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Ti piace scrivere? Vorresti partecipare ad un racconto a più mani? Hai mai sognato di prendere parte ad uno pseudo GDR cartaceo? Questa è la stanza che fa per te.

Akar

Confino, assassinio e cambiamento.

Infatti. Avevo ragione. Le parole di Aunor non mi erano suonate buone sin dall'inizio.
Tre giorni di assoluta solitudine. Niente cibo e solo dell'acqua. Tre giorni rinchiuso in una cella grande poco meno della cabina di pilotaggio della mia nave. Una tortura.
L'ho affrontata nel solo modo che conosco. Lunghi periodi a meditare.
A raggiungere quella stessa energia vacua che utilizzo, seguendo la presenza della mia luce dentro di me. Tre giorni così, immaginateveli!
Al quarto giorno, arriva lei. Aunor. È strano che sia sempre e ancora lei a farsi avanti.
Forse le piaccio... O forse spera solo che il Pistolero si sia sbagliato e possa annchilirmi in una vampa solare. Più probabile che sia la seconda.
Sono seduto sui talloni. Una postura tipica degli Stregoni. Una postura comoda. Per i primi due minuti. Poi chi non ci é abituato soffre. Molto. Ma io ho un vantaggio: considerò la sofferenza un dono. Mi evita di pensare al peggio.
-Speravo proprio in una visita.-, dico, -Sapete, il posto é gradevole ma avrei delle lamentele sullo spazio...-. Voleva essere una battuta ma mi esce male. Come male sono messo io: tre giorni senza cibo. Soffro come un cane.
-I nostri Spettri sono inibiti.-, dice Aunor. Noto che veste una semplice toga, neanche troppo rinforzata. Estrae un coltello. È il mio. Lo riconosco.
Lo riconoscerei tra mille altri. Lama simile a quella dei pugnali di dimenticati guerrieri provenienti dall'antico Giappone, impugnatura in gomma usurata da tanto tempo di servizio, lama scalfita da diversi impatti non esattamente morbidi. Eccolo lì.
-Quindi, il primo che lo prende vive.-, dice la Strega. È seduta.
Tra noi c'é poco, pochissimo spazio. Il coltello riposa in mezzo a noi. La guardo, mi guarda.
Cosa diavolo intende dimostrare? Poi lo capisco.
-Al mio tre scattiamo. E vinca il migliore. Non é il motto di voi cacciatori? Se mi fai fuori sarai libero.-, dice lei. Io la fisso e basta. E improvvisamente annuisco.
-Uno.-. Entrambi siamo seduti sui talloni, entrambi sappiamo che ci avventeremo sul coltello come dei folli appena arriverà il tre.
-Due.-. Tutta la mia vita mi passa davanti. Il risveglio, i Sei Fronti, la Breccia, il Disastro, i vagabondaggi prima che la Legione Rossa tornasse e ci facesse a fette. Il Ramingo e la sua proposta. E la mia scelta. Il rito, il battesimo oscuro, i sussurri. E poi...
Dredgen Keris, la sua follia, la mia rabbia, la sua parola. E il Piano Ascendente.
Il faticoso ritrovare chi ero, senza Hara in quel luogo tenebroso. Il ritorno. Il Pistolero e infine la vendetta sulla Riva. Poi l'arresto.
-Tre.-, Aunor scatta. Afferra il coltello, piantandomi un piede nello stomaco. Mi proietta verso la parete. Dolore. Al ventre, alla testa che impatta con la parete. Lei mi é addosso. Mi fissa.
La lama preme sulla mia gola. È finita.
-Fallo.-, sussurro, -Se pensi che io sia un pericolo. Se credi davvero che la mia morte possa giovare all'umanità, fallo.-. Lei mi fissa, occhi negli occhi. Nei suoi vedo stupore.
-Mi sembra chiaro che non importa ciò che dirò o farò. E se nulla può redimermi... Meglio che finisca in fretta, no?-, chiedo. Penso ad Hara. Non sopporterà che io sia morto. Ma in fin dei conti é meglio così. Avevo sperato, creduto che l'Oscurità avrebbe potuto donarci una speranza, fosse anche stata l'ultima. È giusto che io paghi per il mio errore.
Aunor inspira appena. Mi fissa per un altro secondo. Poi annuisce. Si alza. Sento un dolore cane al petto. Costole fratturate? Possibile.
-Alzati, Guardiano.-, dice. Ora vedo qualcosa di nuovo nei suoi occhi. Un elemento insolito.
Gioia. Consapevole felicità. Ho superato la prova.
Mi alzo a fatica. Sto male. Sento ancora quel dolore al petto. Una costola rotta? Magari in un polmone? Sarebbe stupido morire così. Mi massaggio appena la gola.
-Mi avresti davvero ucciso?-, chiedo. Aunor mi fissa di nuovo.
-Sì. Era un azzardo. Se tu avessi veramente voluto fuggire, se veramente fossi stato perso ti saresti lanciato sul pugnale. O almeno non avresti fatto tutto l'edificante raccontino che hai fatto. Invece non hai fatto una mossa. È questo che dice molto di chi sei.-, dice. Io annuisco.
-Non mi avresti permesso di fuggire, se ti avessi uccisa.-, dico.
-No. In più, il tuo Spettro era inibito. Il mio no.-, risponde. Per la prima volta pare sorridere.
Sospiro. Sono in sottovesti e avrei bsiogno del mio Spettro, o almeno di una visita medica...
-Quindi... questa faccenda é conclusa?-, chiedo. Aunor annuisce. Improvvisamente la porta si apre. E due Spettri, il mio e il suo, ci fluttuano accanto.
-Tre giorni e qualche ora di scariche ad arco...-, momora Hara, -Uno schifo.-.
-Neanche io sto benissimo.-, dico. Lui contrae l'involucro come per dire "sì", poi inizia a guarirmi. Mi sento già meglio.
-È stata l'idea più folle che tu abbia mai avuto, Aunor.-, dice lo Spettro di lei.
Lei alza le spalle. -L'importante é che abbia funzionato.-, dice.
-Mica tanto. Potevi morire. Peggio ancora potevi uccidere un innocente.-, ribatte lo Spettro.
-Mi so fermare, lo sai anche tu.-, puntualizza la strega.
-Sentite, non vorrei disturbarvi, ma ricapitolando mi avete strappato a una pizza fantastica, per poi sottopormi a tre giorni di digiuno. Insomma...-, lascio che la frase si perda, il significato mi sembra ovvio. Usciamo dalla cella. Siamo nella ZME, ne riconosco l'odore. Forse in una struttura antecedente al crollo. Ci sono altri due Prassici, incluso l'Exo che c'era al mio interrogatorio. Mi guardano senza ostilità.
-Prepariamoci a riportarlo in Città.-, dice Aunor. Io sorrido. Mi vengono ridate le mie armi e la mia armatura, ancora in ottimo stato. Mi rivesto senza troppi problemi. Molto meglio.
-Senza rancore, vero?-, chiede l'exo.
-Senza rancore. Comunque stavate solo facendo il vostro dovere.-, dico.
-La salvaguardia della Città é il fine ultimo dell'Ordine Prassico.-, dice Aunor, -Per questo ero disposta a spingermi anche più in là del dovuto.-. Annuisco. Posso capire.
Usciamo. Siamo in un piazzola devastata. Io e i tre Prassici. Ed é all'improvviso che lo noto.
Su una cresta. Un bagliore che conosco per esperienza. Calcolo la traiettoria in un secondo.
-Giù!-, esclamo. Mi butto a corpo morto su Aunor, trascinandola giù. L'imprecazione della strega mi giunge ovattata. Lo sparo invece é nitidissimo. Il Prassico exo dietro ad Aunor viene centrato in piena testa. Blam!
E ovviamente il suo Spettro si fa subito avanti per resuscitarlo...
Somma idiozia: il secondo sparo centra in pieno il robottino. Una vampa di Luce ci attraversa. RAL. Ritorno.Alla.Luce. Endgame. Game Over. Usate il termine che volete.
Il senso non cambia. Quell'Exo non tornerà. Aunor si alza e spara sei colpi verso la direzione del colpo. Da quella distanza una pistola é inutile. Io non sparo. Balzo sul trasporto e poi verso un edificio diroccato. Lo vedo. Lui spara.
Mi manca. Balzo nuovamente, incrementando l'altezza e la distanza di salto grazie alla Luce.
Sparo. Un colpo. La rotula destra della figura ammantata di nero viene centrata in pieno.
Cade urlando. Mi avvicino. Sento un suono bizzarro. Una risata.
Ride. Mi ride in faccia da sotto il cappuccio. Glielo strappo. Lo conosco.
-Emsh...-, sussurro riconoscendolo. Il bastardo che ha appena ucciso un Guardiano é nientemeno che il mio vecchio amico Emsh. Non smette di ridere nonostante il viso tradisca evidente sofferenza. Mi fissa e sorride ancora.
-Sorpreso, Dredgen Mu?-, chiede lui.
-Per niente.-, ribatto a denti stretti. Non ha una pallida idea del casino in cui si é ficcato...
Aunor mi atterra affianco. Osserva il Portatore di Luce che ha ucciso uno dei suoi compagni.
Le metto una mano sulla pistola. Non serve ucciderlo, anzi, sarebbe un errore.
Non ci potrebbe dire chi l'ha mandato se lo uccidessimo.
-Ti conviene dirci subito tutto quello che sai e arrenderti, Emsh.-, dico. Lui sorride. Ghigna.
-Non ho nulla da dire a chi ha rinnegato il vero potere e a chi non lo comprende.-, dice.
Noto che il suo Spettro non si é ancora fatto vivo.
-Speri che i tuoi vengano a salvarti?-, chiede Aunor. Emsh ride ancora. È scosso da tremiti.
-Nessuno dovrà salvarmi.-, sussurra, -Ma qualcuno dovrà cercare di salvare voi dalla vostra idiozia.-, dice. Lo guardo. Fisso. Odio. Il suo e il mio. Poi lo sento. Uno sparo. Come un colpo di tosse. Gli occhi di Emsh divengono vitrei. Mi giro.
Il viso di Aunor é freddo come la pietra, quasi inespressivo. Dalla sua pistola si leva un sottile filo di fumo. Emsh sorride ancora, anche nell'immoblità della fine. Nessuno spettro giunge a rianimarlo. È morto o se n'é andato tempo prima.

-Emsh Jersk ha perso il suo Spettro almeno un mese fa.-, dice Aunor in tono piatto.
-Già. Per quello non mi ha più contattato. Abbiamo svolto qualche incarico insieme ma senza lo Spettro... da quando l'ha perso non l'ho più sentito. Quando sono entrato nei Dredgen... non li conoscevo ma riconoscevo le voci. Non avrei mai creduto...-, non ho scuse. Avrei dovuto essere più veloce e a causa del mio errore, uno di noi é morto definitivamente.
Aunor annuisce. È a pezzi e si vede. Nondimeno si ostina a riavvolgere ancora e ancora le registrazioni dello Spettro del suo compagno morto. Vuole capire. Lo esige.
Analizza tutto, da ogni angolazione. Niente.
Forse s'illude. Forse Emsh ha agito senza alcun'ordine, spinto dalla disperazione. O forse c'é un mandante. O magari la cosa é ancora più complessa.
Siamo nei laboratori degli Stregoni. Aunor mi ha fatto entrare facendo leva sulla sua autorità di membro dei Prassici. Il nastro ricomincia.
-Il colpo é arrivato dalla cresta e a sparare é stato Emsh, nessun dubbio su questo.-, dico.
-Un normale proiettile non distrugge uno Spettro.-, obbietta Aunor senza neppure guardarmi.
Sono passate sei ore. Non ha mangiato né bevuto. Ha solo continuato a scavare, scervellandosi per trovare la causa della morte di uno di noi.
-No. Ma un proiettile intriso di Oscurità?-, chiedo io.
-Potrebbe. Ma chi potrebbe crearne uno?-, chiede lei di rimando. Ora mi guarda.
Ha gli occhi stanchi. È a pezzi, esausta. E non cede. Come me.
-Keris avrebbe potuto. O forse anche qualcun altro.-, dico.
-Sul corpo ho trovato anche questa.-, dice lei, -Ti dice qualcosa, vero?-.
Altroché. È un'arma dal design antico. Una rivoltella appartenente all'Età Oscura. Il Ramingo le distribuiva come trofei per il suo Azzardo.
-È un'arma dell'Età Oscura. Solo il Ramingo ne dispone.-, dico.
-Allora so a chi fare visita.-, dice lei in tono truce. Interrompe la simulazione. Improvvisamente le metto una mano sulla spalla. Si volta. Mi fissa con un emozione in bilico tra la disperazione e la rabbia.
-Prima mangia e bevi.-, dico. Lei mi fissa, ora pare arrabbiata.
-Non ho bisogno che tu mi faccia da balia.-, ribatte.
-No. Ma io ho bisogno che tu sia in forze. Esaurirti non serve a nulla.-, dico.
Lei sospira. Annuisce.

Le esequie per Günter-4 sono brevi. Molto. Si parla di lui come di un grande Guardiano. Non uno dei primi a servire tra i Prassici ma sicuramente valoroso. Presenzio senza parlare, lasciando che sia Aunor a proferire l'elogio funebre. La cerimonia finisce poche ore dopo.
E il corpo dell'Exo viene carbonizzato dal fuoco prassico.
Guardo Aunor. Fissa quel rito con assoluta assenza di emozioni ma mentirei se dicessi che sotto quell'apparente tranquillità non cova un fuoco.
Usciamo dalla camera mortuaria con lentezza, infine parlo.
-Poco lontano da qui c'é un chiosco che fa dei Ramen. Potremmo mangiare lì.-, dico.
Lei annuisce. Mangiamo, beviamo. Non parliamo.
E infine lei lo dice.
-Sei libero. Non é necessario che resti. Grazie per avermi salvata. Non l'avessi fatto forse l'Ordine Prassico oggi piangerebbe due morti.-.
-Prego. Ma no, non me ne andrò. Emsh era mio amico. Non é sempre stato così folle. Durante l'invasione di Ghaul é stato un eroe.-, ribatto, -Voglio sapere cosa gli é successo.-.
-Se resti...-, Aunor s'interrompe, -Se resti la verità potrebbe non piacerti.-, dice infine.
-Correrò il rischio.-, dico. Le porgo la mano. -Soci?-, chiedo.
Lei la stringe. -Soci.-.
E tutto cambia di nuovo.