Ginger the Tooth Fairy – Recensione Speedrun
Plug In Digital e Brainium Studios ci propongono un viaggio educativo con Ginger the Tooth Fairy, titolo oggetto della nostra recensione Speedrun. Un platform studiato per qualsiasi tipologia di giocare che si propone come nobile obiettivo quello di far divertire insegnando. Lo scopo sarà stato raggiunto?
Metti il dentino sotto il cuscino
Una delle figure più utilizzate dai genitori è quella della fatina dei denti. Mettere i propri dentini caduti sotto il cuscino infatti li farebbe trasformare in denaro sonante: una ricompensa per un momento di dolore. Ma cosa succederebbe se la fatina dovesse trovarsi nell'impossibilità di raggiungere i bambini?
Questo è esattamente l'incipit di Ginger the Tooth Fairy, opera in cui la fatina si vede rubare il dente del potere dal fratello malvagio e dal suo boss, Kavity. Senza questo potente amuleto, la nostra eroina non può più usare le porte magiche per adempiere al suo compito. Guidati da una sorta di pipistrello, saremo chiamati a recuperare il dente del potere, sconfiggendo vari nemici e riottenendo pieni poteri.
Nonostante questo interessante preambolo e la promessa di un platform educativo, Ginger the Tooth Fairy si limita al minimo sindacale quando si parla di narrazione. Il resto è improntato a suggerire una corretta igiene orale con alcuni messaggi nel menu di pausa (localizzati in italiano) e tramite raccolta di collezionabili. Lo scopo principale è recuperare grossi denti con una faccia disegnata sopra, ma lungo il percorso troveremo anche spazzolini e dentifrici. Il tutto con una formula platform incredibilmente classica.
Il gameplay di Ginger the Tooth Fairy
Se avete giocato un qualsiasi Sonic o Super Mario, non troverete differenze in Ginger the Tooth Fairy, se non a livello qualitativo. Il titolo di Brainium Studios si presenta come un gioco bidimensionale con un discreto sviluppo in orizzontale e verticale. Le aree sono circoscritte, ma dovremo visitare varie zone utilizzando delle porte. Di tanto in tanto potremo trovare come detto i grossi denti che fungono da chiavi per accedere a nuove aree. Non mancheranno nemmeno i boss da sconfiggere, per quanto questi non rappresentino una grande minaccia per i giocatori più navigati. Questo anche perché il titolo è pensato per i giovani giocatori.
L'hub principale è strutturato come un grosso castello, in cui avremo porte che chiedono un numero sempre maggiore di denti per essere aperta. Il tutto ricorda vagamente la formula utilizzata da Super Mario 64, con le dovute proporzioni. Ginger the Tooth Fairy non è un gioco che mostra particolari problemi tecnici, ma è sicuramente limitato. Le ambientazioni sono colorate ma sterili, così come il design generale di mostri e ostacoli. Lo stesso personaggio non è particolarmente esaltante, tanto che ci dimenticheremo rapidamente di essere una fatina dei denti.
Nonostante questo, chi cerca un'esperienza platform all'acqua di rose riuscirà sicuramente a passare qualche ora in compagnia della nostra fata. Tutti coloro che cercano invece un'esperienza più profonda, pur rinunciando alla componente “educativa”, potranno facilmente guardare altrove. Nemmeno la colonna sonora riesce a regalare particolari emozioni, con motivetti orecchiabili ma tutt'altro che memorabili. Unica nota positiva la presenza di aree segrete divertenti da scoprire: purtroppo un po' poco per passare alla storia.
Il Platino di Ginger the Tooth Fairy
Nonostante una longevità tutt'altro che risicata, basterà davvero poco per portarsi a casa il Platino di Ginger the Tooth Fairy. Quello che dovrete fare sarà completare al 100% il primo stage ed esplorare parzialmente il secondo: completate queste richieste, che vi porteranno via circa un'ora, potrete aggiungere una nuova coppa blu in bacheca.
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