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Press cafè con Gou Tanabe

Da anni Gou Tanabe ha legato il suo nome a quello di H. P. Lovecraft, realizzando diversi adattamenti manga dei racconti dello scrittore di Providence. J-Pop Manga li sta pubblicando tutti in Italia, sia in edizione standard che in deluxe, e ha portato il mangaka come ospite alla scorsa Lucca Comics & Games. Abbiamo avuto la possibilità di partecipare a un press cafè con altre testate giornalistiche e vi lasciamo qui sotto il resoconto dell'incontro.



Il non-detto è qualcosa che è onnipresente nelle opere di Lovecraft, che descrive tutto con poche parole e chiede così al lettore di immaginare il resto. Com'è riuscito a dare vita a queste architetture non umane, a queste creature aliene in grado di far impazzire alla sola vista?



Leggendo un testo ognuno di noi interpreta le parole e le immagini in un certo modo, così anche io parto leggendo l'opera e creando delle immagini nella mia testa. Poi le trasformo in disegni e faccio tante prove prima di scegliere quella che sembra più vicina al materiale di partenza.



Nella storia di Lovecraft si parla spesso di follia. Qual è il suo rapporto con il paranormale e con le leggende?



I fenomeni paranormali si creano nel nostro cervello. Nella vita quotidiana abbiamo sempre spazio per immaginare e anche Lovecraft aveva percepito la stessa cosa.



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Ricollegandoci alla domanda precedente, cos'è per lei la paura?



La paura è sempre connessa alla vita quotidiana, noi abbiamo paura delle cose che ci immaginiamo. Pensiamo sempre a qualcosa di brutto e ne veniamo terrorizzati. Però, se poi le cose vanno bene riusciamo a sorriderne, altrimenti proviamo una sensazione di terrore.



Qual è l'aspetto che più la terrorizza, ma al tempo stesso la affascina, delle storie di Lovecraft?



La mia opera preferita è La maschera di Innsmouth, perché rappresenta anche una parte dell'autore stesso. Il protagonista è un giovane ragazzo che va incontro al terrore e mi piace molto come si racconta la sensazione di paura che lui prova. L'adolescenza è una fase della vita in cui ci immaginiamo come sarà il nostro futuro ed è bello come Lovecraft sia riuscito a raccontare questa sensazione di ignoto e paura che proviamo tutti a quell'età.



La sua visione di Lovecraft riesce a evocare non solo la paura, ma anche l'insignificanza dell'essere umano, che è tipica della scrittura dell'autore. Qual è l'interpretazione che dà all'orrore cosmico di Lovecraft?



L'orrore cosmico nasce quando immaginiamo qualcosa che va ben oltre quello che conosciamo e iniziamo a perderci, senza capire più chi siamo. Sono sensazioni che proviamo immaginando mondi sconosciuti.



Si ricorda a che età ha conosciuto per la prima volta Lovecraft e attraverso quale opera specifica?



Avevo 25 anni, che coincide con il periodo in cui ho iniziato a voler fare il mangaka. Ho conosciuto Lovecraft grazie al mio editor e la prima che ho letto è stata L'estraneo, molto simile a La maschera di Innsmouth, che è ora la mia opera preferita.



Il suo disegno si ispira molto all'arte occidentale. Quali sono le sue ispirazioni e ha preso spunto anche da illustratori dell'epoca pulp, contemporanei a Lovecraft?



Sì, sono un grande amante delle storie pulp, e mi ispiro in larga parte ai disegni dello stile gekiga, di autori come Ryoichi Ikegami e Kazuo Kamimura. I miei manga nascono dalla fusione tra questa cultura e quella americana.



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Nelle sue storie si nota l'assenza di onomatopee, eppure nelle sue tavole si percepisce benissimo la tensione e la paura provate dai protagonisti. Ci chiedevamo il perché di questa scelta e come riesce a trasmettere queste sensazioni?



Non uso molte onomatopee perché le mie storie non sembrano tanto dei fumetti a livello di disegni, ma più delle illustrazioni, quindi non mi sembrano adatte. Cerco di trasmettere queste emozioni attraverso il narratore, che racconta quello che vedono i personaggi e la loro reazione.



Si è ispirato a qualche film degli anni '20 per i costumi dei personaggi e c'è qualche film che le piace tenere in sottofondo mentre lavora?



Ho tratto grande ispirazione da tanti film. Ad esempio, per Le montagne della follia mi sono ispirato a Himalaya (1999), a La cosa di Carpenter, e a Changeling per L'abitatore del buio. E mi piace guardare un sacco di film di Spielberg. Da lui ho preso come spunto l'impatto che riesce a trasmettere.



Oltre ai titoli già citati prima, le è capitato in altre occasioni di usare il cinema come riferimento per creare le sue storie? Può raccontarci qualche aneddoto?



Mi piace molto guardare i film, quindi qualche riferimento al cinema c'è sempre, ma non mi capita di vedere un film specifico e di usarlo subito come ispirazione per un manga. Ad esempio, una volta avevo visto una scena di una persona in montagna che cerca di aprire una lattina e poi l'ho riutilizzata in un manga, anche se negli anni di Lovecraft non esistevano ancora questi strumenti. Mi sono accorto solo dopo di aver sbagliato. (ridono)



Nel corso degli anni Lovecraft ha ispirato tantissimi autori nel mondo, che cosa rende secondo lei il suo lavoro unico rispetto ad altri adattamenti?



Io per primo non pensavo che la mia opera potesse avere così tanto successo. Secondo il mio editor, è perché ho provato a essere il più fedele possibile all'opera originale.



Il colore venuto dallo spazio è una delle opere di Lovecraft più intraducibili su carta. Come ha deciso di rendere in manga questa storia?



È un'opera che parla della luce ed effettivamente è molto difficile da rappresentare. Ho cercato di rendere l'illuminazione in modi diversi. In base a come cambia la luce, cambia anche la reazione dei personaggi che sono attorno.



Quali elementi dell'opera di Lovecraft preferisce trasporre su carta, che siano tematiche o scene precise?



Adoro scrivere la versione manga delle opere di Lovecraft e cerco di farle in maniera più vicina possibile alle opere originali. Parto immaginando le scene e le confronto poi con cosa è scritto nell'opera originale. Trovo molta soddisfazione nel descrivere la trasformazione delle persone, che all'inizio sono normali e poi cambiano nel corso della storia, e le reazioni degli altri personaggi a questa situazione.



Ha mai pensato di adattare le opere di altri maestri dell'horror?



No, vorrei concentrarmi al massimo su Lovecraft.



Visti i temi trattati, lavorando a queste opere le sono venuti degli incubi?



Non ho fatto sogni strani, ma scrivendo le storie mi rendo conto a volte di essere in posizioni un po' scomode, come quando guardiamo un film horror. In generale, il lavoro in sé è un incubo. (ride)



Al momento sta lavorando a qualche opera? Le piacerebbe realizzare in futuro un'opera da autore completo, slegata a Lovecraft?



Adesso sto lavorando all'adattamento di un'altra storia breve, Polaris. Per il momento non ho in programma di creare opere originali.



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Ringraziamo ancora J-Pop Manga e Gou Tanabe per questo bell'incontro. Vi invitiamo quindi a recuperare le sue opere, magari partendo dalle più celebri, presenti anche in edizione deluxe, come Il richiamo di Cthulhu e Le montagne della follia o le ultime uscite, L'orrore di Dunwich e I gatti di Ulthar.

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ieri alle 11:10