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Fly Me to the Moon – Le due facce della Luna: La Recensione

Scarlett Johansson e Channing Tatum in un simpatico film ambientato nel 1969 e che si prende gioco del limite sottile tra realtà e finzione (e forse anche un po' del pubblico).



TRAMA



È la fine degli anni '60, la tensione tra USA e URSS non è mai stata più alta e la corsa all'avanguardia tecnologica e alla conquista dello spazio sembrano essere l'unico modo per decretare il vincitore. Cole è un grande ex pilota della NASA e direttore del lancio dell'Apollo 13 sulla Luna. Mentre lotta contro le mille complicazioni del caso, si trova tra i piedi la bella Kelly Jones, un'esperta della pubblicità (e della truffa) ingaggiata dal governo per donare speranza (e fondi) al progetto.



RECENSIONE



È incredibile che nel 2024 ci siano ancora persone così complottiste e paranoiche da credere che l'allunaggio non sia stato altro che una messa in scena americana per vincere contro la Russia…o forse no? Nel dubbio, Greg Berlanti le prende in giro con un lungometraggio divertente, nel quale troviamo due attori protagonisti notevoli (e se sulla Johansson non avevamo troppi dubbi, Tatum sorprende positivamente), ma dalle note talvolta leggermente pedanti. È vero, il film si prende poco sul serio, ma anche molto sul serio. È una storia che potrebbe far nascere nello spettatore il dubbio, una storia credibile, soprattutto osservata dal punto di vista del periodo storico che stiamo vivendo ora. Sarebbe stato pertanto interessante trovare un film che, in modo più serio o meno serio, confondesse le acque in cui navigano gli spettatori; la cultura americana, invece, sembra sempre volersi scagionare a tutti i costi. E in questo caso, a costo della raffinatezza del film.



È tutto condito da citazionismo, frecciatine e ammiccamenti al grande pubblico. Berlanti sembra farsi portavoce degli Stati Uniti e voler rivendicare il loro ruolo nell'avanzamento tecnologico dell'umanità, attraverso battute che non hanno altro scopo se non quello di evidenziare l'assurdità delle teorie complottiste e insinuazioni oltraggiose, che probabilmente offendono ormai da troppo tempo l'ego americano. La storia si camuffa sommessamente da fonte attendibile, in modo da offrire una fotografia eroica senza dichiararlo troppo palesemente, fino a raggiungere un finale che non c'era bisogno di rendere così indiscutibile.



Il risultato però è tutto sommato credibile, i personaggi pure…l'amore tra i protagonisti meno. Niente più che una romance telefonata e non necessaria che ha il sapore di contentino.



Il ritmo è dinamico e il passato dei personaggi talvolta rischia quasi di commuovere, ma chi tiene a galla la scialuppa è più che altro il personaggio di Kelly: la parte più riuscita del film sono le tecniche di vendita della pubblicista (donna, per giunta!) più astuta d'America.



Nell'insieme, il film sembra avere uno scarso potere attrattivo: gli unici interessati potrebbero essere i curiosi non convinti della versione ufficiale del ‘69, o gli illusi, che sperano in una storia romantica che, di fatto, trasmetterà poca passione.



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10 luglio alle 19:40