NerdPool incontra Federica Di Meo
Amata autrice di global manga, Federica Di Meo è una veterana del genere con molte storie all'attivo e adesso è in prima linea anche per il nuovo progetto Manga Issho per Edizioni Star Comics. Abbiamo potuto parlare con Federica di questo progetto oltre che di Oneira il suo global manga sempre edito da Star Comics. Ecco cosa ci ha raccontato.
Ciao Federica e ben ritrovata su NerdPool. Allo scorso Lucca Comics & Games Edizioni Star Comics insieme ad altri 3 editori da Francia, Spagna e Germania ha annunciato il progetto di Manga Issho, una rivista che conterrà diversi global manga. Ci puoi dire qualcosa del tuo coinvolgimento in questo progetto?
Io sono stata fortunata e sfortunata. Fortunata perché ho saputo di questo progetto già a Lucca Comics dell'anno scorso (2023). Cristian Posocco (publishing manager di Edizioni Star Comics) è venuto da me e mi ha detto: “Vogliamo fare una rivista europea di global manga.” E io: “Ma veramente???” Non ci potevo credere perché è la prima volta che succede questa cosa: non solo che c'è una rivista fatta veramente da una grande casa editrice che pubblica global manga, ma per la prima volta penso al mondo quattro paesi si mettono insieme per pubblicare qualcosa. Quindi anche dal punto di vista di Guiness dei Primati dovremmo essere a posto, dobbiamo controllare (ride).
Sono stata anche sfortunata perché ho dovuto mantenere il segreto per più di un anno! Ma è stato molto divertente che tante volte durante le sessioni di dedica c'erano i lettori: “Noi vorremmo tanto leggere le vostre storie una volta al mese!” Beh, una volta al mese è magari troppo, ma ogni due o tre mesi… Sentivo già la richiesta (di questo tipo di rivista) da parte del pubblico e ne sono veramente contenta.
Ti occuperai di una storia che leggeremo su Manga Issho, puoi anticiparci qualcosa su di essa, sarà forse legata al mondo di Oneira o qualcosa di originale?
Quello che posso dire è che io avrò un doppio ruolo all'interno della rivista: per la squadra francese sarò disegnatrice di una storia insieme al mio fidato Cab (sceneggiatore di Oneira). Cosa faremo di preciso lo vedrete quando verrà pubblicato. Se dico qualcosa in più mi danno le botte! Però per la squadra italiana sono un editor quindi io so già tutto quello che vedrete nel 2025 e oltre. Insieme a Cristian Posocco e a Davide Morando di Arancia Studio controlliamo praticamente giornalmente il lavoro di tutti gli autori e autrici, sceneggiatori e sceneggiatrici, disegnatori che lavorano su questo progetto. E c'è una comunità dietro che ha voglia di mostrarsi e farsi vedere.
Io dico sempre questo: io ho iniziato dieci anni fa ad essere pubblicata, a studiare nel 2005 quindi qualche annetto fa. Ci sono state tante difficoltà, problemi, persone che hanno smesso per la fatica di farsi strada, trovare qualcuno di solido che ti pubblicasse. Tutto il lavoro che c'è da fare io lo farò volentieri fino a quanto mi è possibile perché ci tengo che finalmente le persone abbiano una possibilità di farsi vedere e che i lettori possano vedere quanta voglia abbiamo di lavorare e dare loro storie di qualità.
Tutto questo è molto bello e troviamo che questo porti a discutere di come il manga sia un linguaggio universale. Manga Issho coinvolge autori di diverse nazionalità e quattro editori di paesi diversi accomunati però da questa passione. E i global manga sono in continua espansione. Tu che sei una veterana cosa ne pensi di questa crescita e del futuro per queste storie?
Ho trovato recentemente un articolo di un curatore del British Museum che parlava di come il manga in realtà è una grammatica. A livello di contenuto si può davvero mettere dentro tutto e penso che sia questa la chiave. Il manga è un linguaggio che ti permette di raccontare quello che vuoi e in una maniera che riesce ad arrivare nello stesso modo ad ogni paese proprio perché non c'è solo il supereroe, non ci sono solo cose legate ad un determinato territorio e a chi lo abita, ma i personaggi vivono storie diverse, in mondi fantasy e non solo. Ma soprattutto i manga parlano al cuore delle persone e questa cosa coinvolge tantissimo a livello emotivo. Per questo credo che se da parte nostra (autori di global manga) ci sarà una buona qualità (quella non deve mai mancare, assolutamente), avremmo la possibilità di arrivare e di crescere.
Un po' come è successo in Italia con l'arrivo della Disney: adesso gli italiani sono tra gli autori più affermati oppure i disegnatori di comics americani che anche li per metà sono tutti disegnatori italiani. Quello che possiamo dire è che la storia dell'Italia è fatta di persone che danno il massimo e speriamo che anche questa volta si confermi il trend.
Vorremmo parlare un po' anche di Oneira, il tuo manga in corso di pubblicazione. Gli incubi hanno un design molto dettagliato e sono molto diversi come dimostrano gli extra presenti nei volumi. Ci puoi dire qualcosa riguardo alla loro ideazione e caratterizzazione?
Io sono estremamente pignola a livelli di problematiche psicologiche. Per cui quando dobbiamo creare un nuovo personaggio o un nuovo character design, il mio sceneggiatore Cab si sorbisce tutte le mie domande. Io devo sapere vita, morte e miracoli di ogni personaggio per quella empatia che dicevamo prima: è necessario che l'interiorità del personaggio venga riflessa dal punto di vista grafico o in maniera coerente o opposta. Quindi per me è fondamentale sapere qual è il passato del personaggio.
A livello di design mi ispiro tanto sia a World of warcraft, Castelvania e questi tipi di franchise, ma anche tanto alla storia dell'arte europea. Mi piace mettere dei piccoli riferimenti nascosti tra le pagine e quando vado a creare il character design utilizzo chiaramente quello che è il mio bagaglio culturale del manga per estremizzare le caratteristiche che sono più importanti. Mi piace che nel momento in cui il lettore vede un personaggio senta subito dove si andrà a parare, ma con un piccolo twist che ci sta sempre…
Come hai sviluppato il mondo di Oneira, troviamo che ha degli elementi presi da diversi universi, fantasy medievale ma anche qualcosa di mediorientale o elementi moderni come l'abbigliamento…
Ci piace definirla un barocco fantasy. Dal punto di vista degli edifici ci sono sia edifici più medievali che altri più collegati al periodo del barocco per esempio. Mi piace pensare che le città anche in un mondo fantasy sono state costruite in maniera stratificata e quindi hanno vari elementi insieme. Inoltre ho mutato dal mondo giapponese l'attualizzare dal punto di vista grafico gli abiti dei personaggi. A livello di influenza abbiamo cercato di mettere insieme l'Europa, ma anche l'Arabia e c'è un personaggio che si vede già nella storia che pesca tanto da quel mondo. Stiamo attenti e ci facciamo anche aiutare da persone che conoscono bene quella cultura per renderla nella maniera migliore possibile.
Anche se si tratta chiaramente di un universo fantasy quello che secondo me è importante è che sembri un mondo solido, un mondo che tu puoi aver visto fisicamente perché una volta che sentiamo un mondo come possibile anche gli avvenimenti della storia diventano più semplici da sentire.
Quali sono state le opere e gli autori che hanno segnato il tuo percorso come artista e portato a scegliere il medium del manga piuttosto che uno occidentale?
Io da piccola ho letto di tutto, ho iniziato con Topolino mentre alle medie leggevo Linus. Due delle mie storie preferite sono Calvin & Hobbes e Dilbert, che era la storia di un impiegato quarantenne. Ammetto che non mi ci immedesimo molto (ride). Però nel momento in cui non ho iniziato a capire che i cartoni che vedevo in televisione avevano un loro corrispettivo cartaceo lì c'è stato il boom, la folgorazione. Ho iniziato con la Takahashi e Ranma è sempre nel mio cuore e spero un giorno di poterla incontrare. Anche però Takehiko Inoue soprattutto con Vagabond più che Slam Dunk. Attualmente mi piace moltissimo la Kamoe Shirahama di Atelier of Witch Hat e Claymore.
Quello che io cerco di fare a livello stilistico è chiaramente di non copiare un autore, ma mettere insieme quella che è la mia sensibilità stilistica studiando alcuni modi di rendere, ad esempio, le ombre o come disegnare gli sfondi che facciano sentire i lettori a casa, che gli diano questa facilità di lettura, gli faccia immergere senza preoccuparsi del resto.
Un tuo celebre titolo è Somnia Artefici di sogni che recentemente ha ricevuto una nuova edizione con tavole che hai ridisegnato per l'occasione. Tornando indietro ci sono altre tue opere che vorresti riprendere e rivedere o in senso lato qualche scelta professionale che vorresti cambiare?
Somnia me la porto sempre con me per cui non cambierei le mie scelte anche perché poi non saprei dove andrei a finire. Io credo che se facciamo una cosa è perché doveva esserci un destino. Però di sicuro consiglio di avere sempre più fiducia di noi stessi. In passato avrei voluto avere più fiducia di me quando dicevo che una cosa non la potevo fare e non ci ho neanche provato. Dal punto di vista grafico invece, la cosa che avrei voluto fare era prendermi lo spazio necessario per raccontare alcune cose della storia. Credo che in passato c'era di più la fretta di fare senza curare altri aspetti e dare invece lo spazio necessario a delle parti della storia.