Apotheon - Recensione
Epica videoludica
Il concetto di arte, è un concetto alquanto sottovalutato. Praticamente ogni qual volta si parli di design, di pittura, scultura o architettura, si nomina sempre l'arte e così facendo si attribuisce particolare importanza a ciò che di importante in fondo non contiene proprio nulla. Tutto quello che ci passa sotto gli occhi, tutto ciò che di disarmonicamente estroso o ridondante ci viene propinato come capolavoro artistico, come nuovo standard da registrare in un qualsivoglia ambito, non è altro che mero soggettivismo. Il tentativo di stupire, è soggettivo. Il tentativo di esaltare, è soggettivo. Il tentativo di intrattenere è quasi sempre una messa in opera della nostra soggettività. Come nell'arte, anche nel mondo videoludico si studia la massa, viene reso statistico ciò che piace, ed in base alla percentuale di apprezzamento si tende a presentare prodotti sempre della stessa fattura, fino a che il trend di gusti non tornerà a virare su altro. L'arte perciò, la creatività geniale, perde senso e si spoglia di significato, ovunque ormai. L'oggettività di un'opera, quel fattore che matematicamente riproduce sempre la stessa impressione nei confronti di chi la osserva, quella scientificità di significato, non viene più seguita, non viene più colta, lasciando spazio ad un tentennamento di interpretazioni, di giudizi accidentali e per niente formulati con giusta comprensione. Alientrap Games, attraverso il loro lavoro portato avanti per ben quattro anni, rivelano ai pochi in grado di coglierne l'innata essenza, un'opera che si avvicina di gran lunga al livello di purezza appena citata. Plasmano attraverso la loro tecnica un ponte che rilega racconti epici e sacri ad un celebre antico medium quale il vaso melanoforme greco, modellando ad opera per noi Apotheon.
"Bellezza è verità, verità è bellezza, questo solo sulla Terra sapete, ed è quanto basta.". Così cantava John Keats nella sua Ode ad un'Urna Greca, ed è proprio questa concezione di "bello" che viene ricalcata in Apotheon. La bellezza si manifesta nel momento in cui il soggetto mostra la sua vera natura, dispiegando in questo caso il proprio racconto entro fragili contorni di coccio. Il potenziale di un canto epico, ricco di battaglie, scontri, emozioni, dislocato su una superficie che alla vista racconta sempre la stessa cosa, imprime sempre le stesse sensazioni ed ammalia sempre con la stessa modalità. Sulla Terra è il caos, l'acqua sembra rifiutarsi di ospitare altre forme di vita, il vento soffia solo per scatenare tempeste ed il sole permane sempre ad un'altezza crepuscolare. Gli dei sembrano aver deciso di trascurare le sorti dell'umanità, preferendo concentrarsi nell'alimentare conflitti interni che non avranno mai modo di terminare. Spetterà ad un improbabile sopravvissuto fra le macerie del proprio villaggio Dione, Nikandros, ristabilire un ordine divino sfuggito di mano alle più alte sfere dell'Olimpo. L'intera trama del gioco sembra perciò concentrarsi su un concetto abbastanza semplice e non proprio del tutto originale, se pensiamo a titoli di importanza maggiore rilasciati su console, tuttavia riservando una gestione dei contenuti certosina, attenta e studiata. L'avanzare della storia guiderà passo passo l'ascesa del nostro mortale verso uno stato graduale di crescita interiore, legata principalmente all'ottenimento di particolari poteri. L'accrescere sempre più la voglia di risalita, la voglia di ristabilire un bilanciamento universale senza aver timore di calcare piede su zone normalmente proibite ad un comune umano, comporranno progressivamente e verosimilmente il raggiungimento verso uno stato di apoteosi totale, tramutando le fattezze carnali in fattezze ben più strutturate. Al di là di una visione del plot prettamente ludica, Nikandros vuole dire "Vittoria dell'uomo", ed è perciò questo quel che l'urna, questa "inviolata sposa della quiete", vuole presentarci. Più nello specifico i dialoghi scritti rispettano in tutto e per tutto l'impostazione caratteriale di ciascun personaggio epico, delineando marcatamente la distinzione fra ciò che di divino viene proferito e ciò che al contrario si avrebbe timore di pronunciare se impersonassimo ad esempio un abitante dell'Ade. "Le melodie ascoltate sono dolci, ma quelle inascoltate sono più dolci; su, flauti lievi, continuate; non per l'orecchio sensibile, ma, più accattivanti, suonate per lo spirito melodie silenziose.".
Vertendo adesso l'analisi verso l'aspetto più tecnico-pratico del titolo, Apotheon è un gioco action a due dimensioni a scorrimento. L'eroe da noi impersonato, come poco fa citato, dovrà aprirsi la strada verso nuove aree dell'Olimpo, risalendo faticosamente la location più famosa nella quale gli dei greci erano soliti albergare. La mappatura del monte, per l'occasione, verrà presentata ben suddivisa in 10 macro sezioni. All'interno di ogni locazione verranno segnalati gli obiettivi principali da dover affrontare, molti dei quali potremo decidere di portare a termine nell'ordine che meglio desideriamo, pur sempre rispettando la linearità di fondo della campagna. La maggior parte delle aree altro non saranno che le dimore degli dei stessi, i quali si presenteranno più o meno socievoli, in accordo o in disappunto a riguardo della nostra trionfale marcia verso le vette più alte della montagna. Per spianarci il cammino e per intraprendere le nostre mansioni, non dovremo far altro che dare sfoggio della nostra fine ars bellica. Nikandros avrà a disposizione innumerevoli armi da poter sfruttare nel corso della propria avventura, ognuna delle quali favorirà un approccio differente sul campo di battaglia. Le armi disponibili comprenderanno moltissime spade da impiegare in scontri ravvicinati, lance e giavellotti di media o lunga portata, archi con frecce ed accette o mazze per approcci rispettivamente più stealth e a distanza oppure diretti e pesanti. Alcuni di questi attrezzi di morte, reperibili più frequentemente dai cadaveri che ci lasceremo dietro o dai forzieri nascosti e sparsi per ogni livello, permetteranno l'implementazione di alcuni poteri, uno dei quali ad esempio conferirà lingue infuocate alla lama del nostro gladio. Interessante il fattore di logorio di ciascun arma, che ci costringerà molte volte a cambiare tattica, gestire con parsimonia le risorse e fare scorta, per quanto ne sarà possibile, di ulteriori munizioni. Soggetti al consumo saranno anche le armature e gli scudi. Per quanto riguarda le prime, queste andranno a riempire una barra apposita accanto a quella della salute, che si concederà per prima alla decrescita in caso di scontri. Gli scudi invece avranno l'ovvia funzione di attutire colpi violenti, oltre che, in specifici casi, fornire luce in spazi angusti e bui o rispedire al mittente proiettili mortali. Le meccaniche di gioco che ci faranno prender parte ai duelli sanguinolenti, sono davvero facili ed intuitive. Difesa ed attacco saranno gestiti dai grilletti posteriori del nostro Dualshock, mentre con la levetta analogica destra direzioneremo liberamente e con maggior precisione (senza alcun supporto al puntamento) ogni fendete o movimento di scudo. Particolare attenzione sarà da riporre in aggiunta all'impiego della barra della stamina, propensa alla diminuzione in caso di uno sconsiderato ed affannoso uso degli attacchi. Pur ritrovandoci a comandare un soldato in miniatura, l'affidabilità dei comandi consentirà una più che riuscita immedesimazione durante la battaglia, facendoci sentire in ogni momento soggetti ad un rispetto delle tempistiche di reazione, studiate affinché sino all'ultimo (anche se non sempre) non avremo idea di chi tra noi ed il nostro avversario riuscirà ad uscirne vittorioso ed in salute. Per quanto concerne quest'ultima, la salute, sarà possibile riacquisirne grazie all'utilizzo di particolari bevande, craftabili in aggiunta. Ebbene gli AlienTrap Games hanno pensato bene di inserire anche una semplice ma funzionale componente di crafting all'interno del loro titolo, limitata al raccoglimento di pochi oggetti, e dedicata alla creazione di pozioni magiche, elisir di vita, esplosivi ed addirittura polveri in grado di richiamare dal regno dei morti un mini esercito di soldati pronti ad aiutarci. Le tematiche del gioco in questione sono ricamate su un'intelaiatura di contesto magnifica. Oltre infatti a presentare uno stile tutto suo, affine ad un idea di svolgimento fiabesco attorno uno spazio predefinito come quello di un vaso, Apotheon incanta e coinvolge oltretutto per varietà. Sarà inevitabile perdersi con piacere in ore passate ad esplorare, ricercare missioni secondarie (seppur esigue), risolvere enigmi ed anche solo a gustarsi la vita che brulica, fomenta ed impazza specialmente sull'Agorà e nei pressi dell'Acropoli. Seppur appena accennata, si denota una diversificazione sociale anche in queste zone nelle quali non prendono parte vere e proprie divinità, ma semplici creature, semidei e guardiani. In particolare gli appena citati, a fronte di un nostro eventuale deplorevole comportamento anti-sociale, non esiteranno nell'imporci una multa salata da pagare o al contrario nell'ingaggiarci. Queste due location ad ogni modo vi terranno impegnati soprattutto per la presenza dei mercati al loro interno. Mercanti e contrabbandieri vi proporranno merci legali, e non, a dismisura, concedendovi inoltre l'opportunità di allenarvi ed affinare le vostre abilità con ogni arma che avrete in possesso, al giusto prezzo. Come elemento coadiuvante l'intera esperienza ed immersione in essa, oltre al doppiaggio esclusivamente in inglese, impossibile non riportare l'eccellente colonna sonora di Marios Aristopoulus che ci accompagnerà durante tutta l'epopea che il fato ha deciso toccasse a noi concludere.
Gli AlienTrap Games hanno prodotto un titolo eccellente che sfiora di poco l'attribuzione a capolavoro. Da un punto di vista contenutistico Apotheon si attesta su livelli altissimi, distribuendo uniformemente e senza particolari sbavature una qualità difficilmente eguagliabile, su ogni fronte, specialmente quello artistico. Sul piano prettamente videoludico non è stato calcato quasi per niente l'accento su alcuni difetti, legati specialmente alla gestione della fisica degli oggetti, dei nemici e alla presenza di alcuni bug (la maggior parte dei quali, va detto, già corretta con una recente patch release); tutto questo perché fortemente concentrati nell'esaltare quanto di elaborato, fine, ed armonico vi sia in questo titolo, in maggior quantità, rispetto a quel che viene a mancare. In conclusione si premia l'originalità, la passione e la perfetta riuscita di una storia che sarebbe stato troppo scontato e banale raccontare diversamente. Si premia essenzialmente una quasi totale oggettività artistica, difronte alla quale è impossibile non rimanere incantati tutti allo stesso modo.
"Narratrice silvana, tu che sai esprimere una favola più dolcemente delle nostre rime.".
9.5
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