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Ti piace scrivere? Vorresti partecipare ad un racconto a più mani? Hai mai sognato di prendere parte ad uno pseudo GDR cartaceo? Questa è la stanza che fa per te.

Akar

La Scelta.
Pt 3 di 3

Sono davanti a un mostro. Un essere impossibile. Un'anomalia dell'esistenza tanto tremenda da poter essere definita solo con qualche aneddoto lovecraftiano.
E il mostro mi fa questa offerta: unirmi a lui. Cedere. I sussurri imperano tutt'attorno.
Gemono e si lamentano urlando frasi insensate miste a brandelli di verità resa menzogna e menzogna fatta vangelo.
L'essere mi guarda. Assume la forma di un uomo in armatura nera, manto svolazzante, viso regale, senza elmi o altri copricapi. In pugno una spada nera baluginante di potere.
-Ciò che ti offro é ciò che hai sempre cercato. Alla fine sei così. Vuoi la libertà. Te la offro. Insieme a tutto il resto. Torna là fuori e prenditi ciò che é tuo!-, esclama.
Io lo guardo. Il dubbio c'é. Non ha tutti i torti e il peggio é che lo so. Anche troppo bene.
Mi guardo. Vesti stracciate, pelle tagliata. Sono ridotto male. Anche se il combattimento non fosse sul piano mentale/spirituale, probabilmente perderei. Al fianco, lo noto solo ora, ho una spada. L'arma dei samurai. Una katana. La guardo.
-Prendi la tua lama e mettila al mio servizio, guerriero.-, dice l'essere impossibile, riprendendo le sue sembianze. Io pondero la cosa. Il mondo non ha fatto molto per me.
Merita davvero che io lo perdoni? Per tutto? No. Ma, d'altronde...
Immagini passano nella mia mente. Poi scuoto il capo. Estraggo la spada. Sono pronto.
-Non la porrai al mio servizio.-, capisce il mostro. Sorride con una chiostra di denti affilati.
La sua lama fende l'aria. La mia va in pezzi. Il prossimo colpo mi ucciderà, lo so.
Sorrido. Il bozzolo é andato. Le ceneri dei miei sogni sono polvere al vento. La morte é quasi liberazione, da questo punto di vista. Quasi, perché in profondità sento ancora qualcosa.
C'é ancora qualcosa per cui lottare.
Sgombro la mente. Non sono più i sogni. Basta false speranze. E basta falsità.
L'essere mi punta quella lama impossibile alla gola. Sorride.
-Piegati.-. La lama disegna un taglio nell'aria di quel posto. E l'oscurità mi prende, improvvisamente. Ne vengo ricoperto, permeato, é una sensazione orribile.
Non c'é posto dove nascondersi: é ovunque. Non c'é nulla a cui appellarsi.
Eccola. la Caduta é finita. E io cado infine.
Sono di nuovo dentro me stesso. In piedi, davanti al mio trono infranto.
I corpi dei miei sogni che svaniscono nella putrida nebbia nera che li avvolge.
-L'universo é un luogo crudele. Piegati. È così che funziona. Ciò che non si difende muore. E se sopravvive é solo perché il vincitore lo vuole. Tu ti piegherai.-, il dolore mi fa cadere in ginocchio.
-Sei spezzato.-, dice il mostro. Ha ragione. È finita e lo sappiamo entrambi.
Espiro. Mi preparo a morire, o a diventare come quell'essere.
Poi, improvvisamente, la sento. Un'altra canzone dei Foo Fighters.
The Pretender. La musica é cambiata. Ma chi é che pretende? Io o lui. O forse...
-Sai, hai ragione: l'universo può anche essere crudele ed é vero che i miei sogni giacciono infranti. Ma non é un buon motivo per disperare.-, ribatto. Ora sono in piedi. Dentro di me la sento di nuovo. Una fievole scintilla che alimento con la mia convinzione.
-Tu non hai modo di vincere. Hai paura. E sei debole.-, risponde l'essere. Ora ha di nuovo la forma umana, come se si divertisse a cambiare forma.
-Tutto vero. Ma sbagli in una cosa.-, sorrido. Ora ho la sua massima attenzione.
-Non conta quante volte cadi. Conta quante volte ti rialzi.-.
-Tu non sei buono.-, sibila lui, -Non meriti ciò che hai.-.
-Nessuno merita ciò che ha.-, ribatto. Guardo il moncone della katana. Lo lancio a terra.
-Senz'armi sarà solo più rapida, la tua disfatta.-, gongola il mostro.
-Io non sono disarmato.-, ribatto. Cerco dentro di me. Eccola. Quella fievole scintilla risponde.
Schivo il fendente che arriva con la grazia di un danzatore.
-La tua luce si estinguerà. L'oscurità detta le regole. Qui non hai modo di vincere.-, dice il mostro. Sorrido.
-È vero. Ma ho una scelta.-, il mio sorriso é enorme, il sorriso dei vincitori, come se avessi avuto un'ottima mano a poker e gli altri giocatori non riuscissero a capire che converrebbe loro smettere di puntare e lasciare il tavolo. Il mio avversario si ferma.
E improvvisamente la sento ancora. Stavolta é un'altra. My Hero, dei Foo Fighters.
È perfetta. Il mostro mi guarda, interdetto dal mio sorriso a 360°.
-Abbiamo la possibilità di scegliere se essere vittime o no. Se essere carnefici o guaritori.-, dico, -E abbiamo la possibilità di scegliere tra Luce e Oscurità. Quel che mi chiedo...-.
Affondo dentro me stesso. Sino alla scintilla. La raccolgo dentro di me.
-È perché nessuno ha mai scelto entrambe.-, la mano destra si protende. La lama che ne emerge é un connubio di entrambe, un'arma di pura energia. Un artiglio.
Un karambit, Il mio. Un'arma nuova. Sorrido. Il mostro ride.
-E pensi che con quell'arma mi batterai? Ho ucciso esseri migliori di te.-, sussurra.
Io annuisco. Probabilmente perderò, ma morirò in piedi.
-La Logica é ferrea. Distruggi o sarai distrutto.-, dice. Annuisco. Su quello ha ragione.
-Ho abbandonato la speranza. Ho lasciato cadere le pretese. Rimane solo l'adesso.-, sibilo.
La mia lama pare bruciare l'aria stessa. I sussurri tacciono. Improvvisamente sembrano spaventati all'idea dello showdown che sta per tenersi.
-Finalmente! Divorerò la tua anima!-, esclama lui. Si lancia all'attacco.
Espiro. L'aria evapora nel nulla. Sono solo l'adesso. Non c'é vita né morte.
Poi lancio un grido, un emanazione di energia pura e mi lancio all'attacco. Taglio. Anche lui.
La sua lama coglie l'aria. E così la mia. Torna subito all'attacco.
Il mio Karambit diviene un'altra arma. È appena un guizzo della mia volontà a renderla tale.
La mia spada. la katana. Brilla di energia propria, sulla lama é incisa la runa della via che ho scelto. Taglio, fendendo lo spazio davanti, taglia anche lui. Le nostre grida riempiono l'infinito.
E improvvisamente, quando ci separiamo, il mostro cade su un ginocchio. Sangue nero evapora nell'aria. Ghigna. Si tiene il fianco destro mentre altro sangue sgorga.
-Hai vinto.-, sussurra. Io annuisco. Ho vinto.
-Hai diritto a ciò che é mio. Prenditelo.-, sussurra, -Siedi sul mio trono.-.
Scuoto il capo. Non lo voglio. Alzo la spada. Lui china il capo.
-La tua vita si alimenta della morte di altri. Non é ciò che sono.-, dico.
-Cosa sei, allora?-, chiede.
-Qualcos'altro.-, ribatto. Calo la lama. E il mostro, decapitato, si sfalda, muore di una decomposizione rapidissima, un mutamento metafisica. Infine sento la risata.
-Non c'é via d'uscita dall'abisso. Vittorioso o meno, sei prigioniero qui.-, dice.
-Non sono prigioniero.-, sibilo. I sussurri ora sono tornati ma sembrano spaventati. Impauriti.
-Sono già libero.-, dico. E dal nulla appare un ponte. Non so dove mi condurrà ma so che non intendo essere prigioniero del passato, né del presente. Sono pronto.
Muovo i primi passi verso il futuro.