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Mandragora: Whispers of the Witch Tree – Recensione

Mandragora: Whispers of the Witch Tree è il nuovo action RPG dark fantasy firmato Primal Game Studio che dopo anni di sviluppo e una lunga attesa, ci permette di immergerci nell'inquietante regno di Faelduum, un mondo al collasso. Fin dalle prime battute abbiamo percepito il peso della narrazione, scritta da Brian Mitsoda, e la storia ci ha assorbiti a tal punto di non riuscire a lasciare questo gioco fino alla fine. Ma andiamo con ordine, nella nostra recensione vi spiegheremo tutti i pregi e difetti di questa produzione, quindi continuate a leggere!



L'oscurità avvolge tutto, ma una luce brilla ancora



La trama ruota attorno a un Inquisitore, in realtà lui è l'unico superstite di un antico ordine che lottava contro le forze corrotte. Dopo aver posto fine alla sofferenza di una strega legata a un albero maledetto mentre era torturata dal Re Sacerdote della città, ci ritroviamo investiti di un potere misterioso che ci spinge a esplorare terre devastate e a fronteggiare creature mutate dall'Entropia.



Ogni regione di Faelduum racconta qualcosa: villaggi in rovina, castelli sospesi nel tempo, foreste infestate e tombe dimenticate. Tutto è permeato da una malinconia palpabile. Non si tratta solo di combattere, ma anche di ascoltare, osservare e prendere decisioni. L'intreccio narrativo si snoda in modo organico e, a seconda delle nostre azioni, porta a uno dei molteplici finali disponibili. Un invito costante a rigiocare e sperimentare nuovi percorsi narrativi.



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Combattimento e abilità, croce e delizia



Mandragora ci ha colpito per il suo gameplay raffinato e stratificato. La base è quella di un soulslike 2.5D con meccaniche da metroidvania: ci si muove in ambientazioni interconnesse, sbloccando abilità e scorciatoie, e affrontando nemici in combattimenti che premiano il tempismo e la pazienza. Anche se alcune volte ci sembrerà che i nemici ci attacchino con pattern già visti, una sorpresa ci attende dietro l'angolo, o giù da una scala.



Inizialmente potremo sceglierete tra sei classi diverse, ciascuna con un proprio stile: il Guerriero, la Mistica, l'Assassina, il Cultista, il Guardiano e l'Evocatore. Ognuna dispone di un proprio albero delle abilità e può essere personalizzata con tantissimi poteri attivi e passivi, permettendoci di modellare profondamente il nostro alter ego. Ad arricchire il tutto ci sono centinaia di equipaggiamenti, consumabili e materiali da combinare, in un crafting profondo ma non dispersivo.



I combattimenti sono brutali: sbagliare una schivata può significare la morte anche se i nemici più temibili, i boss, soffrono di alti e bassi. Alcuni sono veri e propri enigmi da decifrare, non lasciano spazio all'improvvisazione. La sensazione di conquista dopo uno scontro vinto è gratificante e, come nei migliori soulslike, ogni vittoria è sudata. Altri invece sono più semplici e anche senza una tattica dedicata potremo uscirne vincitori.



Alcune zone si aprono solo dopo aver acquisito specifiche abilità, altre richiedono attenzione ai dettagli o il ritorno in un momento preciso. Abbiamo speso ore a cercare percorsi alternativi, scrigni nascosti, documenti che approfondiscono la lore. Tutto concorre a costruire un mondo stratificato e coerente, dove nulla è lasciato al caso.



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Il mondo in rovina è malinconico e affascinante



Un aspetto che sicuramente ha rafforzato l'aspetto positivo della nostra esperienza è lo stile visivo: Mandragora adotta una grafica 2.5D con fondali dipinti a mano, ispirati all'arte gotica e rinascimentale. Ogni zona è un quadro oscuro, un viaggio nei chiaroscuri della fantasia. I dettagli sono tanti: statue crepate, ragnatele che ondeggiano, sangue secco sulle pareti. Ogni ambiente è carico di personalità e contribuisce a costruire un mondo credibile.



La colonna sonora è un altro elemento che ci ha accompagnati con forza. Composta da Christos Antoniou e registrata con la Philharmonic Orchestra di Praga, è un misto di archi, voci eteree e percussioni minacciose. I brani seguono l'azione, sottolineano i colpi, intensificano la tensione. Anche il comparto audio generale, effetti ambientali, urla dei nemici, sussurri magici, è ben calibrato e immersivo e rende al meglio con le cuffie 3D o un buon impianto surround.



Tuttavia, Mandragora non è privo di difetti. Abbiamo notato sporadici rallentamenti durante i caricamenti di nuove aree o nelle fasi concitate dei combattimenti. Alcuni attacchi nemici ci sono sembrati un po' troppo imprevedibili, soprattutto contro i boss più aggressivi. Inoltre, il sistema di progressione richiede impegno e dedizione, cosa che potrebbe scoraggiare chi cerca un'esperienza più immediata. L'intelligenza artificiale dei nemici, seppur solida nella maggior parte dei casi, a volte presenta comportamenti incoerenti, come aggro gestiti male o pattern troppo ripetitivi in certe sezioni.



Trofeisticamente parlando: un'epopea da non sottovalutare



Anche se Mandragora contiene finali multipli per ottenere il Platino sarà sufficiente completare il gioco una volta. Però altre richieste andranno a richiedere parecchio del vostro tempo. Ad esempio dovrete esplorare l'intera mappa, trovare e distruggere tutte le spaccature entropiche e anche collezionare tutte le armi del gioco. Insomma è richiesta un'esplorazione approfondita, che dovrà essere certosina e poi potrete fregiarvi di aver conquistato tutti i trofei presenti nell'elenco e così sbloccare un meritato nuovo Platino! Un piccolo consiglio, state attenti ai gatti, spariscono velocemente…




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28 aprile alle 17:00