Attesa
La Riva. Un tempo doveva essere molto meglio, come posto. Ora é un ammasso di rocce fluttuanti tenute insieme alla bell'e meglio. Rifugio per ogni tipo di feccia.
Poche casupole, meno che abitazioni, meri rifugi di criminali. Caduti, Cabal, Alveare...
La Riva accoglie tutti. E li fa suoi, bene o male che sia. Anche quelli come me.
Sulla Riva, la parola "sopravvivenza" va a braccetto con un cambiamento talmente radicale da essere sconcertante. Se vuoi vivere, finisci col diventare qualcosa a cui non sei pronto.
-Allora é deciso.-, dice Hara. Svolazza appena accanto a me.
-Sì.-, ribatto io, -È deciso.-.
-Potresti ancora fermarti... Insomma, io sono sicuro che se tu ne parlassi all'Avanguardia, loro capirebbero. I Prassici credono molto nella redenzione.-, replica lo Spettro.
Scuoto il capo. Ho fatto la mia scelta. I Prassici arriverebbero e semplicemente direbbero che l'uomo che mi ha scagliato in un mondo di tenebre può venir salvato. Sarebbero capaci di farlo.
Una sola persona, una sola, in tutto il sistema, può capire. E non é qui.
-Il Pistolero farebbe così.-, dico.
-Ma non é necessariamente la soluzione.-, ribatte Hara. Io annuisco. Lo so. Ma non é che ce ne siano molte altre. Mi fermo a considerare la situazione. Sempre più di noi si volgono all'oscurità per ottenere il potere di distruggerla. Io ho capito l'idiozia in un simile comportamento. Semplicemente non é possibile. Usare l'oscurità contro sé stessa é possibile solo se si é disposti a desiderarla. E una volta che hai iniziato un simile percorso non sempre finisce bene. Anzi, spesso e volentieri chi ha creduto di poter imbrigliare quel potere ne viene cambiato, divorato. I più sfortunati non fanno ritorno.
-Sai anche tu cosa succederà. Le Ombre di Yor, il Pistolero, e tutto questo é solo l'inizio.-, dico, -Siamo in guerra ma contro un nemico di ben altra natura. E dobbiamo scegliere da che parte stare.-. Lo Spettro non risponde. Forse perché sa che ho ragione.
Sposto lo sguardo verso un punto lontano dove un gruppo di razziatori ne affronta un altro per il posseso di poche risorse.
-Così... Quando lo avrai ucciso cosa faremo?-, chiede lui. Improvvisamente non lo so.
-Non ne ho idea.-, ammetto, -Penso che però... potrei ragionarci sopra.-.
-Akar?-, chiede lui.
-Sì?-. domando io.
-Ascolta, non abbiamo ancora parlato di cosa sia successo quando ci hanno separati.-, dice.
-Sono precipitato. A lungo. Nell'oscurità. E sono stato costretto a cercare un'altra luce, dentro me stesso.-, rispondo io. Hara non parla, resta in silenzio.
-Come hai fatto?-, chiede. Io sorrido. Lo so ma non parlerò. E anche lui lo capisce.
-Tu invece?-, chiedo io.
-Mi avevano imprigionato con degli impulsi ad arco. Dicevano di volermi sottrarre la Luce.-.
-E sei riuscito a fuggire.-, dico io.
-No.-, ribatte lui, -Lui... quello che ti ha separato da me se n'é andato. E un'altro invece é rimasto. Sorrideva. Gongolava. Poi é arrivato il Pistolero e ha abbattuto quell'uomo e distrutto il suo Spettro. Mi ha liberato dicendomi di cercarti.-.
Annuisco. Il piano del Pistolero ora mi é chiaro. Ha sfruttato la lealtà alla Luce di Hara per rendermi vulnerabile. Per permettermi di capire chi realmente io sia.
-Ti ha trovato per primo, vero?-, chiede lo Spettro. Annuisco di nuovo.
-Deve aver visto qualcosa in te che negli altri non c'era.-, nota lui.
-Forse. O forse semplicemente si é accorto che so una cosa che anche lui sa.-, dico.
-E cioé?-, chiede Hara.
-Che la linea tra Luce e Oscurità é ben più sottile di quanto amiamo pensare.-, proclamo.
-A un certo punto é facile perdersi nel baratro.-, aggiunge lo Spettro.
Restiamo in silenzio mentre la Riva continua ad esistere e un vento siderale spazza gli altipiani. Io estraggo con calma il cannone portatile.
-Gli sparerai a sangue freddo?-, chiede Hara. Scuoto il capo.
-Ho qualcosina da dirgli.-, ammetto.
È vero. Voglio capire. C'é un buco nella mia memoria. Il momento in cui sono stato esiliato é un'assenza nei miei ricordi. Devo recuperare quel momento. Ad ogni costo.
Poi potrò andare avanti. Con ciò che la vita mi porterà.
In lontananza, lo scontro é finito l'unico nemico rimasto, un razziatore infame si avvicina al tesoro. Afferro il fucile da cecchino. Miro, calibro e sparo. Il tutto in pochi secondi.
Un colpo di tosse, appena udibile per me e assolutamente impossibile a sentirsi per gli altri.
E ora quello scrigno non sarà di nessuno. Per un po'.
Poi lo vedo. Poso il fucile, riprendendo in mano il cannone portatile.
Una figura ammantata di nero. Si posa con un salto su di un promontorio.
Mi avvicino. Lentamente. È girato di spalle. Non voglio che muoia così.