in mente, Kaminariiwa, un lottatore di sumo troppo grosso perché possa equipaggiare vestiti di tutti i giorni, sarà una scelta poco saggia per tale zona, mentre nelle regioni calde darà il meglio di sé.
Le battaglie sono molto varie, specie quando si passa da uno scontro casuale a un boss. Kamekichi, l’unico personaggio che non si può togliere dal party, è forse uno dei più divertenti da usare, vista la sua competenza in molti ambiti: durante le battaglie standard farà attacchi ad area o singoli, mentre contro i boss si comporterà da buffer e debuffer, oltre che healer di riserva e heavy hitter quando il suo livello d’ira raggiunge il massimo. La varietà dei combattimenti è anche garantita dalla presenza di boss e nemici vari con meccaniche particolari.
In ultimo, gameplay e storia si intrecciano divinamente, andando a rispecchiare concetti della storia nello sviluppo delle abilità dei personaggi o nel loro reclutamento.
Come dicevo all’inizio della sezione, la difficoltà è una delle migliori mai riscontrate: grinding minimale per quanto riguarda l’esperienza, forse leggermente necessario per avere abbastanza soldi per gli equipaggiamenti. Considerando che è comunque possibile trasferire suddetti equipaggiamenti, se mai dovesse essere necessario, è sempre accettabile acquistarli solo per il party attivo e andare a spostarli nella necessità di un altro personaggio per motivi legati alla storia.
10/10
Longevità e rigiocabilità
Ci sono rimasto quando ho visto che avevo completato questo titolo mettendoci più di 50 ore. Riprendendo quanto detto nella parte della grafica, sono estremamente contento della sua limitatezza, considerando quanto sono riusciti a fare a livello di contenuti. È un’avventura immensa, in grado di intrattenere a lungo visto quanto il gioco risulta essere divertente. Analogamente ad altri titoli, rigiocarlo esattamente come in un primo gameplay risulta essere una decisione più che approvata, anche se la caratterizzabilità dei personaggi e la vastità di armi, equipaggiamenti e oggetti, alcuni dei quali tuttora sono a me ignoti a livello di meccaniche, aprono la strada a sperimentazioni future e sfide interessanti.
10/10
In definitiva, credo che sia uno dei giochi più unici nel suo genere e non mi stupisce che sia stato un successone nella terra del Sol levante. Ciò che mi lascia perplesso è che, nonostante questo riconoscimento, io non ne abbia mai sentito parlare e nessuno si sia messo all’opera per tradurlo… dunque, grazie ancora, IA di RetroArch.
Infine, volevo aggiungere qualcosa a quanto ho brevemente accennato all’inizio. Da quando avevo finito Traverse avevo provato a iniziare altri titoli giapponesi (Soul & Sword, Bounty Sword, Maten Densetsu, Little Master) ma nessuno di questi sembrava essere sufficientemente soddisfacente, specie considerando che il titolo appena finito era diventato uno dei miei preferiti di sempre e da lì, quasi ogni gioco sarebbe stato, in confronto, una mezza delusione. Per quanto Idea no Hi non sia, a mio parere, ai livelli di Traverse, mi sento di dire che è rinata la “speranza” che possano esserci altri titoli per Super Famicom degni di essere esplorati.
Voto assegnato da Vectorman98
Media utenti: 8.6