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Reverie: Sweet As Edition – Recensione

Abbiamo fatto un salto nel passato per realizzare la recensione di Reverie: Sweet As Edition. Il titolo, già pubblicato da Rainbite nel lontano 2018, sbarca anche su PlayStation in un'edizione che non porta con sé enormi modifiche ma che non per questo non è degna di essere considerata dagli appassionati. Avventuratevi con noi in un RPG di stampo classico, ma in grado di regalare grandi emozioni.



La tua principessa è in un altro gioco



The Legend of Zelda. Bastano queste quattro parole in inglese per scatenare l'immaginazione dei giocatori di vecchia data. A Link to the Past è il gioco che probabilmente ha segnato un'era, creando un nuovo standard per il genere dei giochi di ruolo. Reverie può definirsi senza problemi un tributo a questo capolavoro, date le numerose somiglianze con il titolo Nintendo.



La storia ci mette nei panni di Tal, un ragazzo che esplorerà una non meglio precisata isola della Nuova Zelanda. Lo scopo è interagire con gli spiriti di tre fratelli e raccoglierne la forza, per fermare una minaccia che minaccia di distruggere la quiete della zona. Tutto è molto semplice, spinto però da una ventata di simpatia e da qualche piccolo colpo di scena.



Il mondo a 16-bit, proposto con una visuale top down e con una divisione in macro aree esplorabili, restituisce subito la sensazione di essere seduti davanti al mitico Super Nintendo. Tutto sprizza anni Ottanta da ogni poro, dagli sprite dei nemici alla struttura di gioco. Come detto, non si tratta assolutamente di un elemento negativo, quanto piuttosto di una doverosa constatazione.



Reverie non fa niente per celare la sua natura, dimostrando anche di avere preso in prestito alcune delle idee che hanno reso celebri sia giochi storici come Zelda che prodotti più recenti quali The Sword of Ditto.



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Old school



Se pensate alla struttura classica di un RPG vecchia scuola, avrete anche delineato il gameplay di Reverie. Sei dungeon di difficoltà crescente, ognuno con un boss da abbattere dopo aver recuperato la chiave per la sua stanza. In ogni covo, un oggetto speciale che aumenterà le capacità del protagonista. Il titolo di Rainbite, nel suo essere basilare, è realizzato con grande cura.



L'attacco principale è deputato a una mazza da baseball, mentre a un tasto secondario possono essere assegnati oggetti come uno yo-yo, una pistola nerf e simili. Tutto è ben strutturato e contestualizzato, tanto che ogni strumento ha davvero il suo perché. Lo stesso dicasi per ambientazioni e dungeon dallo stile leggero e sospinti da una grafica coloratissima.



Tutto è ben calibrato, così come un livello di difficoltà mai troppo tarato verso l'alto. Reverie si rivela infatti un'avventura di una decina di ore perfetta per chi cerca un'esperienza rilassata, senza rinunciare a qualche momento “turbolento”. Alcuni boss, per quanto permissivi, si sono rivelati decisamente interessanti da combattere.



Ottima anche la colonna sonora, che vanta pezzi decisamente adatti allo stile generale e che fanno di Reverie un prodotto che non passerà agli annali per innovazione ma che sicuramente riuscirà a farsi apprezzare tanto dai nostalgici quanto dai curiosi.



Il Platino di Reverie: Sweet As Edition



Abituati come siamo a prodotti dal prezzo contenuto che regalano il Platino a chi vuole allargare la propria bacheca, Reverie è una mosca bianca. Per ottenere la tanto desiderata coppa blu sarà infatti necessario terminare la campagna, recuperare i collezionabili e completare anche un dungeon segreto. Nulla d'impossibile, ma si tratta comunque di richieste che poteranno via un discreto numero di ore.




L'articolo Reverie: Sweet As Edition – Recensione proviene da PlayStationBit 5.0.

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20 luglio 2023 alle 17:10