Deep Beyond – Recensione Speedrun
Capita molto spesso, lavorando nel settore, di ritrovarsi tra le mani un prodotto di nicchia anche per la categoria indie. E chi scrive è grato di portare avanti questa passione del videogioco addirittura scrivendone; farlo mi ha portato a conoscere perle nascoste che mai avrei scovato e che oggi sono impresse nella mia mente e nel mio cuore. Aragami e Wargroove sono entrati nella mia Hall of Fame proprio grazie a questa passione. Può capitare, dunque, di ritrovarsi pad alla mano con esperienze sviluppate da programmatori in erba, da un piccolo team o ancora da un solitario. Rientra nella seconda categoria il titolo di oggi, Deep Beyond: un team di sviluppo molto piccolo che si è cimentato in un'avventura narrativa sottomarina… paradossalmente per nulla “profonda”.
La Sirenetta indipendente
La storia di Deep Beyond ruota intorno a una ragazza, Lilly, alla ricerca di un particolare tesoro perduto, un preziosissimo calice appartenuto al capitano di una nave pirata. Accompagnata dall'amico di famiglia Howard e dal suo cagnolino Chester, il gruppo andrà alla ricerca, un'immersione dopo l'altra, degli artefatti che condurranno al tesoro vero e proprio. Non senza incontrare ostacoli lungo il percorso.
Sono solito cercare i punti di forza nelle piccole produzioni, valorizzarne le idee e cercare di carpire tutti i dettagli dietro le produzioni di giochi così piccoli, eppure Deep Beyond è uno dei pochissimi titoli a non avermi lasciato assolutamente nulla. Nessuna emozione nel giocare, e anzi l'unico gioco così breve a farmi sperare quanto prima che finisse.
Deep Beyond è essenzialmente un walking simulator contornato da puzzle da risolvere. I puzzle in questione – che si contano sulle dita di una mano e sono l'unico svago nell'intero gameplay – sono sfortunatamente quasi automatici, lineari e per nulla ragionati. Il passo della protagonista è lento e snervante, i movimenti della telecamera, seppur regolabili, richiamano uno sbadiglio al minuto. Sono rimasto enormemente infastidito dall'eccessiva pigrizia negli enigmi, specialmente da quanta ne traspaia nell'ultimo capitolo, scelta figlia di una frettolosità nel voler chiudere lo sviluppo del gioco il prima possibile.
Deep Stranding
Non si capisce cosa voglia raccontare Deep Beyond con il suo comparto grafico. Minimalista e davvero spartano, caratterizzato da un effetto a puntini, a mo' di “colorazione con pennarello magico” e da colori ad alto contrasto; a volte l'intero scenario è colorato di un arancione accesissimo, altre volte di un verde tetro e altre ancora di un viola spento; eppure nessuna di queste colorazioni ha un particolare significato né qualche legame con la storia.
Neppure la trama e la narrazione riescono a far breccia. La storia è chiara e concisa sin dal primo capitolo, lineare come nessuna mai prima d'ora. Scontata, banale e anonima, e nessuno dei quattro personaggi (cane incluso) hanno mai nulla da dire. Una caratterizzazione inesistente, perché dire pessima equivarrebbe a dargli un qualche minimo valore, scenari senza personalità e un comparto grafico che si sforza di sembrare evocativo, ma che finisce per essere un pugno in un occhio. Da segnalare una traduzione in italiano orripilante, tra personaggi che cambiano genere nella stessa frase, parole completamente decontestualizzate e traduzioni letterarie e mai adattate.
Un prodotto senza anima che non vuole fare niente di niente. Non riesce a mandare alcun messaggio con la sua storia, non affascina e al contrario annoia. Non funziona neppure come showcase o biglietto da visita per ciò che la casa di sviluppo è in grado di fare, perché in questo caso sarebbe per loro solo cattiva pubblicità.
Il 100% di Deep Beyond
Deep Beyond delude anche nella lista trofei; solo nove coppe da sbloccare, solo legate al completamento della storia, e senza Platino. Per sbloccare il 100% dell'elenco trofei basta finire il gioco e ricaricare l'ultimo capitolo per selezionare tutte le opzioni nel finale (tre scelte, anche se il gioco lo chiama bivio) e sorbirsi tre volte lo stesso filmato senza la possibilità di saltare i dialoghi.
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