L'importanza del suono – Speciale
La tecnologia è arrivata in pochissimi anni a raggiungere traguardi difficili da superare. Narrative e trame mature, complesse, intricate e studiate fanno da sfondo a gameplay mozzafiato e ricchi di attenzioni e a comparti grafici spacca mascella, ricchi di dettagli – necessari o meno – che aiutano il giocatore a immedesimarsi in tale universo e trasformare il media videoludico in qualcosa di più vicino alla realtà, alla stregua del cinema.
Perché il mondo del gaming e lo sviluppo dei videogiochi si sono evoluti; questo comporta sicuramente più costi da ambo le parti, consumatori e sviluppatori. Ma è una conseguenza inevitabile sin dalla nascita della prima PlayStation, dov'è avvenuto l'inizio dell'evoluzione dei videogiochi per come li conosciamo oggi, quantomeno sotto l'aspetto prettamente estetico.
L'emozione del suono
I videogame hanno subito una forte e rapida evoluzione in tutti gli aspetti, eppure ce n'è uno che pare stia subendo una involuzione: il comparto sonoro. La musica e gli effetti sonori nei videogiochi sono i “retroscena”, un elemento mai visibile e a cui si presta, oggi, generalmente molta meno attenzione rispetto al comparto grafico, al gameplay o alla storia di una produzione. Spesso trattato come un ramo secondario, un ambito di gioco non necessario, il comparto sonoro invece agisce nelle retrovie e dà una quarta dimensione a qualsiasi cosa di legato all'intrattenimento.
Perché la musica, inconsciamente, rafforza l'esperienza emozionale e dà un valore aggiunto invisibile, ma palpabile ai videogiochi. Un valore che col tempo sembra essersi affievolito e trattato come un aspetto irrilevante anche in molte delle produzioni first party di PlayStation Studios.
La colonna invisibile dei videogiochi
Scrivo questo editoriale con le original soundtrack di Chrono Trigger in sottofondo (questa qui in particolare), che inevitabilmente mi riportano indietro nel tempo a quando mischiavo le tecniche di Crono, Frog e Marle e mi godevo quelle cutscene con lo stile inconfondibile di Akira Toriyama. E pensando al maestro Toriyama, è impossibile non riportare alla mente quelle soundtrack rilassanti dei villaggi in Dragon Quest VIII: L'Odissea del Re Maledetto.
Ma al tempo stesso, penso a quanto fosse stato diverso e decisamente meno impattante un Castlevania: Symphony of the Night senza la sua iconica Castle Corridor o la musica della Clock Tower. A quanto Final Fantasy VII forse avrebbe trasmesso meno carattere se non avesse avuto quella battle theme, o a quanto intensa e descrittiva fosse la main theme dei primi God of War, o ancora a quanto semplici, ma azzeccate ed emozionanti fossero le tracce di Gustavo Santaolalla per The Last of Us.
Torno poi più indietro e penso a Super Mario e l'iconica traccia del primo livello, poi di nuovo viaggio avanti nel tempo e la mia mente e il mio cuore vanno su Kingdom Hearts con le divine composizioni di Yoko Shimomura (a cui dovrebbero dedicare un monumento). Penso a quel mix perfetto di frustrazione, rabbia e tristezza che la soundtrack di battaglia contro Xion in 358/2 Days è capace di riversare al giocatore. E poi penso a quel capolavoro di Shadow of the Colossus, che deve la sua grandezza e maestosità quasi esclusivamente all'audio. Il senso di pericolo costante alternato all'avvicinarsi al compimento di un'impresa epica sono sensazioni impossibili da tradurre visivamente.
Avventura, divertimento, passione e rabbia si scatenano insieme
Saltiamo da musiche iconiche che richiamano istantaneamente a un particolare videogioco ad altre che invece fanno esplodere sensazioni, che richiamano emozioni provate in un determinato momento di un titolo nel giro di pochi istanti, ed è questo il potere della musica nei videogiochi.
Ma quello musicale è solo un ramo di tutto il comparto; gli effetti sonori appartengono alla stessa famiglia e non sono mai meno importanti. Oggi siamo di fronte a una certa banalizzazione di questo comparto; gli effetti sonori utilizzati anche nelle produzioni più costose sono spesso dei sample pescati dagli stock su internet, il più delle volte generici e senza carattere, che raramente si sognano di osare quel po' in più e di dare un tocco di pazzia all'insieme.
Perché un briciolo di pazzia e creatività sono tutto ciò che serve per rendere iconico un gioco: suoni come la trottola di Crash Bandicoot o il richiamo di Aku Aku richiedono follia, i click dei Clicker in The Last of Us vogliono l'ingegno e la genialità, mentre l'allerta in Metal Gear Solid è diventato uno dei suoni più iconici della storia del videogioco con una ricetta ancora aliena.
Un potere mastodontico che non ci interessa
Alcuni titoli moderni hanno reinventato il comparto BGM con le musiche dinamiche, capaci di adattarsi al momento e al gameplay, come fanno un Red Dead Redemption o The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Eppure l'ago della bilancia punta verso la grafica. I motivi di questa tendenza sono da ricercarsi in budget di sviluppo ridotti per la composizione di musica originale, che a loro volta derivano da una soglia dell'attenzione dei giocatori sull'audio molto più bassa di quanto non fosse in passato. In favore della spettacolarità visiva, stiamo pian piano rischiando di perdere un elemento invisibile, ma fondamentale del gaming.
Non è un articolo scritto per fare polemiche o giusto per agitare il pugno al vento, ma nasce da una riflessione avvenuta all'annuncio di un concerto targato PlayStation con The Last of Us, God of War, Ghost of Tsushima e Horizon a fare da protagonisti; e per quanto siano tutte grandi produzioni, solo Naughty Dog la vedo (neanche del tutto) impegnata a dare spazio ai compositori e ai sound designer. La giusta musica può trasmettere il giusto mood e completare l'avventura; può trasmettere rabbia, gioia, senso di avventura e perfino tristezza: è uno strumento così potente da trasportarci con le emozioni più di quanto possa mai fare il comparto grafico.
Questo editoriale è un invito agli sviluppatori a valorizzare la musica come parte integrante dell'esperienza e non come effetto secondario. Ma è soprattutto un invito ai giocatori a prestare più attenzione alle musiche, a giocare, vedere e ascoltare un videogioco, così da poterlo sentire in tutte le sue dimensioni. Così da comprendere l'importanza del suono.
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