Shines Over: The Damned – Recensione Speedrun
Ci sono molti giochi brevi in giro. Alcuni veramente corti, ma ricchi di qualità, altri altrettanto corti ma che almeno garantiscono una indolore coppa di Platino. Poi c'è Shines Over: The Damned, che gioca un campionato a parte rispetto ad ogni cosa. Durata, bruttezza, gameplay sciapo e, addirittura, l'assenza dell'agognata coppa amata dai cacciatori di trofei. Ma cosa succede di così eclatante in questo titolo? Cos'ha spinto Firenut Games a pubblicare una cosa simile? Sono tanti i misteri dell'universo e con questa recensione, forse, qualche risposta arriverà.
Succedono cose
Dalle poche informazioni che si possono reperire all'inizio del gioco, il protagonista farà la conoscenza di una donna che segue uno stile di vita alternativo al punto tale da vivere in un'altra dimensione. Da questo momento, il giocatore dovrà muoversi a piedi in diverse ambientazioni, come una cava, un villaggio, una sorta di dimensione a metà tra inferno e purgatorio e via dicendo.
Non ci saranno collezionabili in Shines Over: The Damned, nessuna nota che approfondisca il mondo di gioco, nessun dialogo, cutscene o qualsiasi cosa che possa dare del contesto. Non ci sono motivazioni per procedere nell'avventura, risolvere enigmi e puzzle ambientali, solo il vuoto cosmico di un titolo che, molto probabilmente, è una tech demo di un progetto ben più grande finito chissà dove nello spazio e nel tempo.
Niente ha senso
Dopo aver superato il menù principale, il giocatore potrà finalmente iniziare a controllare l'anonimo protagonista sprovvisto oltre che del nome anche di voce, numero identificativo, missione o qualsiasi cosa che lo renda viva e che serva a stabilire una connessione con il pubblico. Nelle cinque mappe di gioco disponibili, per avanzare, il giocatore dovrà affrontare degli enigmi ambientali, che saltuariamente, faranno sincronizzare il giocatore con l'immagine della donna di cui non si hanno informazioni. Il perché di queste sincronizzazioni non sarà spiegato.
Tra un salto e l'altro su delle piattaforme sospese in cui il più delle volte cadrete nel vuoto, un labirinto in cui dovrete seguire una scia luminosa, l'aggressione da parte di anime oscure che non hanno motivo di odiarvi e poco altro, ma veramente poco, terminerete il gioco. Fine. Non c'è veramente altro. Il gioco terminerà e potrete ricominciare o meno. Ma anche se durante la partita uscirete nel menù principale il gioco terminerà. Non c'è nient'altro da fare in Shines Over: The Damned, che finirà in circa mezz'ora, contando anche la disinstallazione dalla PlayStation 5.
Niente Platino in Shines Over: The Damned
Eccoci nella sezione più amata dai cacciatori di trofei, che probabilmente non impazziranno nel sapere che il titolo non offre un velocissimo Platino. L'elenco dei trofei, invece, se si è amanti del 100%, si potrà completare in circa mezz'ora e comprenderà coppe relative all'avanzamento della storia e altre che richiederanno azioni specifiche, come non essere colpiti dalle falci nel quarto livello. DING!
L'articolo Shines Over: The Damned – Recensione Speedrun proviene da PlayStationBit 5.0.
MaverickTheWolf
Che schifezza, tutto fumo e niente arrosto!! 😅🤣🤣
sbrutagaz
Sembrerebbe un gioco da evitare.