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Pacific Drive – Recensione

Salite a bordo della station wagon di Ironwood Studios e viaggiate con noi per la recensione di Pacific Drive. Il survival pubblicato su PlayStation da Kepler Interactive si pone traguardi ambiziosi, basati su meccaniche che vogliono stupire il giocatore. Pronti a compiere questa traversata?



Quello che conta è il viaggio



L'etichetta che i vari store digitali hanno assegnato a Pacific Drive è “gioco survival di guida in prima persona”. Partiamo da questa definizione per iniziare la nostra recensione, che rischierebbe altrimenti di divagare fin da subito in riflessioni più profonde. Il titolo di Ironwood Studios mette su schermo esattamente quello che viene spoilerato dalla sua descrizione.



Siamo degli studiosi che, loro malgrado, si trovano confinati in quella che viene chiamata Zona di esclusione olimpica, o più semplicemente “La Zona”. Ci troviamo negli Stati Uniti, in un presente distopico in cui un'anomalia misteriosa crea scompiglio senza apparente motivo. Risucchiati all'interno di uno squarcio, la nostra missione sarà banalmente quella di trovare una via di fuga. Per farlo, dovremo addentrarci nella zona sfruttando l'aiuto dei locali.



Non dovremo però muoverci con il supporto delle nostre sole gambe, come in un The Last of Us qualsiasi. Il fido compagno del nostro viaggio della speranza sarà niente meno che una sgangherata station wagon, di quelle che si vedono nei film americani degli anni Novanta. Un veicolo di fortuna, sì, ma anche il nostro unico alleato tangibile in un mondo ostile. Nella Zona infatti saremo soli, supportati da voci ma in balia degli eventi. Potremo fare affidamento su di noi, sulla nostra auto e su una pratica officina, che farà da base.



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Il gameplay di Pacific Drive



Dopo una breve introduzione, accompagnata da una narrazione che si rivela sin da subito complessa da seguire, ci troveremo nella struttura che fa da punto sicuro del gioco, la sopra citata officina. Seguire la storia è perlopiù un'impresa: i testi posti nella parte alta dello schermo e i dialoghi in uno slang difficile da comprendere, entrambi in lingua inglese, sono poco pratici.



Non che gli scambi di battute siano fondamentali, ma capire cosa ci accade intorno sarebbe stato indubbiamente piacevole. Più semplice metabolizzare invece le dinamiche che regolano Pacific Drive, per quanto i tutorial risultino eccessivamente ridotti e poco chiari. Di base, il giocatore si trova a esplorare vari punti d'interesse della Zona, raccogliendo risorse per tenere in forze il veicolo.



Più riusciremo a migliorare la station wagon, più potremo spingerci in profondità. Il meccanismo rischio-guadagno regola l'intera esperienza: aree più pericolose conterranno oggetti succulenti, ma sarà anche più facile andare incontro a morte certa. Non che si possa poi parlare esattamente di morte, all'interno di Pacific Drive.



Nel caso in cui ci ritrovassimo impossibilitati a tornare sui nostri passi, verremo semplicemente trasportati di nuovo all'officina. La nostra auto sarà in condizioni rivedibili e avremo perso l'eventuale bottino recuperato. Un meccanismo tipico dei roguelite, che ben si adatta anche alla formula ideata dai ragazzi di Ironwood Studios.




Un aiutante a quattro ruote



La parte più affascinate di Pacific Drive è sicuramente la gestione della nostra station wagon. Il veicolo che ci troveremo inizialmente tra le mani ha tutt'altro che la solidità di un mezzo pronto a ogni evenienza. Parti tenute assieme alla bell'e meglio, carrozzeria arrugginita e qualche elemento mancante: non esattamente un'auto nuova di concessionaria.



Qui entrano in gioco le meccaniche di crafting: le risorse recuperate potranno essere investite per creare nuovi elementi sul banco di lavoro dell'officina. Potremo ottenere parti esplorando, saccheggiando altri veicoli abbandonati e simili. Oltre a riparare l'auto, sarà possibile creare diverse migliorie, per rendere meno traumatici i viaggi. L'unica pecca in questa dinamica è l'eccessivo costo di alcune modifiche, che rende il farming delle risorse spesso troppo prolisso.



Questo rende inevitabilmente ripida la curva di difficoltà, tanto che molti giocatori potrebbero decidere di abbandonare l'impresa ben prima della sua conclusione. Pacific Drive peraltro, complice anche la sua natura di roguelite, è tutt'altro che breve da portare a termine. Le ore ipotizzate per il completamento della storia sono circa 20, ma per vedere tutto ne serviranno almeno il doppio.



Il problema di fondo è che, al netto delle nuove sfide e della tensione che la Zona riesce a mettere, mancano veri elementi di minaccia. Le radiazioni, la corsa alla macchina, la fuga a rotta di collo: tutto molto bello, ma alla lunga anche ripetitivo.



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Il comparto tecnico di Pacific Drive



A livello di realizzazione, Pacific Drive non è purtroppo esente da critiche. La grafica è piacevole, ma a volte un po' confusionaria, soprattutto durante le sessioni notturne. Davvero bello l'interno della station wagon, pieno di luci e di elementi, ma qualcosa in più si poteva fare. Lo stesso dicasi per un frame rate tutt'altro che stabile, che scende fino a 30fps nei momenti più concitati.



Nulla da dire invece sulla colonna sonora, che include un numero ridotto di tracce radiofoniche, ma di grandissima qualità. Abbiamo già accennato invece ai problemi di doppiaggio, accompagnati da testi non esattamente facili da leggere, peraltro esclusivamente in inglese. Se non siete pratici della lingua, avventurarvi nella Zona potrebbe essere più complicato del previsto.



Incredibilmente piacevole invece la componente “manuale” di Pacific Drive. Ogni azione richiederà l'intervento del giocatore: dall'attivazione dei tergicristalli all'applicazione dello stucco. Questo restituirà una sensazione di grande interazione, senza contare che alcuni “errori” come scordarsi di inserire la marcia prima di partire aumenteranno la tensione. Una scelta davvero azzeccata da parte del team, che crea un mondo tangibile e sempre tra le mani dei viaggiatori.



Buona infine la rigiocabilità: detto della lunghezza generale della campagna, la sfida offerta da Pacific Drive si presta sicuramente a una seconda run, per scoprire qualche segreto in più o tentare un approccio diverso rispetto al primo. Di contro, chi cerca solo un'esperienza narrativa potrebbe decidere di non rimettersi in viaggio con così tanta leggerezza.



Il Platino di Pacific Drive



La corposa lista trofei di Pacific Drive include la bellezza di 50 trofei. Tra questi, raccogliere 600 log è probabilmente la richiesta più lunga da evadere, ma sono presenti anche coppe per il potenziamento del veicolo e delle strutture. Tra le sfide ce ne sono anche varie di miscellanea (con peraltro tanti simpatici riferimenti): un Platino quindi non impossibile, ma non esattamente rapido da sbloccare.




L'articolo Pacific Drive – Recensione proviene da PlayStationBit 5.0.

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24 febbraio alle 17:00

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