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Ti piace scrivere? Vorresti partecipare ad un racconto a più mani? Hai mai sognato di prendere parte ad uno pseudo GDR cartaceo? Questa è la stanza che fa per te.

Michael Fenix

Prologo-parte 2. "Monotonia infranta"

Apro gli occhi. Sono le 7:00. Come ogni mattina eseguo il rito/saluto, poi mi fiondo in bagno.
Stanotte ho sognato. O meglio, ricordato.
Mi sono ricordato di come ero anni fa. Sempre al centro di tutti, l'anima della festa. Non passava sera in cui non uscissi a bere con gli amici, in qualche posto nuovo ogni volta. Per non parlare dei week end. Il delirio totale.
Quel sogno dei bei tempi andati accese in me un pensiero, che era sopito da tempo.
Dopotutto, a pensarci meglio, non sono mai stato un ragazzo veramente interessante. Certo, davanti agli altri ero sempre allegro, pieno di vita e spirito di iniziativa, ma quando mi rinchiudevo nella mia stanza, lontano da occhi indiscreti, tornavo a essere il solito ragazzo monotono che sono anche adesso.
Non ho mai avuto grossi interessi, o grandi aspirazioni nella vita. Mi andava bene quel che avevo.
Una persona monotona, con una vita monotona, che ha sempre indossato una maschera davanti agli altri.

L'unica cosa veramente interessante di me sono i miei occhi. Incantano ogni persona che incrocia il mio sguardo.
Sono grandi, di un bel colore verde. Non lasciano scampo a nessuno. Ma la vera meraviglia è che il verde cambia colore in base alle mie emozioni. Se sono arrabbiato il verde scuro tende a diventare un verde con sfumature di rosso acceso. Se provo gioia il verde diventa chiaro, brillante, con venature azzurre.
La paura porta il colore a un nero assoluto, con il verde che diventa sfumato attorno alla pupilla, appena abbozzato.
I miei genitori mi portarono da diversi medici e nessuno riuscí a spiegarsi il motivo di questo fenomeno, fino a quando non mi fecero un controllo cromosomico.
Durante l'esame emerse che possedevo 47 cromosomi, anziché 46. Questa "mutazione genetica" normalmente porta il paziente a soffrire della famosa sindrome di down.
A me invece donó quegli occhi.
Possedevo 47 cromosomi, ma non si era presentata la sindrome di down.
Tenemmo la notizia nascosta, visto che avevo 4 anni e i miei genitori non volevano un riscontro mediatico. Per fortuna il medico che mi fece l'esame era un nostro parente e ci promise riservatezza assoluta.
Con gli anni imparai a mostrare meno le emozioni in pubblico, in modo che i miei occhi risultassero solo splendidi, senza spaventare o ammaliare qualcuno.

-maledizione- esclamai quando mi accorsi che ore fossero.
Avevo perso talmente tanto tempo a ricordare il passato che non mi resi conto di essere in ritardo.

Entrai a lavoro con 20 minuti di ritardo.
-buongiorno Michael, vedo che stamattina hai dormito un po' di più -
Mark mi salutò con un sorriso e questa battuta. Era il mio capo, un signore alto, con i capelli che iniziavano ad assumere una tonalità tendente al grigio.
Per fortuna Mark era di buon umore, e, quando è di buon umore è la persona più divertente che si possa incontrare.

-scusami, mia sorella era in ritardo e ho dovuto accompagnarla a scuola-
Patetica scusa, ma non potevo certo dirgli che mi ero perso nei miei ricordi.

-sai che non ci sono problemi, tranquillo. Comunque, stamattina dovresti fare un paio di giri se puoi, ci sono da portare dei libri in una scuola e andare a ritirare dei soldi. Ci andrei io, ma sto aspettando la consegna dei testi nuovi per iniziare con le presentazioni-

-certo, nessun problema! Faccio colazione e parto allora-.
Mi piaceva il mio lavoro. Mi piaceva soprattutto andare in giro nelle varie scuole , parlare con le insegnanti, presentarle i nuovi libri, e vedere gli studenti vivere la loro vita per i corridoi delle scuole, allo stesso modo in cui io vivevo la mia quando ero dall'altra parte.

Salii in macchina, accesi la radio e iniziai il mio viaggio. Questa mattina la prima destinazione era una scuola primaria.

Mi mancava girare per le scuole. Dicembre e gennaio sono mesi in cui siamo tutti fermi e non serve andare nelle scuole, quindi erano a digiuno da due mesi. La giornata era cominciata bene. Fuori si era annuvolato , e la temperatura aveva ripreso a calare, come è giusto che sia a febbraio.

Dopo venti minuti di macchina qualcosa distolse la mia attenzione dalla strada.
Un edificio, non troppo grande, con inferiate alle finestre e un unico massiccio portone di legno.
Quello che di più attirò la mia attenzione però fu il cartello appeso sul cancello, che riportava la scritta "SCUOLA DELL'INFANZIA".

-che strano, qui due mesi fa non c'era nulla. La strada è pure dissestata e non ci passa mai nessuno di qui, cosa ci fa una scuola in questo posto?-
Quella scuola non esisteva due mesi fa. Ne ero sicuro. Ci passo praticamente solo io per questa strada per comodità, e non ci sono mai stati edifici.
Spinto dall'interesse di potenziali nuovi clienti, e anche (o soprattutto) dalla curiosità di capire come sia spuntata una scuola dal nulla in mezzo a questo posto sperduto, accostai la macchina e mi avviai verso la scuola.

Suonai con decisione il campanello. La risposta fu immediata.

Una voce dolce, femminile, rispose al citofono, e, dopo essermi presentato, mi aprí il cancello.
Entrai, e nel farlo, mi accorsi che stavo tremando per l'eccitazione.

Dovevo contenermi. I miei occhi stavano iniziando a cambiare colore.

Ripresi il controllo e varcai il portone.
La scena che mi si presentò davanti fu quasi deludente.
Bambini che giocavano sui tappeti gommosi del salone centrale, maestre che chiacchieravano tra loro, e i collaboratori scolastici impegnati nella pulizia delle aule poste attorno al salone centrale.
Era una normalissima scuola materna. Non nego che rimasi deluso nel vedere che era tutto così normale.

La voce che mi rispose al citofono riecheggiò nel salone.
-prego da questa parte- mi disse.

Seguii la donna in una sala privata (direi la sala insegnanti) e, una volta chiusa la porta, mi fece cenno di accomodarmi.

Dopo esserci reciprocamente presentati (la donna che mi accolse era la dirigente della scuola, si chiamava Anna) cercai un modo per chiederle cosa ci facesse questa scuola qui in mezzo al nulla, e come fosse stato possibile costruirla in appena due mesi e mezzo, con anche dei bambini iscritti.

Non riuscii a fare nemmeno una domanda. Un dolore enorme precedette il buio.
Ero stato colpito alla testa, e i miei sensi avevano iniziato ad affievolirsi. Attorno a me la stanza si fece prima sfocata, per poi cadere nel buio totale.

Continua.