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Arzette: The Jewel of Faramore – Recensione Speedrun

Preparatevi a un vero e proprio tuffo nel passato con la recensione Speedrun di Arzette: The Jewel of Faramore. Il team di Seedy Eye Software prova a trasformare il ferro in oro, sfruttando doti non comuni da alchimisti digitali. Saranno riusciti in questa impresa? Per scoprirlo, continuate a leggere.



Dalle stalle alle stelle



Facile creare remastered o seguiti di grandi successi. Opere come The Last of Us: Parte 2 Remastered ci dimostrano che i capolavori si possono ancora migliorare ma che, a prescindere, restano titoli memorabili. Ma cosa succede quando si prova a far proseguire una saga reputata da tutti terribile? La risposta ce la dà Seedy Eye Software, che con il suo Arzette: The Jewel of Faramore prova a dare un futuro a prodotti non esattamente di qualità.



Il gioco nasce infatti dai cosiddetti “Zelda brutti”, ossia Link: The Faces of Evil e Zelda: The Wand of Gamelon, le cui sequenze animate sono considerate talmente brutte da essere diventate iconiche. Dai titoli sviluppati per CD-i (fallimentare e semi-sconosciuta console Philips) rapidamente scomparsi, nasce l'idea di Arzette: The Jewel of Faramore, sviluppato in collaborazione con Limited Run Games. La base è quella di hack'n'slash bidimensionale, in cui controlleremo la principessa Arzette che si lancerà in una tumultuosa missione.



Il Duca Nodelki di Amelog è riuscito infatti a liberare il signore dei demoni, Daimur, dal libro in cui era imprigionato. A bloccarlo era il titolare Gioiello di Faramore, che proprio la principessa Arzette verrà inviata a ricostruire, recuperandone i frammenti. Per farlo, sarà chiamata ed esplorare il reame e riattivare i Fari Sacri, recuperando così delle candele che possono fermare l'oscura magia di Daimur. Una storia quindi che richiama elementi classici dei fantasy e che ha permesso agli sviluppatori di spaziare tra vari ambienti, proponendo un gameplay classico ma comunque sufficientemente dinamico.



A fare da contorno al tutto, troviamo i filmati che strizzano l'occhio a quelli dei già citati Zelda mal riusciti. Sequenze animate composte da disegni in stile He-Man, con effetti talmente brutti da fare il giro e diventare belli. Un vero e proprio manifesto a ciò che in passato venne addirittura pubblicato, che diventa quasi iconico e strappa più di un sorriso ai nostalgici, magari talmente (s)fortunati da aver avuto in casa uno scintillante CD-i.



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Il gameplay di Arzette: The Jewel of Faramore



Il grande carattere di Arzette: The Jewel of Faramore non si concretizza però in scelte di gameplay altrettanto coraggiose. Di fatto, i giocatori si trovano di fronte a un classico platform hack'n'slash, in cui esplorare ambientazioni sviluppate in orizzontale e in verticale per trovare il faro nascosto. La spada di Arzette consente di sbarazzarsi dei nemici, tutti comunque abbastanza inermi e con pattern predefiniti d'attacco. Anche le piattaforme non rappresentano una grande sfida, se non per una certa legnosità di fondo dei comandi.



La realizzazione tecnica è comunque piacevole, con una grafica che richiama i videogiochi degli anni Novanta e che offre sprite simpatici ad animare le schermate, molto colorate e ricche di elementi. Certo, si tratta comunque di un gioco che riporta alla mente prodotti di 30 anni fa e che esattamente questo vuole fare. Non c'è un elemento del gioco che non si ispiri al passato, segno di un grande impegno da parte di Seedy Eye Software. Lo stesso dicasi per la scelta di riprendere gli stessi elementi di gameplay, scegliendo però di ripulirli e renderli meno grezzi e spigolosi.



Interessante anche la scelta di spingere il giocatore a rigiocare aree già completate, per ottenere un equipaggiamento migliore e magari scoprire zone prima inesplorate. Si tratta di un espediente semplice ma efficace per aumentare la longevità, portandola a circa 5-6 ore. Il backtracking non è mai frustrante o tedioso, il che rende l'avventura di Arzette piacevole dall'inizio alla fine. Il tutto è inoltre condito dal già citato stile scanzonato e dai video volutamente trash, che rendono l'intero titolo molto leggero.



Ben strutturata anche la colonna sonora, che regala tracce non certo memorabili ma comunque piacevoli da ascoltare mentre si visitano i vari mondi del regno di Faramore. Tutte le scelte quindi sembrano azzeccate, volte a confezionare un pacchetto adatto sia ai giocatori nostalgici, sia ai curiosi che non hanno mai sentito parlare del CD-i ma vogliono scoprire uno stile talmente brutto da diventare iconico. Una scelta coraggiosa, che a nostro avviso paga.



Il Platino di Arzette: The Jewel of Faramore



Se siete appassionati di hack'n'slash, probabilmente ottenere il Platino di Arzette: The Jewel of Faramore sarà un'impresa alla vostra portata. Nella lista trovano spazio sia coppe legate alla storia, sia richieste di miscellanea e legate al completamento del gioco con particolari “limitazioni” (come non ottenere armi o potenziamenti per la salute). Bisognerà anche completare il gioco al 100% e terminarlo alla massima difficoltà. Tutte imprese che potrete completare con un paio di run in una decina di ore: sarete all'altezza della sfida del malvagio Daimur?




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22 marzo alle 17:10

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