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Ti piace scrivere? Vorresti partecipare ad un racconto a più mani? Hai mai sognato di prendere parte ad uno pseudo GDR cartaceo? Questa è la stanza che fa per te.

Akar

Scoperte.

La Riva non é cambiata poi molto. Forse non é mai cambiata veramente. È sempre stata un luogo privo di pace o di legge. Un posto dove vige la legge del più forte, e pure quella sempre e solo finché la "forza" é quella di volontà, perché la Riva può farti uscire pazzo. O così si é detto.
Io e Aunor avanziamo lentamente. Io sparo con il fucile da cecchino, eliminando un Reietto Caduto. Altri due si avvicinano. Altri due colpi e la strada é libera.
-Da dove iniziamo?-, chiedo. Siamo tra gli altipiani, al limitare della Riva. La strega resta in silenzio, poi estrae una fucile. Un'arma bizzarra che lancia una vampa solare, incenerendo il Capitano che é uscito allo scoperto.
-Da soli non riusciremo a fare granché.-, ammette lei.
-Dunque dovremmo chiedere aiuto. Ma i Guardiani potrebbero non essere affidabili.-, dico io.
Punto il fucile e sparo. Un Cabal solitario, disperso e guardingo crolla a terra.
In un certo senso é una grazia: dopo la Guerra Rossa, i Cabal hanno perso letteralmente tutto.
Avanziamo rapidamente, consapevoli che potremmo prendere gli astori ma non é il caso: un mezzo rapido potrebbe impedirci di individuare tracce o potenziali minacce.
-Qui.-, dice Aunor. Indica una casupola rovinata, -Rilevo residui di Luce del Vuoto.-.
-Il mio genere...-, mormoro puntando la casupola. Dista qualche decina di metri da noi. Nessun movimento nei paraggi, corpi a terra. Cabal. Due Legionari e un Centurione.
-Sicuro di non essere passato di qua?-, domanda lo Spettro della Prassica.
-L'avrei detto, ti pare?-, chiedo io. Nessuna risposta. Simpatico...
-Area libera. Avanziamo.-, dice Aunor. Eseguo. Ci muoviamo coprendoci a vicenda, armi e Luce pronte a far pentire a qualunque nemico dell'essersi avvicinato anche solo di striscio alla nostra posizione. La casupola é ridotta male. I Cabal morti giacciono all'esterno.
Ora che siamo più vicini lo vedo con chiarezza.
-Sono stati uccisi con l'Aculeo.-, dico. La strega annuisce notando che sui corpi permane una ragnatela di fili verdi, inconsistenti e intangibili ma percepibilmente malevoli.
-La tua fonte aveva ragione.-, dico osservando i morti. Aunor entra nell'edificio prefabbricato con cautela. Poi mi chiama. È appena un mormorio. Entro.
-Uno Spettro. Morto. Trapassato evidentemente da un proiettile dell'Aculeo.-, dice lei.
L'involucro dello Spettro morto mostra una peculiare contrazione. Pare come se la morte lo abbia colto, paralizzandolo nell'imitazione di uno spasmo agonico.
-Deve aver cercato di salvare il suo Guardiano da sé stesso.-, mormoro io. Prendo in mano lo Spettro. Estrarre un proiettile di un Aculeo da un bersaglio é difficile ma mi pare giusto provarci. Estraggo il coltello e lo strappo via, facendo leva. Lo Spettro resta morto.
Non mi aspettavo che resuscitasse. Ma strappare quel frammento di dannazione dall'involucro della Luce del Viaggiatore mi era parso giusto.
-Questo é ciò che anche tu rischiavi di divenire, vero?-, chiede Aunor. Io annuisco.
Lei prende l'involucro morto. Il suo Spettro lo invia sulla nave.
-Lo riporteremo indietro. Potrebbe contenere dati rilevanti.-, dice la strega.
-Qui non é ancora finita. Il Portatore di Luce che ha ucciso lo Spettro é ancora in giro.-, dico.
Usciamo. Aunor verifica eventuali residui di Luce. Hara scansiona i dintorni.
Poi scuote il capo, delusa.
-La traccia é flebilissima.-, dice. La seguiamo per altri cinque chilometri, fino ai resti di tre Caduti uccisi evidentemente dall'Aculeo. Poi più nulla. La traccia svanisce.
-Non ci resta molto da fare.-, dico. Aunor annuisce. Attorno a noi, la Riva pare persino ridere della nostra frustrazione.

Torniamo sulla Torre con rapidità e ci fiondiamo altrettanto in fretta nei laboratori dei Prassici. Aunor riproduce gli ultimi istanti dello Spettro morto. Dopo alcune scariche statiche, la voce. Dello Spettro. È una voce femminile robotica.
-Ti prego, ripensaci. Sei migliore di così. Non sei stato scelto per questo....-, in quelle parole c'é tutta l'afflizione, l'atroce consapevolezza dell'errore commesso seppur involontariamente. Hara, che volteggia poco sopra la mia spalla si contrae come a simulare dispiacere. Posso solo immaginare cosa significhi per uno Spettro scoprire che il proprio Guardiano sta scegliendo una strada inconciliabile con lo scopo originario del loro legame.
-Perché?-, voce di un uomo. No, un Exo. Timbro robotico e decisamente, orribilmente cupo.
-Perché non é questo che vuoi essere. Il cammino che hai scelto porta solo a rovina e dannazione.-, dice lo Spettro. È risoluta. Decisa a cercare di far ragionare il suo compagno.
-Io voglio essere questo. Non mi dire che non puoi sentirlo. È potere puro. Ed é alla nostra portata.-, é appena un sussurro ma quella frase mi fa ripensare ai miei errori.
Quanto ci sono andato vicino? Quanto in là avrei potuto pensare di spingermi prima di perdermi, di perdere me stesso? E di fare quello che so che sto per sentire?
Non voglio saperlo. Non intendo capirlo. Non ci tengo.
-Non posso permettere che tu vada oltre.-, dice la voce dello Spettro. Nella sua voce c'é la stessa decisione, ammantata di una tristezza completamente umana. Profonda come la Bocca dell'Inferno stessa. Poi si ode una risata.
-Oh, Ela. Avrei davvero voluto che tu non lo avessi detto. Perché non mi lasci scelta, ora.-.
Uno sparo. Uno sparo blasfemo. Orribile. Scariche statiche, la comunicazione che assume toni dissonanti. L'agonia sonora dello Spettro si protrae per un lunghissimo istante.
Poi l'Exo parla di nuovo.
-Non puoi capire. Nessuno di voi può. Ci avete dato la Luce ma non capite. Non potete.-.
Dopo quelle parole, improvvisamente si sente uno scalpaccio. Spari. Passi.
-Fatto?-, chiede una voce di donna. Dev'essere stata lei a far fuori i Cabal.
-Fatto.-, dice l'Exo, non c'é rimpianto nella sua voce. È freddo come lo spazio.
-Ottimo. Muoviamoci. Emsh ha fallito e puoi star certo che l'uomo con la Pistola d'Oro ci sarà alle calcagna. E forse anche i Prassici...-, dice la donna.
-Emsh non avrebbe neppure dovuto essere inviato. Uccidere i traditori non era compito suo.-, dice la voce dell'Exo. Io spalanco la bocca, stupito. Questa sì che é bella.
-Il colpo che ha ucciso Günther era destinato a te.-, dice Hara. Aunor non commenta. Ma stringe i pugni e non sono così ottimista da prenderlo come un buon segno. Taccio.
-Emsh era sacrificabile. E soprattutto, in cuor suo anelava alla morte.-, dice la donna.
-Non lo puoi sapere. E comunque non ha importanza. Muoviamoci.-. Con uno scalpaccio la riproduzione audio termina. Io sospiro. Aunor improvvisamente pare una statua.
-Maledetto figlio di una maliarda...-, sussurra. Non so se ce l'ha con me, ma se così fosse, so che me lo meriterei. Taccio e basta. Vorrei solo che dicesse qualcosa.
-Io vi prometto, sul sigillo che porto, che affronterete la giustizia prassica.-, sussurra lei.
-Ti aiuterò a imporgliela.-, dico, -È colpa mia se Günther é morto.-. Lei mi guarda.
Poi annuisce. Non resta altro da dire.
-Forse all'interno della memoria dello Spettro c'é ancora qualcosa.-, dice lo Spettro della strega. Io digito una serie di comandi. Non sono pratico ma capisco al volo.
-Ho un immagine.-, dico.