Davide Law ha pubblicato un'immagine nell'album Top
Giunge così al termine un altro anno, un 2023 che personalmente difficilmente dimenticherò (in senso positivo) sia ludicamente, per quantità e qualità di ciò che ho giocato, che per diversi altri aspetti più personali.
Ciò che non è cambiato è sicuramente il poco tempo dedicato a Ludomedia (difatti questo è letteralmente il mio primo ed unico post dell'anno ), ma nutrirò sempre la speranza di riuscire ad essere più attivo in futuro, chissà magari proprio nel nuovo anno.
In ogni caso, tagliando corto ai rituali convenevoli, vi presento i titoli della mia top 12 di quest'anno, esordendo con:
12° - Castlevania: Portrait of Ruin
Come ormai è diventata tradizione dal 2020, il primo titolo giocato dell'anno è stato un Castlevania del post Symphony of the Night, più precisamente il secondo della trilogia per DS e seguito diretto di Bloodlines (assieme a Rondo il mio preferito dei classici), nonché ultimo della serie che mi era rimasto da recuperare.
Si tratta probabilmente di quello più in ombra rispetto agli eccellenti Dawn of Sorrow e Order of Ecclesia (entrambi presenti nelle precedenti top), ma ciò non è sicuramente dovuto al suo livello qualitativo.
Spiccano infatti gli stage per profondità e varietà, paradossalmente esaltati dalla discontinuità esplorativa apportata dalla meccanica dei quadri rispetto all'esplorazione del castello, esplorabile con due protagonisti, Johnathan e Charlotte, intercambiabili in stile Castlevania III.
Impossibile non restare poi piacevolmente sorpresi dai continui rimandi e collegamenti al capitolo del '94 per Megadrive e dalle bellissime OST, con la partecipazione del leggendario Yuzo Koshiro oltre alla solita Yamane proprio per onorare la memoria della console SEGA che ospitò Bloodlines.
11° - Sea of Stars
Una delle maggiori sorprese dell'anno, titolo di cui sapevo pochissimo prima della pubblicazione per poi rivelarsi un JRPG solidissimo.
Senza dubbio si poggia su basi di un certo livello, in particolare si notano diversi elementi caratteristici di opere come Chrono Trigger (guarda caso proprio Mitsuda è stato scelto come guest composer) e Star Ocean (di cui parafrasa il titolo) soprattutto per esplorazione e direzione artistica, mettendoci comunque del suo con un combat system dinamico e originale, personaggi ben caratterizzati attraverso i quali viene raccontata una bella storia e città/villaggi/dungeon di notevoli dimensioni e pregni di segreti.
Veramente un grandissimo JRPG che in questo momento, assieme ad altri che devo provare (come ad esempio Chained Echoes), rilancia il genere riprendendo con ammirazione e passione lo spirito delle glorie di un passato ormai lontano.
10° - Ys Origin
Il 2023 è stato anche l'anno in cui ho avuto il piacere, dopo tanti rimandi, di approcciare Nihon Falcom e alcune delle sue serie più famose.
Dopo esser stato folgorato da Trails in the Sky ho infatti avuto modo di giocare Ys Origin, titolo che approfondisce le basi degli storici primi capitoli della serie (che sicuramente giocherò nell'anno che viene), curioso in particolare del suo gameplay.
Nonostante le 3 run da fare con ciascuno dei 3 protagonisti possano alla lunga risultare stancati, c'è da sottolineare come il combat system con la sua semplicità sia talmente ben stratificato da rendere per ognuno di essi continuamente fresca ed appagante l'esperienza, esaltandosi nelle adrenaliniche boss fight. Anche in questo caso Nihon Falcom fa centro in termini di scrittura di storia e personaggi, level design, direzione artistica e musiche, producendo un titolo di altissima caratura.
9° - Star Ocean: Second Evolution
Parlando del secondo Star Ocean si discute di quel che è senza dubbio uno dei maggiori JRPG dell'epoca d'oro del genere, oltre a un sequel che migliora sostanzialmente in tutto il capostipite della serie che aveva debuttato appena 2 anni prima su Super Famicom.
Pur mantenendo tratti caratteristici del primo Star Ocean, come il reclutamento dei membri del party ma con maggior quantità e varietà di personaggi, ne migliora tutti gli aspetti: combat system più dinamico e bilanciato, level design nei dungeon più elaborato e consistente, mappa del mondo con maggior densità di segreti e persino una storia raccontata con miglior ritmo e dalla scrittura più matura.
Forse ciò che preferisco maggiormente nel primo sono le città, decisamente più grandi e artisticamente ispirate rispetto al secondo, ma anche in questo caso si parla di dettagli.
Il Second Story/Evolution è un grandissimo JRPG che non sfigura dinanzi ai colossi che in quegli anni definivano ulteriormente i tratti del genere.
8° - Primal
Più bistrattato e ignorato di quanto realmente si meriti, Primal mi ha stupito oltre ogni mia aspettativa. Sin dalle battute iniziali, in particolare dal regno di Solum, ha dimostrato qualità in tema level design e meccaniche di gameplay, oltre ad una ispiratissima direzione artistica nei 4 regni.
Vero che il combat system rappresenti il punto debole dell'opera, così come altrettanto vero è che alcune fasi di gioco specialmente in Aquis possano frustrare, ma si tratta personalmente di questioni che scendono in secondo piano rispetto alla vastità degli stessi regni, la cura con cui sono narrate le relative vicende e il rapporto tra Jennifer e Scree sempre in evoluzione.
Veramente un titolone che addirittura sarebbe potuto andare oltre, come sembrava fosse progettato inizialmente, con ulteriori regni o eventualmente con lo sviluppo di un sequel.
7° - Eternal Darkness: Sanity's Requiem
Della sventurata Silicon Knights è il titolo che si prende la settima posizione, gioco che ha avuto la grande ambizione di proporre un'accattivante storia di ispirazione Lovecraftiana facendo uso di poche risorse sfruttate con grande genialità (basti pensare alle poche ambientazioni riutilizzate ed approfondite attraverso personaggi di diverse epoche), introducendo una meccanica di gioco semplicemente geniale per un survival horror: la sanità mentale.
Sarà davvero frequente osservare elementi di vari scenari modificarsi a causa di un ridotto status di sanità mentale, come a turbare il giocatore e portarlo a dubitare di ciò che si vede a schermo, oltre a complicare le cose quando ci si trova a combattere o esplorare.
Tutto ciò, unito poi alla presenza di finali alternativi come garanzia di rigiocabilità, rende Eternal Darkness un gioco di assoluto livello e un must per chi è appassionato del genere.
6° - Shadow Hearts
Dopo l'ottimo Koudelka che due anni fa mi colpì per atmosfere e qualità della sceneggiatura, quest'anno ho avuto modo di proseguire con la serie horror-JRPG di Sacnoth.
Pur avendo dei rimandi al precedente capitolo, soprattutto in termini di lore e personaggi, e condividendone in parte lo stile nella scrittura, Shadow Hearts detiene una sua chiara identità: un originale combat a turni basato su riflessi e timing che fa particolarmente pesare ogni turno trascorso, dungeon e ambientazioni che riprendono lo stile artistico (direi esoterico) che contraddistingue proprio Koudelka.
Seppur la qualità del magistrale Nemeton sia inarrivata, sia in termini artistici che di level design, Shadow Hearts propone comunque una discreta varietà di scenari, riprendendo un'impostazione lineare più classica e in linea rispetto ai JRPG dell'epoca, risultando un'esperienza complessivamente più solida di Koudelka.
Sicuramente mi son rimasti impressi i protagonisti, ben caratterizzati ed impiegati con dinamicità per buona parte del gioco, e il carismatico villain.
Anche in questo caso una menzione alla OST è d'obbligo, dato che vi è il contributo del grandissimo Mitsuda.
5° - Xenoblade Chronicles 3
Da fagotto del primo Xenoblade attendevo il momento in cui avrei messo le mani sul terzo della serie, specialmente per via del netto cambio di stile rispetto al secondo capitolo e per via di quei rimandi, palesi già in copertina, ai simboli di entrambi i prequel.
Si nota infatti palesemente, sin dalle prime cutscenes, come Xeno 3 sia orientato verso tematiche di tutt'altro impatto, proponendo anche interessanti spunti a livello filosofico e psicologico. A tal riguardo, azzarderei che storia e personaggi siano nel complesso riusciti meglio rispetto ai due precedenti, toccando un livello che mi ha ricordato molto più Xenogears, pur chiaramente non arrivando a quello stesso apice.
Per il resto è sempre bellissimo esplorare un mondo così vasto come Aionios, esaltato da innumerevoli paesaggi popolati dalla natura più selvaggia fino ai tanti villaggi, proponendo anche una maggior quantità di segreti rispetto al passato e una gestione più profonda dei protagonisti con le classi.
Eccezionale anche il lavoro sulle OST da parte dei composers e del gruppo corale Anuna, ormai non più una novità.
Sembra banale a dirsi, ma ancora una volta Nintendo ha dimostrato di avere in casa una continua certezza sul lato JRPG, nonché una vera killer app.
4° - Resident Evil 4
Dopo aver scoperto ed esser andato in profondità nella conoscenza Resident Evil classici, quest'anno è toccato al quarto "famigerato" capitolo, meglio noto come artefice della rivoluzione strutturale della serie. Onestamente, l'idea di un cambiamento alla radice rispetto alla proposta classica mi turbava e mi aveva effettivamente un po' scoraggiato dall'idea di recuperarlo, una chiusura mentale che ha avuto vita breve una volta iniziata l'avventura di Leon in Spagna.
Pur continuando a preferire la formula classica fedele al survival horror, tocca ammettere l'ovvio: RE4 è uno di quei titoli che nel panorama videoludico "giganteggiano" con merito, in quanto ha apportato delle novità di non poco conto di cui hanno beneficiato un po' tutti i giochi a venire, come analogamente diversi anni prima fece Ocarina of Time rispetto agli action-adventure.
Ma non solo, tecnicamente è un gioco a dir poco clamoroso per la qualità delle animazioni e la cura riposta artisticamente ma soprattutto per la fluidità con cui continuamente si svolge l'azione. Incredibile concepire qualcosa di simile in quegli anni e in quella generazione di console.
Certo, il tutto è andato a scapito della cura di elementi più tipici come puzzle e level design al chiuso, però penso ci sia solo da portare rispetto a un titolo di questo calibro e riconoscere il grande lavoro di Capcom e Mikami.
3° - Project Zero II: Crimson Butterfly
Il primo gradino del podio lo occupa il secondo survival horror della serie di Tecmo, la storia delle sorelle Mio e Mayu nel cupo e deserto Lost Village, meglio noto come All God's Village.
Se il primo capitolo rappresenta un'icona, Crimson Butterfly lo ritengo senza dubbio uno dei maggiori capolavori che il genere possa offrire, direi persino un manuale dell'horror perfetto.
Completo sotto ogni punto di vista: l'agghiacciante atmosfera del villaggio, il level design delle esplorabili abitazioni, la lore contenuta nei documenti e nelle registrazioni, la presenza della terrificante Sae che tormenterà continuamente il viaggio della giovane Mio alla ricerca della amata sorella Mayu.
Probabilmente è anche uno degli horror più spinti in termini di ansia e paura trasmesse, ma allo stesso tempo è capace di lasciare emozioni completamente opposte, merito di una bellissima sequenza finale e dell'accompagnamento dell'altrettanto meravigliosa canzone "Chou" di Amano Tsukiko.
Veramente un survival horror magistrale, capolavoro d'altri tempi.
2° - Devil May Cry 3: Dante's Awakening
Primo posto accarezzato da quello che personalmente, malgrado ammettendo di non avere una così vasta esperienza col genere, a oggi considero il miglior hack 'n slash da me giocato.
Penso ci sia poco a aggiungere in merito a DMC3, è "molto semplicemente" la formula definitiva dopo un ottimo primo capitolo e un incommentabile secondo con poche idee davvero interessanti.
Un'esperienza indimenticabile con stage ben progettati e soprattutto battaglie tecniche, difficili e memorabili (impossibile non bagnarsi con Vergil vero Luca?) accompagnate da OST che fanno gasare a mille e un sistema di combo di eccezionale profondità.
Anche in questo caso, senza ombra del minimo dubbio, si parla di un capolavoro per la Capcom di allora, merito in particolare della direzione di Itsuno che ha saputo brillantemente rilanciare la serie.
Prima di rivelare il GOTY, alcune menzioni d'onore:
- The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom
Il primo escluso dai 12 migliori è incredibilmente l'ultima entry della mia serie preferita. Giusto per chiarire, Tears of the Kingdom preso a se è un giocone, un'esperienza comunque solidissima e senza macroscopiche lacune, con diversi spunti soprattutto narrativi che ho trovato molto buoni sia in relazione a BOTW (gli Zonai erano già uno dei misteri all'epoca, come dimostravano le rovine nella foresta di Firone) che alla lore della serie stessa. Sicuramente anche la caratterizzazione di Zelda merita un elogio, perfetta infatti la sua crescita dall'epoca della calamità.
Ciò che personalmente non mi è andato giù è stato non vedere una reale evoluzione rispetto a BOTW, con addirittura qualche passo indietro sul fronte dungeon, dove invece aspettavo fiducioso dei miglioramenti .
Sicuramente è stato fatto un lavoro fuori da ogni parametro con la fisica, palesemente resa più complessa rispetto a BOTW per rendere più stimolante l'esplorazione del cielo, ma allo stesso tempo non posso dire sia stata riposta la stessa cura nella caratterizzazione delle isole flottanti, che sì saranno numerose e garanzia di sacrari o puzzle, ma non mi hanno del tutto convinto.
Invece le profondità di Hyrule restano per me incomprensibili: pur avendo un certo fascino almeno nelle battute iniziali e anche un senso in rapporto a quest principale e sidequests, mi ha dato l'impressione di essere un'idea incompiuta, o che comunque non lega benissimo con gli altri livelli dell'overworld.
Insomma, TOTK mi crea dei conflitti interni non di poco conto per tanti motivi. Sicuramente è un gioco che merita e non devo essere certo io a dover suggerire a grandi director come Aonuma e Fujibayashi come svolgere il lavoro che fanno da più di vent'anni, ma personalmente ritengo innegabile che per la serie serva qualcosa di diverso e soprattutto un'esperienza che riesca a legare col passato sul fronte dungeon, una caratteristica di cui la serie poteva vantarsi che invece a oggi rischia seriamente di perdersi.
- Fire Emblem Engage
Forse l'unico titolo a cui devo delle "scuse", in quanto lo avevo sottovalutato più del necessario per via dello stile anime più spinto, rivelandosi invece un grandissimo capitolo e uno dei più difficili tra gli ultimi FE alla difficoltà massima.
Novità come quelle introdotte per il triangolo delle armi (riportato in auge con delle buone trovate che hanno aggiunto un ulteriore strato di complessità a livello strategico), così come l'introduzione di nuove classi e delle ottime mappe rendono Engage un capitolo meritevole di attenzioni.
- Luigi's Mansion 3
Un'interessante mix tra la struttura mansion-centrica del primo e la separazione in stage tematici del secondo, si potrebbe riassumere così la terza paurosa avventura dello stoico Luigi attraverso i 15 piani dell'Hotel Miramostri.
Geniale l'introduzione del Gommiluigi per creare puzzle più complessi e dare possibilità di una cooperativa locale, mentre sono contento del ritorno a boss ben caratterizzati (come nel primo capitolo) che si sposano bene con i temi di ogni piano dell'albergo.
- Signalis
Uno dei pochi indie a tema horror che riprendono l'impianto ludico dei classici Resident Evil, con una storia criptica ma dalle sfaccettature interessanti a livello psicologico e delle meccaniche di gioco veramente interessanti. Incredibile poi l'atmosfera che si respira durante l'esplorazione, dalle fasi più ansiogene a quelle più oniriche durante certe sezioni.
Un titolo meraviglioso, probabilmente non per tutti per via della sua complessità nella gestione delle risorse e nei combattimenti ma anche nella comprensione degli eventi narrati, tuttavia sicuramente meritevole di elogi.
- Furi
Altro titolo che avrebbe meritato i primi posti in top, ma in ogni caso si sta parlando di un giocone dallo stile unico e dall'elevato livello di sfida.
Strutturalmente è una semplice boss rush, ma all'interno di ogni battaglia c'è praticamente un gioco sempre diverso che richiede apprendimento e memoria muscolare, oltre a intelligenza quando si tratta di sfruttare quelle basilari meccaniche di combattimento.
Poi insomma, artstyle e OST sono semplicemente spettacolari (per scusarmi del mancato posto in top, più tardi spammerò Wisdom Rage e You're Mine a Luca ).
- The Missing: JJ Macfield and the Island of Memories
L'ultima menzione se la merita il gioco di Swery, semplicemente geniale quanto macabro nelle meccaniche di gioco, molto coraggioso e diretto nelle tematiche trattate, dalle atmosfere ansiogene che infittiscono il mistero dietro gli eventi dell'intero viaggio di JJ.
Sicuramente non si tratta di un gioco privo di magagne sul lato tecnico, ma senza dubbio ciò che si cela al suo interno è qualcosa di decisamente speciale.
1° - The Legend of Heroes: Trails in the Sky (FC & SC)
Il primo posto della mia top di quest'anno va con enorme merito a un titolo, più precisamente una dualogia che originariamente doveva essere un unico gioco, che mai mi sarei aspettato entrasse con tale prepotenza tra le mie preferenze, in termini di JRPG ma anche più in generale.
Trails in the Sky è letteralmente il titolo che, avendoci giocato casualmente a Febbraio senza considerarlo in nessuna classica roadmap di inizio anno, ha svoltato in positivo la mia annata e mi ha ricaricato di entusiasmo.
A stupirmi particolarmente è stata l'ambizione di Nihon Falcom nel creare un mondo così vasto geopoliticamente e complesso nelle tematiche, partendo dalla semplicità con cui inizia ed evolve il viaggio per Liberl nel First Chapter culminando negli eventi dell'epico Second.
Fatico tutt'ora a rendermi conto di come potessi aver ignorato per così tanto tempo una perla simile, matura sotto ogni aspetto sia ludico (uno dei migliori combat system a turni ad utilizzare una griglia e un sistema di level-up geniale) che di narrazione.
Ma la vera stella di Trails in the Sky, oltre al racconto, sono i suoi interpreti: protagonisti ed antagonisti, brillantemente scritti e caratterizzati, con una menzione speciale per la "ragazzina" che sta anche in primo piano nell'immagine della top.
Non esagero affermando che Estelle Bright sia di una delle migliori personalità mai viste in un JRPG (e oserei anche generalizzare), con una crescita continua che vede una semplice ragazzina partire per diventare Bracer nel FC e concludere come una donna matura e risoluta nel SC. Impossibile non entrarci in empatia per tutto ciò che subisce durante il suo viaggio e per come evolve e combatte per ciò che ama.
Ritengo non sia il caso di aggiungere molto altro, se non un consiglio di almeno considerare il recupero di questa dualogia andando oltre qualsiasi apparenza o pregiudizio, perché posso personalmente garantire meriti tantissimo.
E anche per quest'anno finisce qui la mia tradizionale visual novel di fine anno.
Ringrazio chiunque sia arrivato a leggere fin quaggiù e auguro a tutti un 2024 ricco di soddisfazioni sia videoludiche che non!
Midrex
Onestamente mi sego 👌🏻
Luca Strife
Davideeeeeeeeeewhwyataajwksjsjdhrurhdhdue ora vado a cagare e nel frattempo mi leggo tutta la top. Stay connect. Ti rispondo su TG.
Luca Strife
Letto tutto. Complimenti, sei riuscito ad allungare il mio Backlog.