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Akar

La caduta
Pt 2 di 3

Cado nel vuoto. Non per mia scelta, non per scelta di altri.
Cado, perché la gravità é legge suprema, non conosce deroghe o appelli, pietà o sotterfugio.
La caduta é fredda. Il vento che mi sbatte sul viso, taglia la pelle e scaccia il calore.
I giorni del passato si allontanano, divengono meri ricordi. Poi iniziano i sussurri.
Mi parlano di paure, di follia, di rabbia, di perdita.
E io grido, nel vuoto. Sfogo il mio dolore urlando all'indifferente universo la sensazione d'impotenza che sento dentro, mentre la mia caduta mi porta verso l'abisso.
La luce scompare, il giorno scompare. In un posto oscuro, la risata di esseri lontani.
"Benvenuto. Fratello.", questo sembrano dire. Fratello. Una parola che mi lacera.
Perché la sento vera. Io sono l'essere che sta ridendo. Io sono la risata. Io sono lo scherno, il dolore, la rabbia. L'aspettativa infranta ero io e io sono la mia stessa morte. Il bozzolo smembrato e ora il freddo. Cado nel vuoto.
Nessuno scopo, nessun procedere, solo la caduta. Che si concluderà con uno schianto?
Forse. O forse la mia condanna é restare appeso fra cielo e terra.

Guardo dentro me. Il nulla. Solo il presente. Nessun passato. L'aspettativa irrealizzabile giace frantumata al centro del mio personalissimo trono infranto. Non v'é assoluzione per questo.
Non ci sarà ritorno. Ormai é anche meno di un miraggio. Non c'é un trono.
Non c'é nulla. Vacuità pura. RImane solo il presente. E un futuro che urla orrori nel vento gelido.
L'urlo caconfonico si trasforma in un coro dissennato. Le grida di migliaia di esseri.
Improvvisamente mi coglie la consapevolezza fuggevole che pottrebbero star soffrendo anche loro. Anche loro potrebbero star soffrendo per... cosa?
I loro peccati? La loro rabbia? Il loro dolore? L'aver sperato? O anche solo per essere vivi?
È per questo? Com'era quel Koan? Tutti i Buddha sono in fiamme? Sicuramente questi urlano come se lo fossero.
La caduta continua. Da quanto va avanti? Giorni? Mesi? Anni? Perché domandarmelo?
Non ha neppure senso saperlo. So solo che sto cadendo. Che potrei cadere in eterno o che tra poco intravedrò un suolo sul quale mi schianterò ponendo fine ai tormenti.
Sono rassegnato. Questo é ciò che mi aspetta. Il fato che mi tocca. Il mio fardello.
Improvvisamente sento qualcosa. Un pianto. Il mio. È un pianto di rabbia. Di stanchezza.
Non é sofferenza. È pura e semplice rabbia. Ira. Quando improvvisamente mi accorgo di star piangendo, il pianto diviene umano, normale.
È così? Sono questo? Solo questo? Rabbia, dolore, i sussurri mi parlano di qualcosa.
Passato. Il mio. L'aspettativa. I sogni infranti. Un intera rete di possibilità che é collassata.
A causa mia, almeno parzialmente. È colpa mia, non posso accusare nessun'altro.
E con quest'accettazione, improvvisamente, capisco.
Certo, colpa mia. Indiscutibile. Ma é anche vero, che ora ho un'altra possibilità.
Posso scegliere. E non diventerò questo. I sussurri continuano a urlare. Io ascolto.
Ma non sono i sussurri, non sono neppure la paura. Improvvisamente sono altro.
Come un bambino nato a metà, sono morto e vivo. Non nato ma neppure defunto.
L'aspettativa viene cancellata. La radianza é fenomenale. Proviene da dentro di me. Un luogo inviolabile, inaccessibile. Chiudo gli occhi. Ora so che devo fare.
Mentre nella mia testa improvvisamente sento "Best of You" dei Foo Fighters, prendo quella stessa radianza, quella luce interiore e la porto fuori. Trasformo l'irreale nel reale.
Dichiaro la mia verità. I sussurri urlano ma sono lontani. Solo la vacuità resta.
E improvvisamente, sono sospeso. Sull'abisso. Galleggio nel vuoto. Flutto nell'aria.
Improvvisamente, rimbomba la risata. L'urlo assordante di un dio incollerito.
L'essere che mi appare davanti é gigantesco. Enorme. Informe e magnifico mostra occhi e bocca. Cangiante e sempiterno. Potente.
-E così, credi di essere giunto alla fine del tuo pellegrinaggio?-, chiede.
Non rispondo. Anche perché non so cosa dire. Lui sorride. Ghigna.
-Non ci sei ancora arrivato. Ma puoi sottometterti. La mia oscurità illuminerà per te tutto ciò che vive. E giungerai dove devi arrivare.-, dice. Ascolto e basta. Lui pare compiaciuto.
Una fiamma oscura che getta luce tutt'attorno illumina il fondo dell'abisso. Ci siamo solo io e lui. I sussurri erano sussurri e basta. Sorride.
-Unisciti a me. Accetta la verità. Non sei nato per la Luce. È l'Oscurità ciò che servi.-, sussurra.
È invitante. Parte di me sente il richiamo.