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Alcuni ricordano Code Veronica come il miglior Resident Evil di sempre. Forse non è realmente così, soprattutto dopo l'uscita di Rebirth e del quarto capitolo, ma certamente si tratta di un gioco che riuscì ad inanellare tutta una serie di caratteristiche uniche per l'epoca e che ha cristallizzato per sempre nei suoi bytes un particolare periodo storico del videogioco: Code Veronica si trova proprio al centro di una sorta di crocevia tecnoludico, per questo rimane un titolo davvero unico e meritevole di entrare a far parte della storia dei videogiochi.



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Uscito originariamente su Sega Dreamcast nel lontano anno 2000, Code Veronica incarna perfettamente lo spirito di questa sfortunata console: estremamente pregevole, ma poco conosciuta e celebrata; a cavallo tra il passato remoto dei 32bit e quello più vicino a noi della passata generazione di console. Ma andiamo con ordine: molti pensano che l'esclusiva dei Resident Evil “inediti” sulle piattaforme Sony si interruppe solo con l'avvento di RE0 su Gamecube, ma in realtà ben prima di questo avvenimento ci fu l'accordo tra Capcom e Sega per creare un titolo della serie in esclusiva per Dreamcast. Si sarebbe dovuto trattare di un gioco che comprendeva le migliori caratteristiche dei 3 episodi visti sulla prima PlayStation, sfruttando anche la potenza grafica della nuova console e offrendo situazioni, nemici ed ambienti tanto ispirati quanto vari.



Per l'epoca, Code Veronica era infatti una vera meraviglia: le meccaniche dei primi Resident Evil si sposavano con una trama accattivante, situazioni estremamente ben studiate e ricche di tensione, innovazioni tecnologiche come i fondali in real-time con tanto di inquadrature ardite e movimenti di macchina (cosa già vista nel primo Dino Crisis ma mai in nessun RE), illuminazione dinamica e volti dei personaggi mai così realistici prima di allora. Il successo di critica arrivò, ma quello di pubblico fu limitato nei numeri a causa delle basse vendite della console. Dopo la dipartita dell'innovativa macchina Sega, il gioco venne ripubblicato anche su PlayStation 2 con l'aggiunta di una X nel titolo e di una scena extra con protagonista Albert Wesker. Ricordiamo per i collezionisti che la prima edizione del gioco (non platinum) comprendeva anche la demo dello storico Devil May Cry, messa su un disco a parte e con tanto di piccolo manuale a colori.



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Ma passiamo al gioco vero e proprio: la trama si svolge appena dopo gli eventi di Raccoon City narrati nel secondo capitolo della serie, e vede la bella Claire Redfield venir catturata e portata di peso su un'isola dove vengono perpetrate strane ricerche da parte di Umbrella. Manco a dirlo, poco dopo scoppia un bel casino e la bella ammazzacadaveri si trova alle prese con tanti morti semoventi che infestano l'isola, nuove creature inquietanti ed un segreto di famiglia celato in un vecchio maniero.. Nel frattempo nemmeno Chris starà con le mani in mano, e sarà proprio lui a dover fermare una nuova minaccia biologica. Come avrete capito, la trama ed il setting sono studiati appositamente per offrire un'esperienza varia, narrativamente appagante e ricca dei cliché tipici della serie, inserendo inoltre alcune novità decisamente azzeccate.



Il gioco è infatti costellato da numerose idee e situazioni spaventose o sorprendenti decisamente riuscite, ma di contro è un titolo che per gli standard attuali risulta concettualmente vecchio. I controlli (relativi), l'inventario ed il gameplay in generale sono datati e lenti: tutto è molto simile ai primi capitoli della serie, quindi se non ci avete mai giocato o se non li avete ripresi in mano da parecchio tempo, resterete probabilmente spiazzati da quanto il tutto appaia legnoso rispetto ai giochi moderni. Ma questo non è il lato peggiore: come già sperimentato in Resident Evil 4 HD, il porting da Ps2 è estremamente basico, abbiamo infatti solo un upscaling ed un lieve filtro anti-alias ad ammorbidire una grafica palesemente datata e povera di poligoni, che non è per nulla adatta ad un moderno schermo HD. Le texture ed i modelli non hanno subito nessun miglioramento restando quelli originali, i quali al giorno d'oggi appaiono decisamente anacronistici. I filmati poi sono la parte peggiore, perché se per l'epoca erano dettagliati e spettacolari, oggi sono molto sgranati a causa della risoluzione originale adatta solo ai vecchi schermi CRT.



La longevità si assesta intorno alle 12 ore, decisamente consistente rispetto agli standard di oggi considerando anche che tale conteggio è al netto dei tentativi falliti, e che il gioco è parecchio impegnativo rispetto a quelli attuali. Nonostante questa alta longevità, il rapporto qualità/prezzo non è comunque l'ideale, perché il gioco è ormai molto datato ed è possibile trovare la vecchia edizione Ps2 in qualche negozietto dell'usato anche ad un quarto del prezzo proposto su PSN. Inoltre la rigiocabilità è azzerata dai trofei assolutamente pessimi, legati solo alla progressione nella storia e non a particolari obiettivi, segreti o abilità.

12 gennaio 2012 alle 02:51

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