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Oaken – Recensione

Lo sviluppatore indipendente polacco Laki Studios ci ha permesso di realizzare in anteprima la recensione di Oaken. In un mondo fatato, il team ha mischiato sapientemente combattimenti a turni e raccolta di carte per realizzare un roguelike decisamente particolare. Se siete curiosi, lanciatevi in quest'avventura con noi.



Alberi e semi



Leggere nella nostra prefazione la parola “roguelike” potrebbe aver scatenato reazioni differenti. Da chi ormai non sopporta più questo abusatissimo genere ai giocatori che invece non riescono a smettere di esplorare dungeon, siano essi quelli cupi di The Binding of Isaac oppure quelli mitologici di Hades.



Vogliamo però rassicurare tutti coloro che rientrano nella prima categoria, perché Oaken non di presenta come il classico gioco punitivo in cui ogni morte risulta un dramma. O meglio, può essere così, ma non necessariamente. Andiamo con ordine però, parlandovi di una trama inizialmente molto nebulosa ma che andrà via via dipanandosi nel corso del gioco.



Il ruolo del protagonista è condiviso dai due personaggi in copertina, ossia Lady e Kidu. Due eroi totalmente diversi, il cui dualismo non sarà immediatamente gestibile. Superato un rapido tutorial che spiega le basi del gioco, infatti, scopriremo di poter giocare solo nei panni di Lady, una sorta di floreale germoglio senziente. Il suo scopo è quello di esplorare il mondo di Oaken, che si estende tra i rami della Grande Quercia.



Il Canto della Quercia, che placa gli spiriti che dimorano a Oaken, si è infatti fermato di colpo, generando caos tra le creature. Lady e Kidu dovranno scendere fino al cuore della Grande Quercia per guarirla (o forse distruggerla). Pur non mettendo in campo nessuna idea innovativa o colpi di scena assurdi, il gioco riesce a raccontare una storia intrigante e mai pesante da digerire, complice anche dialoghi brevi e lineari.



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Il gameplay di Oaken



Ma cosa bisogna fare esattamente in Oaken? La risposta può essere fornita abbastanza rapidamente, ma cela tantissimi risvolti tattici. Il titolo di Laki Studios è infatti come detto un roguelike tattico a turni: nei capitoli della campagna bisognerà affrontare una serie di dungeon di difficoltà crescente, generati proceduralmente, sconfiggendo nemici e completando sfide specifiche.



Una volta scelto un percorso si entra negli schemi di combattimento, che si presentano come delle scacchiere esagonali di dimensioni e forme variabili, in cui schierare e spostare Lady e i suoi alleati per soddisfare i requisiti illustrati a inizio livello. Questi potrebbero essere l'eliminazione di tutti i nemici, la protezione di un bersaglio oppure altre richieste più particolari.



La gestione delle azioni avviene mediante l'utilizzo di punti che si ricaricano all'inizio di ogni turno e che permetteranno al giocatore di muoversi, attaccare, attivare poteri speciali ed evocare alleati a darci manforte. Queste ultime due possibilità sono legate all'utilizzo di carte che compongono il nostro deck e che, con un costo più o meno alto in base all'efficacia, possono ribaltare le sorti degli incontri. La mano è ridotta a sole quattro carte, dunque bisognerà fare grande attenzione a cosa si giocherà.



La gestione del mazzo viene effettuata con un semplice sistema di deckbuilding da un apposito menu, grazie al quale è possibile modificare le carte e potenziarle sfruttando le risorse raccolte durante l'avventura. Un buon mix, quindi, che a dispetto delle apparenze non disdegna momenti riflessivi. Sbagliare un paio di mosse sarà tollerato, ma agire alla cieca costerà la vita e obbligherà (come in ogni roguelike che si rispetti) a ricominciare la discesa da zero.




Le radici del male



Di primo impatto, Oaken potrebbe apparire come un gioco di ruolo tattico compatto e limitato, niente a che vedere con prodotti più complessi come Warhammer o Aliens: Dark Descent. Non fatevi però ingannare, perché il titolo di Laki Studios vanta una grandissima profondità, che ricorda quella di un corposo gioco da tavolo.



Ogni pedina può infatti muoversi di un solo spazio per turno e dovrà essere orientata in una delle sei direzioni. Gli attacchi frontali saranno oggetto di contrattacco, mentre quelli alle spalle no. Inoltre il campo di battaglia sarà sempre costellato di modificatori (positivi e negativi) da monitorare per evitare problemi o massimizzare i danni. Evocare creature a raffica e focalizzarsi sull'attacco, a lungo andare, sarà una tattica decisamente deleteria.



Oaken però non è solo tessere e combattimenti. Come detto la componente deckbuilding gioca un ruolo fondamentale, sia per migliorarsi che per decidere una precisa tattica. Preferite puntare sui danni, oppure terrete in considerazione anche gli incantesimi di cura? Tutto sta allo stile che sceglierete di adottare, anche sulla base delle carte che otterrete durante l'avventura.



Interessante anche la scelta del team d'inserire eventi testuali con opzioni multiple, in stile libro game. Non sarà la profondità di Lupo Solitario, ma prendere decisioni tra un combattimento e l'altro si rivela comunque un piacevole stacco per la mente. Decisamente saggio anche l'inserimento di due livelli di difficoltà, per giocare rilassati oppure in un vero e proprio roguelike, duro e punitivo.



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Il comparto tecnico di Oaken



L'elemento che fin da subito risulta più evidente e caratteristico in Oaken è probabilmente il suo stile, che per certi versi ricorda opere come Hallowed Knight e Greak: Memories of Azul. Il team si è focalizzato sulla realizzazione di un mondo mistico, in cui dimorano spiriti con ispirazioni celtiche e tribali. Questa linea artistica appare da subito chiara e pertinente con le tematiche raccontate, in una grande abbondanza di tonalità del viola e dell'azzurro.



Il design dei personaggi e dei nemici è decisamente di qualità, così come delle varie animazioni durante le battaglie. Da sottolineare però che durante gli scontri la grafica è a volte confusionaria, complice la presenza di troppi effetti e caratteri a volte eccessivamente ridotti. Niente comunque che possa danneggiare l'esperienza di gioco, grazie anche a pratici indicatori laterali che permettono di recuperare informazioni più dettagliate.



Molto piacevole anche la colonna sonora, in linea con lo stile generale di Oaken e in grado di scandire al meglio i vari momenti. Ovviamente, trattandosi di un roguelike, a lungo andare subentrerà una certa ripetitività ritmica, ma niente di preoccupante o fastidioso.



Proprio in riferimento alla tipologia di gioco, doveroso parlare di una longevità pressoché infinita. Al netto della possibilità di giocare con soli due personaggi, sarà possibile infatti scegliere vari “spiriti guida” e montare i mazzi in una grande quantità di modi. Inoltre la generazione procedurale dei livelli consente di affrontare discese sempre diverse tra loro, riducendo in parte la ripetitività.



Il Platino di Oaken



Ad attendere gli appassionati di roguelike ci sono gli addirittura 55 trofei di Oaken. La lista include (ovviamente) uno scintillante Platino, ottenibile giocando anche alla difficoltà più bassa. Non pensiate però che sbloccarlo sarà una passeggiata di salute, perché questa lista è costellata di richieste di miscellanea. Per alcune basterà un minimo di attenzione, altre invece saranno più situazionali e legate al tipo di personaggio che costruirete. Una sfida per tutti gli esperti di roguelike e non solo: proverete a conquistare questo Platino?




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18 luglio 2023 alle 17:00