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Alisa – Recensione

Quando si sceglie di sviluppare un nuovo videogioco horror, si sa, si deve affrontare la risonanza mediatica e il continuo paragone con le vecchie glorie del passato. Resident Evil, Silent Hill, Alone in the Dark, Fear Effect e tanti altri, sono diventati così tanto importanti per la cultura videoludica e gli sviluppatori stessi che è praticamente impossibile non prenderli come riferimento.



Alisa, di Casper Croes, lo fa, rendendo un enorme omaggio a questi titoli e creando un'opera dal giusto retrogusto nostalgico, seguendo il famoso detto “se non li puoi sconfiggere, unisciti a loro”. Proprio come Tormented Souls, uno sviluppatore indipendente, sfruttando anche Kickstarter, dimostra al pubblico quanto possano ancora funzionare gli stilemi dei titoli horror per la prima PlayStation e lo fa nel migliore dei modi. Allacciate le cinture e lanciamoci tutti insieme in questa nuova recensione!



Benvenuti alla Casa delle Bambole



Dopo il furto di alcuni importanti progetti, la polizia francese è chiamata a risolvere il caso inseguendo quello che sembra essere il ladro a tutti gli effetti. La pista seguita dai gendarmi porterà Alisa, una degli agenti, in un paese abbandonato di campagna. Durante le indagini, il ladro viene scoperto e dopo un lungo inseguimento, l'agente verrà rapita da delle mostruosità meccaniche sbucate dal terreno.



Al risveglio, vestita come la Alice del romanzo di Lewis Carroll, Alisa si ritroverà in una strana magione di epoca vittoriana, apparentemente disabitata. Il primo incontro dei giocatori con le entità che vivono il posto sarà un totale omaggio al primo zombie incontrato in Resident Evil, con una sequenza cinematografica che ricrea fedelmente la scena. Arma in mano, l'agente si libererà della creatura, una sorta di bambola meccanica umanoide.



Dopo aver fatto la conoscenza del mercante Pol, una bambola di pezza nascosta nei muri del posto, inizierà così il tentativo di fuga di Alisa, intrappolata, insieme alle bambole killer, in questa spettrale magione. Oltre ai filmati di gioco, i giocatori potranno scoprire cos'è accaduto nel passato della casa leggendo le varie note sparse per il posto. Da tenere in considerazione, però, la presenza della sola lingua inglese.



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Un gameplay che profuma di nostalgia



Se dalle prime scene è impossibile non pensare ai cari horror del passato, pad alla mano la situazione diventa ancora più chiara. Proprio come Tormented Souls qualche anno fa, lo sviluppatore Casper Croes cerca di far capire ai videogiocatori che tutte le dicerie secondo la quale i comandi tank e la telecamera fissa non funzionerebbero oggi sono infondate e senza senso. Alisa si gioca una meraviglia e l'abitudine ai comandi arriverà in pochissimo tempo.



Come già detto, il titolo presenterà i classici comandi tank, con il giocatore che si muoverà in avanti secondo la direzione in cui guarda la protagonista utilizzando la levetta in alto e virerà muovendo nelle rispettive l'analogico. La corsa è invece legata alla pressione di un tasto in contemporanea all'analogico e gli attacchi potranno essere impostati sia sulla mira automatica che quella a mano, estraendo l'arma e facendo fuoco, come nel più classico dei Resident Evil.



Superati i comandi, il giocatore sarà chiamato ad esplorare la magione, divisa ovviamente in diverse sezioni, popolate o meno da nemici. L'esplorazione sarà più o meno libera fin dall'inizio, con aree delimitate da enigmi e puzzle da risolvere per il proseguimento. Non ci saranno vere e proprie indicazioni, e questo purtroppo renderà l'esperienza un po' frustrante, ma i misteri e i segreti svelati non faranno altro che rendere ancora più importante il senso di esplorare.



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Che belli gli spigoli



Chiaramente, oltre ad un gameplay “passato”, Alisa presenterà anche una direzione artistica di altri tempi. Proprio come giocare ad un vecchio titolo su tubo catodico, il gioco sarà in 16:9, presentando i canonici bordi neri. Poi si dà il via ad un trionfo di pixel e spigoli, che farebbero impallidire la più definita esperienza videoludica moderna.



Paesaggi nascosti da nebbia che “serve a coprire i caricamenti”, texture poco definite, musiche e audio graffianti ma che fanno raggelare il sangue. Se si è giocatori avanzati e amanti dell'orrore, sarete trasportati all'istante nell'epoca in cui si giocava con gli zii e i cuginetti più grandi, magari nascondendosi dietro un cuscino per la paura. Se siete giovani avventurieri, lasciatevi assolutamente catturare dalle fantastiche atmosfere retrò di Alisa.



Ad unirsi, di nuovo, al tributo, il gioco presenterà anche diversi finali e un NG+ di tutto rispetto, aumentando così il valore della scoperta e dell'esplorazione e rendendo altamente rigiocabile l'esperienza, magari tentando anche diversi approcci.



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Alisa e il suo trofeo di Platino



Proprio come un videogioco della prima PlayStation, la durata di Alisa non sarà estrema, ma raggiungere il trofeo di Platino richiederà diverse run, nonché alcuni slot di salvataggio “puri” per raggiungere i diversi finali. Questi slot dovranno essere utilizzati per delle run senza acquistare modifiche per le armi, altre partite, invece, serviranno per non uccidere nessuna bambola della magione. Ad aggiungere ulteriore pepe all'elenco dei trofei ci sarà la coppa relativa alla speedrun che chiederà ai cacciatori di terminare il gioco in meno di due ore. Trovare tutte le armi, le note del gioco, i vestiti e sbloccare i vari trofei di miscellanea, vi porterà a sbloccare l'agognata coppa di Platino. DING!




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6 febbraio alle 17:00

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