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Live a Live – Recensione

Riproporre un gioco con qualche anno (se non decennio) sulle spalle è un'operazione preziosa nella misura in cui, per esempio, colma certe lacune dei più giovani, oppure quelle di mezzo mondo di videogiocatori. Questo ultimo è proprio il caso di Live a Live, lanciato nel 1994 dall'allora SquareSoft per SNES all'interno dei soli confini giapponesi, costringendo gli appassionati occidentali ad attendere poco meno di trenta anni per aggiungere un pezzo di storia dei GDR alle loro conoscenze.



L'attuale Square Enix ha infatti deciso di ripescare dalla sua immensa soffitta di proprietà intellettuali un JRPG, togliergli giusto quei chili di polvere derivanti dagli oltre due decenni trascorsi grazie a un remake in HD-2D e di proporlo anche al mercato occidentale. Ebbene, pensare che dalla stessa azienda stia per arrivare Final Fantasy XVI (con tutte le modifiche del caso sul genere di appartenenza), potrebbe lasciare ipotizzare che il titolo del 1994 appartenga a un'era geologica passata; il tempo è trascorso, eppure alcune trovate ora nella trama, ora nello spirito, lo rendono un gioiello imperdibile per gli amanti del genere.



Un gioco, tante storie diverse



Immaginate di sedervi a un falò vicino a Takashi Tokita (director anche di Chrono Trigger e di Parasite Eve), un cantastorie d'eccezione insomma, desideroso di raccontarvi una storia. Una? Macché, otto, più o meno brevi trame, diverse tra loro tanto nei personaggi quanto nella collocazione temporale (non negli elementi del gameplay). Non un'avventura classica su cui spendere centinaia di ore, bensì una raccolta originale di sette trame affrontabili nell'ordine che si preferisce, più un'ottava come una sorta di bonus, che confluiscono in un Delta di finali multipli.



Dalla preistoria in cui un cavernicolo impegnato dapprima a procacciarsi della carne e poi a salvare il suo villaggio, passando per il futuro prossimo, per il Giappone feudale, il Far West e non solo. La scrittura è mediamente discreta, ma il fronte narrativo viene risollevato ora da un insieme di stratagemmi per creare del coinvolgimento tra il giocatore e i protagonisti, caratterizzatu da uno stile distintivo diverso di volta in volta. Lasciarsi andare a un paragone con Octopath Traveler non è affatto sbagliato, ma le storie di Live a Live risultano più solide e compatte in virtù della loro divisione netta, oltre a rappresentare un guizzo originale, soprattutto se contestualizzato al tempo del lancio.



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Otto sfumature di gameplay



La varietà d'immaginario offerta da Live a Live crea un bilancio positivo a fronte di un set di meccaniche comuni a tutte le storie. I combattimenti si svolgono a turni su un'arena divisa in una griglia, arricchendosi in questo modo di un fattore tattico non trascurabile in nessuno scontro. Di avatar in avatar è possibile sfruttare infatti degli attacchi singoli o altri ad area, o ancora alcuni a lunga gittata o altri che creano dei malus alle caselle (veleno, danni da fuoco e altro). Si tratta di uno schema abbastanza elementare, tale da concederne otto varianti diverse.



Il quadrante di scontro può infatti essere la zona antistante un saloon, oppure un ring da combattimento, o persino l'interno di un fiumiciattolo dove albergano delle carpe giganti. Chi è avvezzo ai JRPG contemporanei o tradizionali potrebbe trovare straniante sulle prime Live a Live: missioni secondarie, grinding, esplorazione sono fattori quasi del tutto assenti. La scelta di comporre otto brevi storie (la più lunga è di circa due ore) impone un ritmo serrato e l'esigenza di tenere il giocatore incollato allo schermo, affinché faccia una scorpacciata di tutte quante o almeno decida di tornare ancora e ancora. Soprattutto per tale motivo, il gioco di Square Enix è adatto ai novizi del genere di appartenenza, vuoi anche perché i protagonisti tornano al massimo dei punti vita tra una battaglia e l'altra, facilitando la progressione della partita.




Più HD-2D per tutti



Square Enix ha inaugurato (e brevettato) la tecnica dell'HD-2D anni fa e non possiamo che sperare in un suo utilizzo duraturo nel tempo. I remake così concepiti si ammantano di un colpo d'occhio a tratti sfumato, come se si venisse immersi in un sogno interattivo. La linearità del level design non consente di ammirare dei paesaggi sublimi come quelli di Octopath Traveler II, o dei campi di battaglia ricchi di dettagli come in Triangle Strategy, tuttavia Live a Live risplende di nuova linfa. La pixel art diventa più profonda, più viva, coadiuvata da un eccellente uso delle luci.



Non tutte le storie riescono a coinvolgere allo stesso modo, sebbene la localizzazione in lingua italiana – e un ottimo doppiaggio – restituisca un quadro di grande carattere, utilizzando un registro spesso sfrontato e schietto, ma in maniera anche divertente. Square Enix è generalmente una garanzia in fatto di colonne sonore e Live a Live non fa eccezione: le musiche di Yoko Shimomura (Kingdom Hearts e tanti altri), ora riarrangiate, diventeranno dei perfetti accompagnamenti sonori alle tante storie tutte da vivere.



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Trofeisticamente parlando: per platinatori novizi di JRPG



Anche nei trofei, Live a Live non rispecchia il modus operandi dei JRPG odierni, i quali richiedono in media ai cacciatori di trofei un impegno non trascurabile di tempo. La lista completa consta di 36 trofei di bronzo, 8 d'argento, 3 d'oro e il tanto desiderato Platino, per un totale di 48 obiettivi divisi tra le varie storie. Vi basterà dare una scorsa all'elenco e giocare in modo sereno di capitolo in capitolo per assicurarvi una nuova preda per la propria bacheca.




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12 maggio 2023 alle 17:00

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