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Su Biblos Rotary Room

Stanza dedicata all'affascinante mondo dei libri. Qui troverete recensioni e commenti sulle più famose perle della letteratura di tutti i tempi e interessanti contest a cui partecipare :)

Buona serata a voi,
gentili utenti, dolci utentesse, del Rotary Room.
Questa pagina nasce per dare voce alla vostra creatività, sotto forma di contest:
le regole sono semplici, un racconto a tema libero di massimo 20 righe su foglio formato A4 dimensione del testo 14.
Il tutto comincia da stasera e per due settimane, vi basta postare il vostro racconto qui nei commenti; in base alla partecipazione numerica deciderò se offrire in dono al testo più meritevole un libricino della mia collezione personale, autografato e con dedica personale ( rotfl ).



Piccolo e personale esempio:



Titolo: DOMANI



" Le ombre s'allungano nel parco afoso di pieno Agosto, ed il vecchio signore offre poche briciole di un pane secco a qualche piccione.
Una ragazza bionda, bella e veloce, come un cerbiatto passa dinanzi la panchina ove lui riposa, gli occhi brillanti puntati davanti a sè. ' Domani è il futuro che porta regali ' pensa l'anziano uomo, e subito la mente corre al giorno delle sue nozze, molto lontano nel tempo. Ed egli sente il cuore più leggero chè le lacrime sono salite agli occhi.
Poi passa lento un robusto uomo, le dita torturano il mento ispido.
' Domani è una nebbia; interrogarla veggenza ' e strizza il pane nelle dita ossute, i piccioni s'accalcano.
Un ragazzetto fa un gran vociare, come un pavone esso danza dinanzi belle coetanee.
' Domani è un altro esame, e lo dovrai sudare! ' ridacchia il vecchio scoprendo buchi nei denti gialli e malconci.
Il pane finisce, l'anziano leva le dolorose membra dall'assito arido della panca, impugna un bastone nodoso e s'incammina nella luce fievole del sole calante.
' Ora io chiudo gli occhi sul mondo ' pensa chino il vecchio uomo, mentre lento s'allontana ' ma il sole torna, Domani è un giorno nuovo.'



A voi la parola. ;)



RACCONTI:

Sir DanielTitolo: Pazzia e sentimenti contraffatti in un caldo pomeriggio di blu
Il tornado Francesco voleva fare amicizia con un prete di colore che stava mettendo le scimmie in una mela.
Parlarono delle loro passioni come stuprare pupazzi di neve in Afghanistan e decisero che l'orologio era pronto fare il bagno in uno struzzo.
Purtroppo scoprirono che l'acqua si era tutta sporcata di acqua e decisero di limonare con un piccione morto fino a farlo diventare un piatto di ravioli fritti da mettersi negli occhi.
Il primo a mettersi i ravioli fritti negli occhi fu Antonella, camionista da 59 anni che passava di li per consegnare il 29 giugno alla gallina dalle uova di cioccolato che sa di merda.
La scena si sposta poi sulla puzzola bucolica, che non amava i capezzoli per via di un formaggino metallaro che gli rubò i suoi in un caldo pomeriggio di luna piena. La puzzola decise quindi che era venuto il momento di chiamare Linda Scatagarroni perchè l'aveva trovata sulla guida e gli sembrava simpatica. Purtroppo successivamente scoprì che che il cellulare era stato morto sa un coniglio vampiro meccanico che aveva succhiato tutto il sugo di pomodoro che faceva funzionare i circuiti.

RicSi stava facendo tardi. Camminavo e ripensavo a quanto successo la sera prima. Era soltanto la mia vicina in fondo, ma mi ripetevo ‘Idiota, potrebbe essere tua sorella’. Ed era bellissima. Dunque, che c’era di così sbagliato? No, no, no, era tutto sbagliato, non doveva più accadere, era stato solo un mio sbaglio, avrei dovuto passare oltre e dimenticare tutta la faccenda.
Diventava piuttosto buio, ma per fortuna ero quasi a casa, dovevo distendermi e stare tranquillo. Ma, una volta arrivato, lei era lì, sulla porta accanto, casa sua. Che mi aspettasse? La salutai timidamente ed entrai in casa, non avevo voglia di parlarle. Lei rimase sull’uscio, disse qualcosa tra i denti, ma ormai ero passato oltre. Mi conveniva evitarla, almeno per qualche giorno, per riordinare le idee.
Salii in camera mia e chiusi la porta. Presi un respiro. Non ce la facevo, senza riuscire a controllarmi mi avvicinavo alla finestra. E mi sentivo male. Era malsano, da pazzi, ma per la seconda volta in due sere ero lì, davanti a quella stessa finestra, a spiare tra le fessure nella serranda, e nella casa accanto c’era lei, che tornata dal lavoro si spogliava.
Dio, quanto era bella.. E dovevo smetterla.

NEGsLa porta si spalancò, trascinando con se aria fresca nel bar chiuso ed umido di aliti alcolici.
La barista tirò sul col naso ed appena alzò gli occhi, prima fissi sul bicchiere e lo strofinaccio sporco nelle sue mani, vide questo baldo giovane avanzare a lunghe falcate, tutto allegro nella faccia pulita.
Il ragazzotto diede una bella strizzata al suo pacco inguinale, cacciò un occhiolino alla barista e domandò a gran voce: " UN SUCCO DI VAGINA! "
La tipa scostò allora i capelli tinti fucsia da davanti il muso truccato pesante, gli occhi più acuti. Impercettibilmente protese un orecchio verso il cliente e sussurrò: “ èh? “
“ HA! “ fece quello, appoggiando il gomito al bancone macchiato: “ forse che non conosci il succo di figa? E’ asprino e salino ma niente male. “ e masticò una presa di arachidi con la bocca aperta in un largo sorriso bianchissimo.
Gli altri clienti, seduti a giocare a scala quaranta, ascoltavano divertiti. Qualcuno commentava, la barista non sapeva che pesci pigliare.
Un bimbo entrò con le monetine nel palmo della mano, ordinò la coca cola, lei versò una lattina nell’alto bicchiere ed il ragazzone s’avventò, scolando la bruna bevanda giù nel gargarozzo.
Poi ridendo forte ed asciugandosi la bocca col dorso della mano annunciò: “ siete su candid camera!” e picchiò forte una mano sul marmo del banco, prendendo la via dell’uscita rapidamente com’era entrato.
“ Ma la mia coca cola? “ chiese innocente il bimbetto, con le monetine che tintinnavano nel palmo della manina… La barista guardò stralunata il moccioso, poi l’uscio, e pensò ‘comunque era un bel ficone’.

EspowderIl Villaggio morente
In un piccolo villaggio,dove da molto tempo ormai non nascevano più bambini,una giorno una donna,vicino ad un grande lago,pregò disperata per la nascita di nuovi bambini e sorprendentemente poco dopo uscirono dal lago decine di bambini dicendo "le vostre preghiere sono state esaudite,ma ad una condizione,non dovete più pescare in questo lago e dovrete nutrirvi solo dei frutti del vostro lavoro"detto questo abraccia la donna come se fosse sua madre,gli abitandi dopo qualche attimo di sgomento accettarono la condizione.Passarono anni i bambini divennero adulti il villaggio era sereno e pieno di vita ma ad un certo punto un vecchio decise che era stufo del solito cibo e voleva cenare con un bel pesce,cosi prese la sua vecchia canna da pesca e andò al lago, non passò molto tempo che un bel pesce abboccò,il vecchio non sapeva cosa avrebbe causato ciò,infatti pochi istanti dopo,tutti i bambini,ora adulti,uscirono dalle proprie case e si diressere verso il lago ed uno ad uno,una volta entrati in acqua si tramutarono in pesci,il vecchio liberò il pesce e scoppio in lacrime,ma ormai era tardi,i bambini non tornarono più ed il villaggio venne poi dimenticato.

DeLoreanTitolo: STAZIONE
Pioveva quella sera, lo ricordo come fosse ieri. Pioveva forte e la pioggia sembrava voler spazzare via i brutti ricordi. Pioveva e restavo li seduta incurante dell'acqua che mi stava bagnando tutto il viso. Era una di quelle giornate in cui sembrava che il tempo avesse stretto un patto con il mio cuore, pioveva fuori e dentro di me. La stazione era piena di gente, tra mille volti tristi per le partenze e mille altri felici per gli arrivi, c'ero io ad aspettar qualcuno che probabilmente non sarebbe ancora giunto a me. Forse dovevo prendere io uno di quei treni, ma ogni giorno era uguale all'altro, passavo ore in quella stazione inerte a guardare la vita degli altri scorrermi davanti agli occhi e percepivo talvolta nel volto dei viaggiatori una certa tensione che veniva scaricata sulle centinaia di sigarette accese e spente quasi subito all'imminente arrivo del treno.
Passavo così i miei giorni da spettatrice, ma quella sera era tutto diverso, la nostalgia si faceva sentire più del solito e decisi di muovermi. Mi alzai finalmente da quella panchina e mi misi ad aspettare il primo treno che mi avrebbe portata da ciò che tanto desideravo. Era la prima volta che facevo un viaggio così lungo e soprattutto da sola o almeno senza alcun volto conosciuto accanto, ma sapevo che ne sarebbe valsa la pena. Scesa dal treno in mezzo alla folla vidi quel volto che tanto aspettavo. Era anche lui li ad aspettarmi.

KimiKagu“Non ho idea di quel che accadrà. La vendetta ci ha consumati, plagiati…rovinati. Corrosi fino all’osso ci trasciniamo avanti giorno dopo giorno. E’ questo quello che volevamo? Mai pensavo che saremmo arrivati fino a questo punto. Abbiamo bruciato, sterminato, ucciso. Siamo diventati ciò che odiavamo. E’ da un po’ di tempo che ci penso. Non riesco più a sopportare più neanche di vedere il mio riflesso. Mi chiedo se per mio fratello sia lo stesso. Dopo l’ultimo attacco è palesemente cambiato. E’ come se la morte di Cecyl lo avesse completamente segnato. Che dico…di più. Sconvolto. Credo che sia stata la spinta definitiva verso il baratro. Già il baratro…pensavamo di aver toccato il fondo e invece non eravamo che all’inizio. Pensavo che sarebbe finita prima, che avremmo risolto tutti i problemi andando alla radice. Ma ora che le mie mani sono sporche di sangue so che non è così. Veritas ci aveva avvisati, lo sapevamo che uccidere non riporta in vita i morti. E poi, questa follia di scambiare mille anime. Sono anni che uccidiamo, che distruggiamo. Che prendiamo la vita di altre persone.E adesso…adesso che Cecyl è morta, ricomincerà tutto da capo. Altre anime, altri omicidi…altre morti, altre vendette. Tutto da capo. Ma nessuno può capirlo più di me. Nessuno sa che cosa significa vedere la persona che ami di più al mondo mentre ti muore tra le braccia. Guardarla in viso con gli occhi gonfi, e dirle che “andrà tutto bene”. Diglielo. “Andrà tutto bene”. Ma è così finto, è così irreale… “andrà tutto bene”… è sempre più distante. Finché non è lei, che con una carezza, a dirti spirando “andrà tutto bene”.
Titolo: Flusso di rimorsi

BlazerflowTitolo:Indecisioni
Una nube di fumo aleggiava nella stanza, delle sigarette giacevano spente sul pavimento, la disperazione impregnava le pareti. Un ragazzo si avvicinò lentamente a un tavolo posto al centro della camera, i passi erano indecisi, la falciata incerta ma il suo incedere era inesorabile; sopra il mobile c’era un foglio di carta, forse una lettera, e una piccola pistola. “Basterebbe un attimo e tutto finirebbe”, un breve gesto e non avrebbe più dovuto soffrire, temere per i propri cari, vivere nel terrore ma no, non poteva abbandonare tutti al loro destino; sarebbe stato egoista, troppo egoista e lui non era così, era un bravo ragazzo o forse gli mancava semplicemente il coraggio.

Krauser_89Jack's attack
Sono schiacciato contro la parete sotto il bancone, nella confusione ho scaraventato a terra alcune bottiglie…dell’ottimo brendy sprecato! I passi, strascicati e pesanti, si avvicinano inesorabilmente; pensa Jack, pensa! Ma non c’è tempo per pensare, o almeno il mio cervello offuscato da un ronzio misterioso non ci riesce. Maledizione continuano ad avanzare. Tiro su lo sguardo ed ecco la risposta a tutte le mie domande: un fucile calibro 12, caricato con pallettoni pieni, roba seria! Sempre più intensi, sempre più vicini. Mai nella mia misera carriera di barman mi sarei aspettato di doverlo usare, non in questa città, non in questo quartiere; e ora eccolo lì, così scintillante sembra ammiccarmi.
Quasi animato da una forza oscura lo afferro mi tiro su in un lampo, un ruggito inumano, una moltitudine di ruggiti, alzo la canna e ruggisco a mia volta. La testa della creatura scompare quasi per magia rimpiazzata da una pioggia di sangue raggrumato; altro colpo, altro morto. Qualcosa sfiora la mia spalla, un brivido mi corre nella schiena, ma la stessa oscura forza di prima mi fa voltare e con il calcio del fucile stacco di netto la mascella dello zombie…che strano pronunciare questa parola nella realtà. Un ultimo colpo parte dal mio cannone e l’ultimo bastardo crolla a terra. Tutto è successo troppo in fretta…una lunga golata di bourbon dritto dalla bottiglia e mi rendo conto che ormai è questo il mondo in cui vivo o sopravvivo; ricarico il mio nuovo migliore amico e giro per l’ultima volta il cartello su “chiuso”.

RaguGbi77bone"Profondamente vuoto, clamorosamente pieno"
Quella mattina mi alzai stranamente di buon umore. Non mi capitava da tempo, ed ero felice che quella monotonia che aleggiava nella mia mente si fosse finalmente allontanata.
Una sensazione del tutto nuova mi pervadeva.
Pace.
Mi alzai con calma quasi innaturale, spensierato come non mai. Aggiustata un po’ la mia figura, decisi di concedermi un piccolo lusso. Mangiai il mio croissant assaporandolo fino all’ultima briciola e gustai appieno uno dei pochi cappuccini che ancora si potessero chiamare tali. Pagato quanto dovuto, decisi di fare una passeggiata al parco lì vicino, vista la bella giornata.
Girovagavo senza meta, solo per il semplice gusto di farlo. Purtroppo gli anni cominciavano a farsi a sentire. Mi appoggiai sul corrimano di un ponticciolo di legno, all’ombra di un albero in fiore e con una leggera brezza che mi coccolava la frangia.
Rimasi così per qualche minuto, compiaciuto.
Tuttavia, quando i miei occhi e la mia mente erano ormai desti, il mio sguardo fu attratto da una giovane coppia, poco distante.
Siedevano su una gracile panchina di legno, ai lati del vialetto deserto. Lei con le gambe arpionate alle cosce di lui, quest’ultimo con un braccio attorno al collo di lei. Contrariamente a quanto si potesse pensare, si guardavano l’un l’altra, persi.
Lui, dei semplici jeans, maglietta un poco attillata, che metteva in mostra i muscoli delle braccia giusto stuzzicati da qualche mese di palestra. Lei, pantaloni nero tenebra, camiciola bianca, lo scollo sbottonato per ovvi motivi.
Quell’immagine si piantò nella mia mente, rifiutandosi di schiodarsi. L’armonia di quella mattina mi si riversò addosso come un fiume in piena. Mi lasciai andare, scivolando al di’ la della ringhiera.
Da povero avevo vissuto, ma da ricco avevo provato a morire.

Majora MaskTitolo: L’inferno
Molte forme ha avuto l’inferno. Dante lo ha descritto come una cavità nella terra suddivisa in gironi. Per il Dio della Guerra Kratos, invece, rappresentava un labirinto ogni volta di forma diversa. Nell’immaginario collettivo, tuttavia, viene rappresentato sempre come un luogo tetro, ricoperto di fuoco e di diavoli intenti a martoriare le povere anime dannate. Ebbene, nessuna di queste interpretazioni è esatta. L’inferno esiste, nella vita di tutti i giorni e con diverse forme: il malato terminale costretto a letto in una stanza d’ospedale, il disoccupato con una famiglia alle spalle, il pazzo che ha smarrito la ragione, il disabile su di una sedia a rotelle, il soldato in guerra, il bambino in mezzo alla povertà…. tutti loro vivono un proprio ‘inferno’. E poi ci sono io. Io che, quando vedo lei, vengo risucchiato in quel mio inferno. Quell’inferno dove i diavoli, quando mi vedono… piangono.

Nerd Inside"Dopo tanto tempo, quel giorno era arrivato. Il giorno della cerimonia. Il giorno in cui la principessa avrebbe riavuto i propri occhi. Erano passati molti inverni da quando le furono portati via, al compimento del suo terzo compleanno. Una malvagia strega, dopo svariati tentativi, riuscì a penetrare nel castello, avvicinarsi alla sua culla, e rubarglieli. O almeno, così le avevano raccontato. Il Re, suo padre, le promise che avrebbe fatto di tutto per riaverli indietro. Avrebbe ingaggiato i migliori cavalieri e i più scaltri maghi del mondo, per quella fatica, ma soprattutto, avrebbe investito ogni singola moneta del proprio capitale.
Pensò che la vita senza occhi, dopotutto, non era male: poteva vedere soltanto quello che preferiva. I vestiti che gli altri portavano erano del suo colore preferito. I suoi genitori erano bellissimi, il suo palazzo era enorme e i suoi sudditi sempre felici. Ma ora era lì, stesa su quel letto, al centro di quella grande sala. Attorno a lei erano riuniti tre stregoni dall'aria paurosa. Però... non aveva paura. In realtà non sapeva cosa provare: Gioia o Tristezza? La realtà era davvero così paurosa?
Strinse la mano di suo padre, per lei sia Re che Principe. Nell'aria poteva sentire odori strani, non appartenenti alla vita quotidiana. Gli stregoni le si avvicinarono. Si sentì svenire.
Un attimo dopo, però, riottenne già le sue forze, sebbene sembrasse gliele avessero portate via per un'eternità. Cosa doveva fare ora? Era tutto finito? Davvero poteva aprire gli occhi? Riluttante, si costrinse a farlo. Una luce fortissima a momenti la accecò (ancora). Le lacrime attenuarono il dolore, in poco riuscì a mettere a fuoco. La prima cosa che vide fu un uomo vestito di bianco, con una mascherina. Si sentì spaventata. Il mondo era davvero così? Dov'erano finiti i colori? Per calmarsi le bastò abbassare lo sguardo. Vide il sorriso di suo padre. Il suo Re aveva un volto bellissimo. La fronte un po' increspata, le rughe gli solcavano le labbra. Ma era bellissimo, come se lo era immaginato. Aveva mantenuto la promessa, l'intervento era andato bene. "

RaguGib77boneTitolo: Incomprensione.



Era notte fonda ormai. Se ne stava rintanato in quel suo bel garage, ultimo baluardo di civiltà. Vi viveva da quando Sara se n’era andata. Scosse la testa, convinto. Non doveva mai pensare a Sara, per nessuna ragione. Credeva che sarebbe stato facile dimenticare, ma dopo venti anni ancora non era riuscito a scacciare tali pensieri. Riprese le sue “dame” e si rimise al lavoro, stizzito. "Dannazione!" Una mano tremolante, e tutta la fatica di una notte si era rivelata vana. Stette per qualche minuto con lo sguardo fisso, ad osservare l’inosservabile.“Lo vuoi capire?! Sara non esiste! Non esiste!” "Basta!" Si avviò con passo incerto verso la sua vecchia Lancia, i cui sedili posteriori ormai fungevano da giaciglio. Ombre di ruggine si stavano lentamente impossessando della fiancata, un tempo lucida e senza pecche. Con un sospiro chinò la testa e si intrufolò nella vettura.
"L’infermiera lo assicurava alla lettiga sempre con apparente calma. Poi entrava il dottore: “ Conosce mica una certa Sara?” “Si! Proprio l’altro gior..”. Da quel punto solo buio e dolore." Si destò che ancora non albeggiava. Poco male, sarebbe andato ad ammirare il sole che lambiva l’orizzonte, salendo pian piano. Lo faceva spesso, si sedeva sopra un muricciolo sul retro del garage, e lì stava ad ammirare l’alba, rimuginando su chissà quali pensieri. Purtroppo i temi dei suoi tour mentali cominciavano a scarseggiare, quindi, il sole ormai sorto, si guardò attorno. Una landa desolata si estendeva fin dove l’occhio umano potesse arrivare, ma un oggetto scuro alla sua sinistra stroncava quella monotonia. Attiratovi da una qualche forza nascosta, sentì un debole rumore metallico provenire dal suo interno. Vi entrò, e si diresse verso l’origine del tintinnio. Su un divano polveroso vi era una donna di mezza età, intenta a sferragliare con ago e filo. L’uomo si sedette accanto a lei, con un sorriso. "Finalmente era a casa, e Sara era con lui. "


DartagnanLa Storia del Bla:



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Gli piaceva essere preso a parole, torturato, umiliato. Amava la sodomia più della sua stessa vita, del mondo intero non sapeva che farsene. Correva forte e veloce da giovane, finché qualcosa di tremendamente banale, ma al tempo stesso feroce e malvagio, lo travolse. La sua vita cambiò, il suo essere subì un forte shock: il suo più grande tesoro di plastica colorata gli donava un piacere incommensurabile, che lo faceva stare bene per notti intere. E giorni, finché la voglia lo assaliva di nuovo e aveva bisogno di sentirsi soddisfatto, amato. Ancora. E ancora. Niente sarebbe stato più come prima.
Lo chiamavano Faggot fin da bambino, un'infanzia infelice ohibò, perché “aveva uno strano nome” dicevano gli altri e la sua famiglia era quel che era, anche se per un ragazzo dalle grandi potenzialità come Faggot sarebbe stata l'ultima delle cose a cui pensar. Una sera il vento impazzava e percuoteva la piccola casa di legno in cui il giovane, apparentemente indifeso, viveva assieme alla madre adottiva Sucanna ed al padre, genio del nulla e filantropo del cucchiaio, Fancesso. Quella notte, probabilmente segnata come importante e rivelatrice nel calendario del destino già da tempo immemore, nell'abitazione Numero10, Faggot ebbe la percezione che in un baleno le sue convinzioni, le sue certezze, le sue ferme opinioni sarebbero state spazzate via senza possibilità alcuna di difesa. Ad attenderlo, mentre tutti in casa dormivano, l'uomo del Bla. Un simpatico individuo senza volto, di statura media, completamente nudo. Un balzo e via: il cuore che corre all'impazzata, le urla di Faggot. Nessuno riuscì a sentirlo, forse fu soltanto un sogno, mentre tutt'intorno risaliva un vocio nuovo ed inquietante, che sapeva di fresco e di pulito. Era il Blablabla.
Da quella notte di un anno imprecisato, ma che lunedì fu, si mormora che un Faggot tra i prescelti dal destino debba ritrovarsi a fare i conti con quello strano individuo senza identità, che secondo le leggende agisce in nome della giustizia. Da quella notte La Storia del Bla vive e i saccenti visionari credono che non smetterà mai di farlo, perché si nutre di Faggot.



Immortali, eterni, indispensabili.



A loro penserà l'uomo del Bla.
Con un semplice Bla.
Bla.



HivemindHo avuto un sogno. Ho visto il pianeta salvarsi, sopravvivere. Ho visto i prati, ho visto alberi, ho visto intere foreste. Ho sognato di respirare l'aria pura della montagna, di alzare le braccia al maestoso calore del sole. Ho sognato il cielo notturno, seminato di fulgide stelle, ho sognato la luna e la brezza notturna. Ho sognato il mare e le acque tutte, le fresche correnti, la luce dispersa nell'abisso. Ho visto ciò che non c'è più.
Non avrei voluto svegliarmi, avrei preferito rimanere sopito, cullato dalla bontà della visione, anziché dover assistere un singolo giorno di più a questo macabro spettacolo.
La scabra terra ospita solamente qualche piccolo albero morto, annerito e secco come scheletriche dita protruse al cielo, costantemente coperto da nubi. Le acque sono inquinate, viscide creature vi dimorano, le fonti pure sono poche e rare. L'etere è oscurato da stormi di vulturi, il suolo razziato da iene e sciacalli, denutriti e scarni, la materia viva è sciamata da innumerevoli insetti deformi.
È possibile che il nostro mondo stia morendo? La spada di Damocle che un tempo pendeva sulla nostra testa come remota minaccia ci è crollata rovinosamente addosso, siamo forse condannati? Il pianeta è malato e nessuno può aiutarlo, tutto il creato è corrotto, consumato. L'essenza stessa della natura è ormai contaminata, tutto è ammorbato e lontano dal guarire. Vento gelido mi sferza il volto, sopra di me odo il volo degli avvoltoi, sagome di fiere macchiano il crepuscolo. Voglio vivere per vedere ciò che accadrà, per vedere se la morte sarà la nostra compagna, se prenderà anche la vita della nostra terra. Saremo abbastanza forti da vedere i nostri figli crescere?

28 giugno 2013 alle 21:29

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Titolo del racconto: Gloriosa (Pt.1)

Navigai ,solo poche stelle a guidarmi.
Ritto contro le furie dei mari, guscio di noce nei flutti orrendi.
Brindando con spume crudeli e salate.
I compagni sepolti riposano; inquieti fantasmi, in terra straniera maledetta di guerra.
“ Dèi! “ gridai contro la furia del vento “ è questa la sorte che mi spetta in dote? Eppure io vado, mentre coi compagni fedeli vorrei patire l’Ade eterna! “ così dicevo e sputai nel mare; un muro d’acqua di un Dio offeso m’inghiottì.
Ma l’oceano non volle ospitare le mie membra sfinite, e mordendo la ghiaia fredda di una spiaggia ignota tornai a respirare.
Vagai fino all’alba, nudo tra cespugli urticanti ed altissime piante opprimenti.
Di giorno mi celavo dalle fiere voraci, i cui gridi e ruggiti empivano la mia mente svuotata dalla fame, consumata dall’arsura.

 

Titolo del racconto: Gloriosa (Pt.2)

E di notte ho marciato nel fitto della giungla, per quanto tempo non so dirvi, cibandomi di insetti e lappando poca rugiada dal cavo di grandi foglie.
Fino ad ora, in questa radura illuminata di luna e pace, ove la notte nera s’addensa in creatura, m’osserva pura da luminose gemme.
Ed essa ulula; ed io grido in risposta, mostrando le bianche zanne e gli occhi fiammanti.
Sono l’eroe che non torna, del cui nome il futuro è muto.
Sono l’uomo d’arme che si consuma nella violenza, gloriosa, e spiccia il sangue negro dalla carne lacera.
Sapeste, voi, quale grande guerra ho combattuto nel momento ultimo.

 

Mah, Andy, va bene che sei in fissa con la poesia e magari pure l'epica, ma che è 'sta roba traboccante di aggettivi? Da leggere è veramente un mattone, dall'incedere zoppo, e troppo frammentato.
Non dico che non abbia del pathos nelle battute finali ma andiamo, ci vuole olio cuore per alleggerirlo!
Ti do 7 perchè so che puoi fare di meglio, e perchè cosa sarebbe il verbo " lappare " ? rotfl

 

Vabbè NEGs però te fai cagare al cazzo come troll. rotfl

La verità è che io non ho scritto nessun racconto breve, perché ho l'immaginazione di un muro di mattoni, tant'è che non riesco a scrivere una descrizione su di me nelle mie info del profilo qui su Ludo. rotfl

Doveva essere un troll a Nerd Inside, ma a quanto pare NEGs e Nerd non sono mai connessi allo stesso tempo, quindi è andato a monte tutto. asd

GG. :)

 

Come dice Merd Inside, però: Ottimo uso della grammatica, si vede che sei uno abituato a scrivere di proprio pugno sisi forma pulita, scorrevole ed interessante; solo gli elementi utili al racconto e niente fronzoli. Ovviamente data la natura citazionistica/sarcastica non accessibile a chi non è a conoscenza della vicenda originale il voto non può essere nella top 3, però un 8 pieno ci sta tutto. Ovviamente ho rotflato come un cretino rotfl

 

E prima di morire, con l'ultimo respiro rimastomi in corpo...
...tirerò fuori dalla tasca Xenoblade, dicendo che fa schifo perchè è troppo difficile. :)
*coff coff*
Aaah...
*muore*

 

Però, parlando seriamente, io sono tutto fuorchè un Nintendofag, visto che la sua politica del portare avanti le solite cazzo di IP non mi va a genio. asd

 

Ecco il mio racconto lavoro.

PT.1
Ho avuto un sogno. Ho visto il pianeta salvarsi, sopravvivere. Ho visto i prati, ho visto alberi, ho visto intere foreste. Ho sognato di respirare l'aria pura della montagna, di alzare le braccia al maestoso calore del sole. Ho sognato il cielo notturno, seminato di fulgide stelle, ho sognato la luna e la brezza notturna. Ho sognato il mare e le acque tutte, le fresche correnti, la luce dispersa nell'abisso. Ho visto ciò che non c'è più.
Non avrei voluto svegliarmi, avrei preferito rimanere sopito, cullato dalla bontà della visione, anziché dover assistere un singolo giorno di più a questo macabro spettacolo.
La scabra terra ospita solamente qualche piccolo albero morto, annerito e secco come scheletriche dita protruse al cielo, costantemente coperto da nubi. Le acque sono inquinate, viscide creature vi dimorano, le fonti pure sono poche e rare. L'etere è oscurato da stormi di vulturi, il suolo razziato da iene e sciacalli, denutriti e scarni, la materia viva è sciamata da innumerevoli insetti deformi.

 

PT.2

È possibile che il nostro mondo stia morendo? La spada di Damocle che un tempo pendeva sulla nostra testa come remota minaccia ci è crollata rovinosamente addosso, siamo forse condannati? Il pianeta è malato e nessuno può aiutarlo, tutto il creato è corrotto, consumato. L'essenza stessa della natura è ormai contaminata, tutto è ammorbato e lontano dal guarire. Vento gelido mi sferza il volto, sopra di me odo il volo degli avvoltoi, sagome di fiere macchiano il crepuscolo. Voglio vivere per vedere ciò che accadrà, per vedere se la morte sarà la nostra compagna, se prenderà anche la vita della nostra terra. Saremo abbastanza forti da vedere i nostri figli crescere?

 

Allora, ragazzi, l'ultimo partecipante chiude il cerchio.
Carissimo Hivemind, ti contesto una ripetizione notturno/notturna nella parte iniziale, che avresti potuto evitare cercando una piccola metafora oppure un sinonimo ( es.: " Ho sognato una volta di seta nera, disseminata di fulgide stelle e brezza notturna, e luna quieta " ). Il resto penso sia palese a tutti: è un testo ricercato, sopraffino, lavorato e lavorato ancora, e pregno di malinconico significato.
E sì, è il migliore qui dentro, il più imponente e costruito, quello col lessico più colto e meglio applicato.
Voto: 9,8
Mancano 40 minuti allo scadere del contest ma temo per i partecipanti sia impossibile in questo lasso di tempo concepire un racconto di tale portata da offuscare il tuo lavoro, quindi comincio a preparare il pacco!

 

Poi facciamo un sondaggino interno e vediamo cosa stabilisce il pubblico.
Come avevo detto, essendo io lo sponsor ed essendo un contest libero avrei assegnato i voti anche e molto in base al mio gusto personale...
Sinceramente, Hive, Ragu, Nerd, Krauser e Kimikagu se la sono giocata alla grande. Sono tutti ottimissimi racconti.
E sono molto contento della partecipazione raccolta con questo esperimento.
sisi
Il prossimo contest sarà tematico, e sarò molto più critico e stretto di giudizio sisi