Hunt: Showdown 1896 – Recensione
Ci siamo fatti largo tra i mostri della Louisiana per realizzare la recensione di Hunt: Showdown 1896. Sviluppato dall'esperto team di Crytek, autore della popolare serie Crysis, il gioco promette di offrire un'esperienza online molto particolare. Il lungo periodo di accesso anticipato su PC e l'esperienza maturata saranno bastati a regalare agli appassionati un'esperienza completa? Se non avete paura di qualche mostro, continuate a leggere per scoprirlo.
You Are My Sunshine
Se amate i giochi d'azione, non vi sarà stato difficile notare la somiglianza (almeno nel titolo) di Hunt: Showdown 1896 con l'apprezzatissimo The Order 1886. Nonostante i soli dieci anni virtuali di differenza, le due opere hanno però davvero poco da spartire. Quello di Crytek era a dire il vero partito con l'ambizione di essere il successore spirituale di Darksiders, salvo poi cambiare rotta e puntare verso altri lidi.
L'anno di ambientazione è il titolare 1896 e la location dove l'azione prende luogo sono gli Stati Uniti d'America, più precisamente nel sud est, in Louisiana, e nelle montagne del Colorado. Qui per non meglio precisati motivi il male ha scelto di diffondersi, sotto forma di violenti mostri e creature soprannaturali. Giunti dalle più oscure viscere della Terra, gli esseri sono interessati a sbarazzarsi del genere umano. E fin qui, nulla che possa discostarsi da una qualsiasi trama action-horror, tanto da far venire subito in mente Evil West e similari.
Trovandoci negli Stati Uniti, non sorprende nemmeno che la risposta al male dilagante sia riversare sulle creature quintali di piombo rovente. A svolgere questo compito troviamo i membri dell'American Hunters Association, organizzazione che combatte il soprannaturale con ogni mezzo. I giocatori fanno parte di questo gruppo, vestendo i panni di un cacciatore interessato a raccogliere taglie nella regione. Pur essendo tutti schierati dalla stessa parte, però, bisognerà fare molta attenzione, perché i soldi fanno sempre gola. Alcuni cacciatori, quindi, potrebbero giocare secondo le loro regole.
Il gameplay di Hunt: Showdown 1896
Se vi state chiedendo cosa si celi dietro la nostra ultima affermazione, avrete immediatamente una risposta. Hunt: Showdown 1896 viene infatti presentato come un “PvPvE”, ossia un titolo in cui i giocatori saranno contrapposti ai mostri ma anche agli altri cacciatori. Questa formula dà vita a uno sparatutto ricco di tensione, in cui bisognerà costantemente guardarsi le spalle e dall'intelligenza artificiale e da nemici umani.
Metabolizzata questa particolarità, Hunt: Showdown 1896 non si discosta dalla maggior parte degli sparatutto in commercio, se non per qualche aggiunta inedita. Di base, il titolo di Crytek è uno FPS in cui ci muoveremo in vaste mappe, alla ricerca dei mostri che hanno una taglia sulla loro testa, ossia gli obiettivi principali. Nel nostro inventario, a cui potremo accedere mediante una ruota di selezione, potremo conservare armi da fuoco, da taglio e consumabili, tra cui esplosivi e kit medici. La visuale sarà sempre in prima persona ma, impugnando le armi da fuoco, potremo passare da una mira “laterale” rapida ma poco precisa a quella frontale che ci renderà più lenti ma in grado di colpire con più accuratezza.
Alcune armi saranno dotate del solo mirino metallico, mentre quelle più elaborate avranno zoom ottici (seppur rudimentali, dato il periodo) per sparare a grande distanza. Coltelli, asce e similari avranno invece pattern d'attacco e velocità diverse, per adattarsi a varie situazioni. Tra i consumabili invece annoveriamo candelotti di dinamite, molotov e persino asce da lancio. Tutto l'arsenale diventa necessario per prendersi cura dei mostri che popolano le mappe, nonché dei cacciatori rivali.
Vedo tutto nero
A rendere l'esperienza di Hunt: Showdown 1896 particolare ci pensa l'ambientazione. Mostri e western è un mix avvincente, amplificata da alcune trovate del team. Le taglie, in primis, che rendono i bersagli appetibili per tutti i giocatori e danno uno scopo alle partite. Ma abbiamo anche il potere della Visione Oscura, da utilizzare per trovare indizi utili a individuare la preda. Il momento della caccia è molto tensivo e aiuta a creare il giusto mood nei giocatori. A differenza di altri sparatutto, Hunt: Showdown predilige un approccio stealth, con il rischio però di qualche “camper” di troppo.
Una volta abbattuto il boss e raccolto la sua taglia, infatti, il cacciatore responsabile avrà gli occhi di tutti addosso e sarà a sua volta braccato. Per riuscire a scappare dovrà trovare un punto di estrazione e resistere agli attacchi congiunti dei mostri e dei cacciatori. Una vera e propria sfida, che può essere mitigata dalla possibilità di giocare con un alleato. Nelle partite di Hunt: Showdown sarà infatti possibile collaborare con un altro giocatore, ottenendo indubbi vantaggi ma anche con la richiesta di spartire il bottino.
In un gioco multiplayer online non poteva poi mancare un sistema simile a quello dei giochi di ruolo per la progressione del personaggio. Ogni cacciatore che utilizzeremo acquisirà esperienza e potrà ottenere varie abilità utili durante gli scontri. Sfruttando invece le ricompense delle taglie potremo invece ottenere skin, armamenti e altri gadget. La formula non è esageratamente aggressiva né penalizzante, quindi anche i cacciatori di primo pelo riusciranno a tenere testa a quelli rodati e meglio equipaggiati.
Un free-to-play mancato?
Quella che vi abbiamo descritto finora sarebbe la formula perfetta per un gioco gratuito, scelta che avrebbe radunato una grande quantità di curiosi e favorito la disponibilità di partite. La realtà è che il prezzo di listino di Hunt: Showdown 1896 (comunque non esagerato, ci teniamo a sottolinearlo) terrà probabilmente molti di questi utenti lontani dall'opera di Crytek, accentuando una serie di problemi che sono già evidenti durante la nostra prova. Il matchmaking necessita di parecchio tempo per trovare delle partite, segno che nonostante le aggiunte fatte dal 2018 ad oggi serve ancora qualcosa per lanciare definitivamente il titolo.
Crytek si è impegnata, nel corso degli anni, a tenere in vita la sua creatura, compiendo con il passaggio su PlayStation 5 un salto importante. Le grotte di Mammon Gulch sono sicuramente una novità affascinante, così come il potente e infernale Hellborn a cui dovremo dare la caccia. Lo stesso dicasi per dei menu decisamente pratici e per un gunplay ben realizzato. Dagli autori di Crysis non ci saremmo aspettati niente di meno, ma utilizzare le varie armi e vedere la reazione dei nemici è davvero affascinante. Lo stesso dicasi per gli effetti audio, davvero piacevoli, e per un doppiaggio intrigante anche se solo in lingua inglese. Apprezzabile invece la scelta di sottotitolare il gioco in italiano, anche se a volte sarà difficile leggere le ridotte didascalie.
Nonostante tutto questo e una grafica che sfrutta ora il potente CryENGINE, qualcosa sembra mancare. Forse si tratta proprio della fanbase di cui Hunt: Showdown avrebbe grande bisogno ma che per vari motivi non riesce a crearsi. Certo, il gioco ora è più performante che mai, ma complice anche l'impossibilità di fruirne su PlayStation 4 (il gioco è solo next-gen) molti non si lanceranno nella caccia. E questo, viste anche le potenzialità dell'opera, è davvero un peccato. Chi invece ci si dedicherà anima e corpo scoprirà un FPS profondo, tattico ed estremamente longevo.
Il Platino di Hunt: Showdown 1896
Cacciatori sia di mostri che di trofei? Allora potreste decidere di puntare a ottenere l'ambito Platino di Hunt: Showdown 1896, taglia che nessun giocatore potrà rubarvi. Anzi, se punterete alla scintillante coppa blu in compagnia di uno o più amici, tutto vi sembrerà più facile. Le sfide proposte da Crytek sono abbastanza lineari, ma richiederanno comunque un discreto impegno e varie ore del vostro tempo. Tra le 37 coppe ne troviamo alcune decisamente lunghe, come ad esempio uccidere 150 mostri con colpi alla testa e arrivare al livello 100 del Lignaggio, affiancate da varie richieste di miscellanea. Preparatevi quindi a partecipare a molte battaglie per portare a casa un Platino da veri cacciatori.
L'articolo Hunt: Showdown 1896 – Recensione proviene da PlayStationBit 5.0.
Nico Giraldi
Non vedo l'ora di leggere le prime impressioni. purtroppo per me il primo Hunt fu un flop clamoroso, visto che il matchmaking non consentiva di filtrare i giocatori per esperienza, finendo sempre ammazzato brutalmente o vedendo i nemici raggiungere l'obiettivo velocissimamente.