Andando avanti.
Il ponte é incorporeo. Appare quasi inesistente. In realtà é appena visibile, ma c'é.
Muovo il primo, lento passo. Le domande che ho in testa mi esplodono nella mente.
Che ci faccio io qui? E soprattutto, perché mi sento stranamento al mio posto, come se nonostante l'ambiente alieno, tutto ciò sia esattamente ciò che voglio?
È insensato. Sono lontanissimo da casa, privo di quasi ogni sostegno, completamente ignorante in merito alla vastità o alla fisica del mondo che mi circonda...
E per finire, nell'oscurità si annidano sussurri che sibilano follie logiche e logiche folli.
Ah, e come se tutto ciò non bastasse, potrebbero spuntar fuori altri nemici.
Ergo, perché mi ci trovo bene?
La lama di luce scompare al comando della mia volontà. Mi guardo attorno.
Sono sul fondo di un pozzo senza fondo, e sto attraversando un ponte invisibile che da su di un ennesimo abisso. Attorno a me, innumerevoli voci urlano ininterrottamente cose insensate.
Sento le mie orecchie sanguinare. So che non é un buon segno. Sospiro.
Altri passi lungo il ponte. Vedo in lontananza un'altra costruzione. Una sorta di tempio.
Non ha alcun senso. Non ne aveva prima e ora ne ha anche meno.
Ma alla fine, la follia circostante mi é nota. E questa é la sola strada. Continuo a camminare.
Il ponte sembra allungarsi all'infinito. Cammino. I sussurri continuano a urlare.
Il sangue scaturitomi dalle orecchie si coagula. Cammino.
E dopo un tempo che mi appare lunghissimo, metto piede sul pavimento. Il tempio é circolare, sostenuto da colonne di pietra. Vi sono rune incise nelle colonne. Glifi che non riesco a leggere o a capire. Un linguaggio alieno, totalmente incomprensibile, scritto con artigli e graffi. Tuttavia quei glifi hanno effettivamente qualcosa di bizzarro.
Brillano. Rilucuno nell'ombra. Le toccherei se non sembrassero profondamente malate.
C'é come del perverso in quella scrittura, qualcosa di tenebroso che me la fa sentire distante, orribile, a suo modo temibile. Il tempio non appare di certo più confortante.
Al centro di quella che potrebbe apparire una cappella votiva c'é un altare. Sopra di esso, i frammenti di un arma. Sono i resti di una pistola anche se non ne ho mai viste di simili.
Per iniziare non ho mai visto una pistola il cui calcio é composto da materiale chitinoso e secondariamente non credo di aver mai potuto avere il privilegio di vedere un'arma così peculiare. Scritte bizzarre su tutta l'arma, glifi come quelli sulle colonne.
Il mio interesse cala improvvisamente. So cosa dovrei fare. Girarmi. E andarmene.
Ora. Finché sono ancora in tempo.
Eppure non lo faccio. Rimango fermo a osservare la pistola. Davanti a me ho solo il calcio, la canna e pezzi del tamburo. Era un revolver, prima. Una rivoltella. O pressappoco.
Ora invece é solo resti. E i sussurri si fanno più forti, più decisi. Le domande più insistenti.
Perché sono qui? Perché non me ne sono andato quando potevo?
I sussurri offrono risposte. A cui non voglio dare ascolto.
(Continua. Mi scuso per la brevità del capitolo ma purtroppo l'ho lasciato per giocare alla play e in brevissimo tempo é sopraggiunta la notte...)