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Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven Heroes – Recensione

Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven Heroes rinasce come un classico modernizzato di Square Enix, brillando di nuova luce dopo anni dalla sua uscita. Questo gioco, tra i più emblematici della serie SaGa, è ora disponibile su PlayStation 5 con grafica avanzata e funzioni aggiuntive. Dando ai giocatori la chance di immergersi nuovamente in un'avventura leggendaria che ha fatto la storia.



Il titolo negli anni



Lanciato originariamente nel 1993, il gioco si distingueva già allora per un'esperienza complessa e stratificata, arricchita da meccaniche innovative e una gestione originale della discendenza che si sviluppava su un ampio arco temporale. Con una trama non lineare, una vasta varietà di sistemi di combattimento e una nuova versione rimasterizzata che offre interfacce e funzionalità migliorate, il gioco ha molti elementi che attraggono sia i fan di lunga data sia i nuovi giocatori. Romancing SaGa 2 si distingue per il suo sistema di successione. La storia si apre con un imperatore in lotta contro i “Sette Eroi”, un tempo guardiani del regno ora trasformati in tiranni crudeli. Ogni qualvolta che l'imperatore viene sconfitto, il regno è ereditato da un nuovo sovrano, che conserva alcune delle competenze, abilità e risorse accumulate dai predecessori.



Questa dinamica conferisce al gioco un senso di progressione che va oltre il singolo personaggio, invitando il giocatore a pianificare a lungo termine e ad adattarsi ai cambiamenti temporali, che possono spaziare da pochi anni a decenni. Nonostante ciò, la meccanica non è esente da critiche. Alcuni giocatori potrebbero sentirsi frustrati dai frequenti cambi di personaggi e dalla mancanza di un legame emotivo con i protagonisti, che talvolta vengono sostituiti troppo rapidamente. Inoltre, i salti temporali improvvisi tra una generazione e l'altra possono interrompere bruscamente il progresso nelle missioni secondarie e nelle relazioni con i personaggi non giocanti. Questo causa la perdita di alleati o premi importanti. Tuttavia, è proprio questa caratteristica a conferire alla serie un fascino unico e una notevole rigiocabilità attraverso le generazioni.



Per farvi un esempio, in un'occasione ho trascurato la missione di incontrare il sovrano di un'altra città e il salto temporale è avvenuto. Questo ha portato al fallimento della missione originaria e ha innescato una guerra civile, generando una missione differente. È probabile che esista una sequenza ideale per finire il gioco. Ma trovo che giocare senza sapere sia eccitante: così facendo si ha la sensazione che ogni decisione influenzi il destino del regno e plasmi la propria dinastia di imperatori e imperatrici.



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Il combat system e le abilità



Il sistema di combattimento, strutturato a turni, si distingue per la sua interfaccia chiara e intuitiva; simile a quella di Octopath Traveler, che consente ai giocatori di monitorare l'ordine di attacco e anticipare le mosse del nemico. I personaggi possono brandire due armi e sfruttare un'ampia varietà di abilità e incantesimi per lanciare attacchi combinati e formulare strategie articolate. Il sistema di “formazione” inoltre, arricchisce ulteriormente il gameplay, permettendo di applicare buff e debuff e di assegnare attributi speciali al gruppo, modificabili in tempo reale per rispondere alle variegate sfide che emergono durante l'avventura e le battaglie.



Per quanto riguarda le abilità invece, si apprendono attraverso il sistema “Glimmer”, che permette ai personaggi di sbloccare nuove tecniche durante la battaglia. Con una certa probabilità che varia a seconda del tipo e della difficoltà dello scontro. La natura aleatoria del sistema Glimmer richiede strategia e pazienza, dato che le abilità emergono in maniera imprevedibile, aggiungendo anche quel tocco di eccitazione che non fa mai male. Nel remake però, è stata introdotta una novità: un'utilissima icona a forma di lampadina che segnala le abilità con potenziali nuove tecniche da imparare.



Questo sistema evita inoltre di “rompere” il gioco, che al contrario, incrementa progressivamente la difficoltà, rendendo persino uno scontro apparentemente semplice, potenzialmente mortale. Infatti, come anticipato, Romancing SaGa 2 include il permadeath per i personaggi, incluso il re regnante.



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Missioni e Inventario



Romancing SaGa 2 non ha un vero e proprio overworld, ma ha un gran numero di luoghi tra i più vari: villaggi, prati, grotte, castelli, sotterranei, montagne innevate, fogne. C'è tutto, e la struttura aperta e flessibile della narrazione offre al giocatore un'ampia libertà di esplorazione, dandogli la possibilità di decidere autonomamente il momento e il modo di affrontare le varie missioni. I neofiti della serie però potrebbero trovarsi disorientati dalla mancanza di una guida precisa nel gioco. Che lascia inoltre molte informazioni cruciali solo implicitamente intuibili o comunque mai del tutto esplicitate. Questo approccio non lineare e l'assenza di indicazioni dettagliate sono tratti distintivi della serie, ma possono confondere chi è più abituato a narrazioni lineari e direttive.



È importante sottolineare anche una gestione dell'inventario molto ristretta: ciascun personaggio può trasportare soltanto due oggetti consumabili. Ciò previene l'uso eccessivo di oggetti curativi. Inoltre, sebbene i punti vita si rigenerino automaticamente dopo ogni battaglia, i punti magia non si ricaricano da soli. A meno che non si utilizzino rari punti magici o si spendano ingenti somme per gli scarsi oggetti magici disponibili. Queste limitazioni impediscono l'abuso di cure e vi obbligano a valutare con attenzione ogni azione: quando attaccare, quando difendervi, quando impiegare le abilità e via dicendo. Utilizzare tutti i punti magia può rendere un personaggio spesso inefficace.



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Uno sguardo al comparto artistico



Graficamente, Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven Heroes sfoggia uno stile 3D moderno con un piccolo tocco retrò. Arricchito da miglioramenti nelle animazioni e nella definizione. Il design delle ambientazioni è accurato e rimane fedele all'originale del 1993, rispettando l'estetica dei classici JRPG con scenari vari e ricchi di dettagli che creano un'atmosfera coinvolgente. Ogni elemento, dai menù alle animazioni fino all'UI, è stato rifinito in maniera che Square raramente riserva a questa serie. La colonna sonora, opera di Kenji Ito, rappresenta un altro punto di forza. Specialmente in questa edizione che offre l'opzione tra l'arrangiamento classico e quello nuovo. La musica cattura l'essenza epica dell'avventura, impreziosendo il gioco con brani indimenticabili che intensificano l'impatto emotivo e fanno onore all'atmosfera nostalgica del titolo.



Dopo le sperimentazioni audaci di “Scarlet Grace” e l'acclamato “Emerald Beyond”, il ritorno alle radici potrebbe rivelarsi una mossa astuta. Per appagare i fan storici e al contempo attirare nuovi giocatori che non hanno ancora esplorato questo titolo, che è il caso di dirlo, fa parte di una delle serie più sottostimate di Square.



La strada verso il Platino



La collezione di trofei di Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven Heroes comprende un totale di 43 coppe, ripartite in ben 32 di bronzo, 7 d'argento, 3 coppe d'oro e il prestigioso Platino. Riguardo l'ambita coppa blu possiamo dire che il viaggio non sarà cortissimo, ci vorranno circa 45/50 ore per raggiungere l'obiettivo finale. Vi possiamo anticipare inoltre che ci vorranno due run, perchè un trofeo d'oro vi richiederà di completare il gioco senza l'imperatore finale. Questo trofeo si può fare in NG+ con meno difficoltà, ma per i giocatori più calcolatori e strategici si può anche ottenere in prima run, stando però attenti a quanti dei “Sette Eroi” affrontare e in quale ordine, per non far avvenire l'ultimo salto temporale. Il resto delle coppe invece è abbastanza semplice, richiede solo di giocare, finire la trama e innescare i diversi eventi di alcuni personaggi. A questo punto… DING! Platino!




L'articolo Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven Heroes – Recensione proviene da PlayStationBit 5.0.

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martedì alle 16:00

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