Saviorless – Recensione
“Who watches the Watchmen?” è la frase cardine di Watchmen di Alan Moore, che si origina però da una frase in latino dalle Satire di Giovenale, “quis custodiet ipsos custodes?”, chi fa la guardia ai guardiani? Da questa frase, potremmo iniziare a gettare le basi per parlare di Saviorless, titolo platform 2D di Empty Head Games. Chi narra le gesta del narratore? Cosa c'è oltre una storia? Chi può assicurarsi che tutto vada come dovrebbe? Questo è il compito del giocatore, che da spettatore esterno, vivrà l'avventura di Antar, intrappolato nel flusso della narrazione fino a quando gli schemi e i confini della storia non iniziano a crollare. Sediamo tutti insieme, dunque, e preparatevi ad ascoltare la storia della nascita di un nuovo Salvatore, in un dei migliori titoli indie di questo anno.
“Who watches the Watchmen?”
Il gioco inizia con tre narratori, un uomo anziano affiancato dai membri più giovani della sua famiglia. Apparentemente sono narratori onniscienti destinati a raccontare la storia di Antar, il personaggio centrale del gioco, per tutta l'eternità, senza mai deviare dalla storia che hanno sempre raccontato. Fino a quando il vecchio non si addormenta e i giovani prendono il sopravvento, introducendo nuovi personaggi e punti della trama.
Dopo il primo approccio al controllo del primo, nuovo, personaggio introdotto dai ragazzini, il giocatore inizierà a rendersi conto di essere uscito fuori dagli schemi previsti dal vecchio narratore. Alcuni personaggi sembrano già conoscere Antar e alcune dinamiche, facendo capire che questa avventura non è altro che un'esperienza ciclica. L'introduzione, e la liberazione, di Nento, invece, rompe gli equilibri portando il vecchio narratore in fase di allerta, preoccupato di come questa minaccia possa addirittura liberarsi dai vincoli narrativi.
Inoltre, ad aggiungere ulteriore valore metanarrativo a Saviorless, troviamo il volere degli sviluppatori di voler raccontare Cuba e la loro esperienza nella nazione. Il titolo, molte volte, nei suoi scorci, lascerà intravedere scenari dell'isola, sapientemente disegnati a mano e che si uniscono alle ambientazioni del gioco. Gli edifici, i luoghi di culto e il folklore cubano comporranno interamente il mondo di Saviorless.
Non un metroidvania
Oggi, parlando di titoli indipendenti, è impossibile non cadere nell'immenso vortice di stilemi sempre uguali. Metroidvania e JRPG la fanno da padrone tra gli indie, tutti sviluppati in pixel art. Trovare un titolo diverso, con una vera direzione artistica, fa tirare un enorme sospiro di sollievo. Saviorless è un platform in 2D che si unisce al genere puzzle. Già dall'inizio è possibile notare quanto sia importante pianificare e agire con la minuzia più assoluta nel completamento dei vari scenari di gioco. Un passo falso, che sia un salto o lo spostamento di un oggetto, possono causare morte e respawn al checkpoint più vicino.
Superate le fasi iniziali, man mano che si procede all'avventura, la difficoltà salirà, annullando quasi i tempi di reazione del giocatore e chiedendo ancora di più un'assurda precisione e altrettanta velocità nel compimento delle azioni. Ad alternarsi alle fasi platform ci saranno le fasi in cui si controllerà Nento o il Salvatore, che non spoileriamo chi sia, in cui la violenza la farà da padrone. Dove con Antar ci limiteremo a combattere con l'astuzia, con gli altri personaggi lasceremo parlare le mani e gli artigli.
Inoltre, tra un ragionamento e una scazzottata, il giocatore si ritroverà davanti a boss fight, la quale anch'esse uniranno sia fasi platform che violenza inaudita.
Da segnalare, però, alcuni fastidiosi bug su PlayStation 5 che potrebbero compromettere l'avventura. La soluzione a questi problemi si potrà avere semplicemente ricaricando delle fasi precedenti, ma la scocciatura resterà alta. Superati questi piccoli problemi, però, Saviorless resta ancora un titolo estremamente valido da giocare.
Questa è arte
Oltre a presentare una trama originale e accattivante e un buon gameplay, Saviorless ha dalla sua anche un eccepibile stile artistico. Totalmente disegnato a mano, fluido, colorato e dai tratti che ricordano i cartoni di Adult Swim. Il titolo è ambientato in un mondo dark fantasy, scenari grotteschi e atroci morti con esplosioni di sangue e viscere. Tutto il contrario con le atmosfere calme e riflessive, ancora più aggraziate dalle musiche, mai cruente e fastidiose, ma gentili e rilassanti.
Il lavoro svolto da Empty Head Studios è notevole, portando il giocatore a vivere un'avventura di circa 3 ore, anche in base alla difficoltà che si avrà nell'avanzamento. Inoltre, ad aggiungere un pizzico di rigiocabilità, ci sarà il dover sbloccare un secondo finale, il classico true ending, che chiederà al giocatore di collezionare tutte le pagine di un manoscritto.
A voler essere onesti, il gioco avrebbe potuto fare ancora più leva sulla componente narrativa e magari approfondirla anche di più, intervallandosi più spesso alle parti giocate, ma l'attuale quantità di informazioni non è comunque poca e tiene bene il ritmo, senza risultare invadente. Da precisare, inoltre, la totale assenza della lingua italiana.
Il Platino di Saviorless
Eccoci nella sezione più amata dai nostri cacciatori di trofei. L'elenco delle coppe di Saviorless non metterà a dura prova i giocatori e potrà essere completata in circa 4-5 ore, che sarebbero poco più della durata del gioco. Molti dei trofei verranno sbloccati con il proseguimento della storia, i restanti saranno invece legali al secondo finale del gioco che chiederà al giocatore di raccogliere le pagine del manoscritto e i conseguenti oggetti collezionabili che si sbloccheranno. Si potrà utilizzare il salvataggio in cloud per diminuire il tempo. In ogni caso poi potrete sbloccare e sfoggiare un nuovo fantastico Platino in bacheca. DING!
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Mastrot
che figata, idea fighissima