The Messenger – Recensione
Il grande successo riscosso da Sea of Stars (disponibile dal day one per gli abbonati al Plus Extra) ha acceso le luci della ribalta su Sabotage Studio. In pochi sanno però che il team canadese aveva già pubblicato grazie alla collaborazione con Devolver Digital un altro inno ai videogiochi retrò nel 2018 che per molti è stato un riferimento di genere. Sebbene in notevole ritardo, riteniamo doveroso spendere delle parole su questo prodotto e lasciare la nostra impronta su The Messenger.
Prendi la pergamena e vai!
Le premesse narrative con cui si apre la nostra avventura sono molto dirette. Interpretiamo un ninja che si sta allenando nel suo villaggio insieme a un clan di combattenti. L'allenamento viene bruscamente interrotto dall'attacco di un enorme demone che stermina il clan e si prepara a sferrare il colpo di grazia sul protagonista. All'improvviso si avvera la profezia che l'anziano saggio ha più volte citato riguardante l'Eroe dell'Ovest. Un misterioso guerriero in sella a una bestia alata interviene, scaccia i demoni e consegna una pergamena magica al protagonista, che diviene dunque “il Messaggero”. Il suo compito sarà quello di portare la pergamena in cima a un monte innevato dove vivono tre profeti così da salvare il mondo dall'invasione demoniaca.
Insomma, veniamo immediatamente gettati nella mischia senza troppe spiegazioni. Un enigmatico mercante con indosso una tonaca blu ci accompagnerà per tutto il viaggio offrendoci upgrade essenziali. Inoltre, ci fornirà informazioni vitali per la comprensione del mondo di gioco, denotando una conoscenza ampia delle varie vicende. Se questo può sembrare un pellegrinaggio solenne per la realizzazione di un'impresa eroica, ben presto capiremo la direzione intrapresa da The Messenger.
Le linee di dialogo assumono spesso un tono ironico e sfondano frequentemente la quarta parete con sagacia. Ogni personaggio in scena interpreta il proprio ruolo senza mai prendersi realmente sul serio, come fosse in una recita imposta che neanche lui apprezza. Ciò non toglie che, quando necessario, la narrazione sappia raccontare eventi oscuri e drammatici, pur sempre con questa verve scherzosa che contraddistingue l'opera e che deride gli stereotipi dei videogiochi di genere.
Fino al raggiungimento della sopracitata vetta innevata, la trama faticherà ad accendersi e sembrerà tutto piuttosto lineare. Raggiunta la cima, verranno introdotti numerosi fattori alla narrazione che aumenteranno gradualmente l'intensità del racconto, giungendo alle fasi finali di enorme drammaticità. Una trama che per buona parte dell'avventura sarà marginale ma che, quando decide di entrare in primo piano, lo fa con forza. Complessivamente un racconto intrigante che giustifica ogni componente di gameplay ed estetico-sonora. Una rarità di questi tempi.
Posso saltare quante volte voglio?
The Messenger propone un gameplay di chiaro stampo classico. L'avventura del ninja si sviluppa rigorosamente in due dimensioni, in quello che a prima vista appare essere un action a scorrimento. La mossa principale del protagonista (e caratterizzante dell'opera) è la capacità di effettuare un ulteriore salto immediatamente dopo aver sferrato un attacco contro qualcosa o qualcuno. Infinite volte.
Questa capacità di concatenare salti e attacchi sarà la chiave per la risoluzione di alcune battaglie, sezioni o enigmi ambientali e richiede una buona manualità tecnica sul controller. Il livello difficoltà generale di The Messenger non è alto (anche se la modalità NG+ darà del filo da torcere a molti), ma alcune sezioni richiedono di padroneggiare questa peculiare meccanica. La curva di difficoltà è graduale ma poco ripida, accompagnando anche il videogiocatore meno propenso al miglioramento con dolcezza.
Non è presente né la schivata né il parry, pertanto dovremo saper sfruttare gli spazi sullo schermo per evitare troppi danni. La distribuzione permissiva dei checkpoint rende di facile digestione qualsiasi game over. Man mano che progrediremo con la storia, il mercante ci offrirà dei nuovi gadget che amplieranno notevolmente le possibilità di movimento a nostra disposizione e che renderanno il gameplay molto più dinamico e appagante.
Potremo planare, utilizzare rampini, shuriken o arrampicarci su pareti verticali. Ci sono metodi più coreografici e altri più spartani per superare gli ostacoli, spetta al videogiocatore se strizzare al massimo ciò che The Messenger ha da offrire oppure no. Dal punto di vista tecnico, il titolo di Sabotage Studio è impeccabile. Non ci siamo imbattuti né in bug grafici né in input lag. Comandi perfettamente responsivi e precisi che sono indispensabili per prodotti di questo tipo, ma non per questo scontati.
Perché ho questo cappello?
La vera svolta, tuttavia, avverrà quando acquisiremo il potere di viaggiare nel tempo, così da vivere lo stesso mondo di gioco in due epoche differenti. Le aree si riempiranno di portali che ci permetteranno di passare da un'epoca all'altra e aprire sentieri e possibilità prima inaccessibili, aprendo alla possibilità del backtracking libero. Questa meccanica, perfettamente implementata in gioco, è la rivoluzione che trasforma The Messenger da un action-platformer lineare qualunque (anche se ben fatto), a un metroidvania giustificato da un espediente narrativo e un esempio di ottimizzazione di meccaniche. Ben diversificate fra di loro le boss fight, le quali tendono a valorizzare l'ultimo gadget acquisito nell'area di riferimento, sebbene si tratti probabilmente della componente più debole dell'intera opera.
Due epoche nello stile
Il level design di The Messenger non è particolarmente ispirato, ma spicca per funzionalità. Come di consueto si alterneranno i livelli nelle foreste, sott'acqua, nei vulcani, nelle paludi e nelle catacombe. L'implementazione del backtracking è visibilmente percepibile ma ben congegnata. Le varie aree sono ottimamente collegate fra di loro ed esplorare il mondo di gioco sarà intuitivo e appagante. Scovare tutti i segreti e raccogliere i collezionabili è divertente ma non dispersivo. La comoda mappa che avremo a disposizione ci aiuta a capire indicativamente dove cercare, mentre per trovare il modo dovremo ingegnarci noi stessi, chiedendo magari supporto agli NPC incontrati durante l'avventura. Convincente il character design, dai personaggi principali ai boss. Ogni personaggio ha una sua caratterizzazione estetica, che spesso ne riflette quella caratteriale.
Dicevamo della svolta in-game dei viaggi nel tempo, che porta con sé una rivoluzione anche dal punto di vista stilistico. Per la prima metà dell'opera The Messenger si presenta come un titolo in simil-8bit sia graficamente che nelle musiche. Una grafica ben realizzata nelle sfumature che soprattutto nelle animazioni, a volte volutamente esagerate negli “scatti” proprio per richiamare le opere del passato. Notevole anche la colonna sonora, con jingle riconoscibili in alcune sezioni (come il game over) e tracce piacevoli di media lunghezza che si collegano bene all'area di gioco e creano la giusta atmosfera.
Quando potremo cambiare epoca, oltre a variare il level design (perché vedendo la stessa area di gioco in un'altra epoca potrebbe, ad esempio, essere cresciuto un albero o essersi erosa una roccia), rimarremo sorpresi dal cambiamento stilistico. Difatti, passeremo a un simil-16bit molto più acceso nei colori, maggiormente dettagliato e con animazioni più fluide. Stesso destino tocca alla colonna sonora, che ripropone le stesse identiche tracce ma in formato audio potenziato, e quindi con sonorità più complesse. In sostanza, passare da un'epoca all'altra è sì un espediente in gioco per fornire varietà, ma anche un modo per far viaggiare nel tempo il videogiocatore stesso a cui sembrerà di andare avanti e indietro di 10 anni ogni volta che il ninja attraversa il portale.
Dall'Ovest con furore
In sostanza, The Messenger è un prodotto di nicchia ma non per questo non apprezzato (basti pensare che fu il quarto titolo più votato dal PlayStation Blog per i GOTY 2019 nella categoria indie). Chi ha avuto modo di approcciarsi al titolo d'esordio di Sabotage Studio ne è rimasto folgorato e lo reputa, a giuste ragioni, un riferimento assoluto del genere metroidvania degli ultimi vent'anni.
Un titolo che omaggia il passato ma che sa essere all'avanguardia in alcune trovate geniali. Un viaggio ricco di divertimento che offre una dozzina di ore leggere come una piuma ma assolutamente mai vuote. Un gioco che nasconde meno segreti di altri esponenti del genere ma che li dissemina con astuzia e contestualizzazione narrativa. Non è presente la localizzazione italiana, ma lo riteniamo essere un pregio poiché, con la traduzione, si sarebbero persi troppi giochi di parole e battute che rendono alcune linee di dialogo memorabili.
Trofeisticamente parlando: la corona demoniaca
La lista trofei di The Messenger è decisamente corposa, con ben 43 trofei totali di cui 29 di bronzo, 9 d'argento, 4 d'oro e l'immancabile Platino. Mettere le mani sulla coppa blu non è impresa ardua ma vi richiederà di esplorare al 100% le aree di gioco e di scovare tutti i collezionabili. Attenzione ai trofei mancabili legati alle linee di dialogo con il mercante in alcune sezioni di gioco e al superamento di un'area segreta senza l'ausilio di un particolare potere.
L'articolo The Messenger – Recensione proviene da PlayStationBit 5.0.
sbrutagaz
Un gioco interessante.